Categorie: Ambiente

Ore contate per La Selva di Paliano?

Ancora pochi i giorni e “La Selva”, il parco faunistico di Paliano, nei pressi di Roma, potrebbe essere fatto letteralmente a pezzi e venduto all’asta. L’allarme è lanciato da un’associazione locale  che ha portato il caso all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica.

Il parco è privato ed è appartenuto al principe Antonello Ruffo di Calabria fino a quando il terreno è stato confiscato per debiti. Si tratta di circa 450mila metri quadrati, suddivisi nelle due zone dell’ex “Parco uccelli”, con quattordici laghi e moltissime specie di volatili diverse (nostrane e esotiche), e una parte più grande che non è mai stata aperta al pubblico.
“Quello che era il Parco uccelli”, dichiara Vittorio Lupicuti, il presidente de “Il grillo parlante”, l’associazione che sta cercando da anni di rivalutare l’area, “si trova ora in stato di completo abbandono. Grazie a un video su You tube e alla petizione on line, siamo riusciti a raccogliere oltre 11mila firme che abbiamo presentato al ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, per impedire che il Tribunale di Frosinone venda all’asta il territorio smembrato in 31 lotti, alla fine di questo mese”. Secondo Lupicuti, rivalutare La Selva è una questione anche economica, dal punto di vista, però, del turismo naturalistico: “Il comune di Paliano vorrebbe ricomprare il Parco degli uccelli per farne una riserva. La parte restante però, potrebbe essere utilizzata per costruirvi una piscina pubblica, un campo da golf – che non serve visto che stanno chiudendo quello di Fiuggi –  e varie strutture di accoglienza turistica”.

L’area naturalistica era nata, in realtà, con l’obiettivo non tanto di conservazione delle specie, quanto di attirare turisti con animali e piante esotici (tra cui fenicotteri rosa, emù, struzzi, diversi tipi di oche, querce rosse e querce di palude). Specie che non sono state reintregrate una volta morti gli esemplari presenti, e che probabilmente hanno seguito il destino del parco. Il degrado è cominciato circa dieci anni fa, ma il suo stato è notevolmente peggiorato in questi ultimi cinque anni: molte recinzioni sono state rotte, e non vi è più stato alcun controllo sulla caccia o sulla raccolta di legna all’interno della proprietà. “Nonostante il parco sia stato usato solo per il turismo e siano stati fatti interventi discutibili”, commenta Massimiliano Proietti, responsabile gruppo attivo “Alta Valle del Sacco” del Wwf di Colleferro, “il territorio rappresenta un’area integra omogenea molto importante dai punti di vista paesaggistico e naturalistico, con all’interno antichi casolari, e confinante con la medioevale Mola dei Piscari. Abbiamo visto, inoltre, che è una zona di passaggio importante per le specie migratrici: l’area può essere recuperata e non andrebbe lottizzata”. (t.m.)

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