Stephen Jay Gould
Le pietre false di Marrakech. Appunti di storia naturale
Il saggiatore 2007, pp.476, euro 24,00
C’è chi sostiene che la scienza non possa essere divertente. Ma, a felice smentita, nelle librerie di tutto il mondo Stephen Jay Gould occupa scaffali interi. Per oltre vent’anni ha deliziato il pubblico con le sue “riflessioni di storia naturale”, raccolte di saggi dai titoli bizzarri: “Il pollice del panda”, “Quando i cavalli avevano le dita”, “Otto piccoli porcellini”, “Un dinosauro nel pagliaio”. I saggi nascono dalle colonne del mensile americano “Natural History”, che gli diede spazio per la prima volta nel 1973. Iniziati come semplice divulgazione scientifica in ambito evoluzionistico, gli scritti di Gould hanno finito per allargarsi, diventando spesso riflessioni sulla società e il suo rapporto con la scienza, con attenzione soprattutto al lato storico della questione.
Questo libro è la penultima di queste raccolte, uscita in originale nel 2001 e finalmente tradotta, e permette ancora una volta di godere di pagine scientifiche ricche di humour. Seguiamo Gould nelle sue passeggiate tra Lamarck e Darwin, tra Dolly e Lavoisier, facendoci trasportare da un eloquio fresco e mai banale, in cui il talento di scrittore non viene mai meno. È particolarmente divertente il saggio che dà il titolo alla raccolta, che lega il passato al presente, un oscuro e denigrato paleontologo tedesco – Johann Beringer – e i falsi fossili che possiamo trovare oggi nei mercati di Marrakech, attraverso quel sottile filo dell’illusione che spesso guida i nostri pensieri e costruisce un’evidenza certa dove c’è solo speranza.
Uno degli scopi di Gould è stato infatti quello di negare alla scienza quell’aura di sacro e vero di cui troppo spesso è ammantata. Svelare quindi quanto l’animo degli scienziati, le loro convinzioni personali e politiche, costituiscano un elemento imprescindibile per una corretta interpretazione della ricerca scientifica. Spesso sono le stesse biografie degli scienziati, a illuminare angoli nascosti del loro pensiero scientifico. Oppure sono piccoli particolari a svelare i temi generali.
Il saggio intitolato “Un albero nasce a Parigi”, dedicato a Jean-Baptiste Lamarck, ne è un esempio. L’avvio è dato in questo caso da un piccolo disegnino autografo di Lamarck sulla sua copia personale del “Système des Animaux Sans Vertèbres”, il suo primo lavoro di zoologia degli invertebrati in cui prende una posizione nettamente trasformista. Ciò ha condotto Gould a rileggere (in maniera forse discutibile) la genesi della teoria evoluzionistica e dell’idea di albero filogenetico in Lamarck. Gli ultimi tre saggi (dei ventitré che compongono il volume) sono dedicati al tema dell’evoluzione, cui Gould ha dedicato la sua carriera scientifica. Ancora una volta, il paleontologo di Harvard propone scritti che illuminano di nuova luce la teoria darwiniana, senza mai venir meno al rigore scientifico. Teniamoci strette queste pagine, postume per il pubblico italiano (Gould è scomparso nel 2002), perché di divulgatori di questa pasta non ne nascono spesso.