Perché il disgusto influenza le idee politiche

Naso arricciato e labbra ritratte: questa è la smorfia tipica di chi prova disgusto per qualcosa, come un odore repellente, un luogo sporco, un sapore cattivo. Oltre all’espressione, però, la sensazione di ribrezzo ci cambia anche il comportamento, e perfino le idee politiche. Lo ha dimostrato un semplice esperimento di David Pizarro, psicologo della Cornell University di New York, raccontato in un articolo su New Scientist.

Il disgusto, spiega Pizarro, è una cosiddetta emozione primaria ed è stata essenziale nel corso della nostra evoluzione, perché ha protetto l’essere umano dalle malattie: lo ha tenuto lontano da situazioni che potevano aumentare il rischio di contagio e da sostanze potenzialmente nocive per la salute, come feci, vomito e cibi avariati. Secondo Valerie Curtis, direttrice della London School of Hygiene and Tropical Medicine, questa funzione protettiva continua a essere importante anche nella società moderna e permette di evitare il contatto con persone che non rispettano le regole di comportamento condivise da una comunità, e che potrebbero essere pericolose. Tuttavia, finora non era chiaro quanto fosse profondo l’effetto di questo sentimento sul comportamento.

Per rispondere alla domanda, Pizarro, insieme a Yoel Inbar dell’Università di Tilburg, in Olanda, ha studiato le reazioni di un gruppo di volontari in risposta a un odore che ricordava quello delle flatulenze. I partecipanti entravano in una stanza in cui era stato rilasciato l’odore sgradevole, e dovevano completare un questionario; si chiedeva loro di esprimere il livello di gradimento verso determinati gruppi sociali, come gli omosessuali e le persone anziane. I risultati, pubblicati su Emotion, hanno mostrato che l’effetto di repulsione generato dall’odore rendeva i partecipanti meno tolleranti verso gli uomini gay. In generale, più una persona provava disgusto, più tendeva ad avere idee politiche conservatrici e ad essere moralmente più severo.

Questi risultati, secondo Pizarro, sollevano una serie di domande su come si generino i pregiudizi e sulle possibilità di influenzarli, se non addirittura manipolarli. I politici sanno forse giovarsi della sensazione del disgusto meglio di chiunque altro. Per esempio, il fatto che Barack Obama, da ragazzo, abbia mangiato carne di cane quando era in Indonesia potrebbe non far gioco al presidente nelle prossime elezioni.

In alcuni casi giudiziari, il senso di repulsione verso determinati comportamenti o pratiche, come la pornografia o la pedofilia, può rendere le punizioni particolarmente severe o creare pregiudizi che incidono sui verdetti. Lo sostiene Sophieke Russell dell’Università di Kent (Canterbury, Gb): una giuria che abbia provato un senso di avversione per l’imputato difficilmente terrà conto di importanti fattori mitiganti. In questi casi, il disgusto può ottenebrare le menti più della rabbia.

“Fortunatamente la nostra vita è un continuo trionfo contro il senso di ripugnanza”, dice Paul Rozin, considerato il padre della teoria del disgusto. “Se così non fosse non usciremmo mai di casa, visto che viviamo in un mondo in cui l’aria che respiriamo contiene molecole di rifiuti organici di animali e di persone estranee. Davvero schifoso”.

Credit per l’immagine: Mr. Wright/Flickr

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