Categorie: SocietàVita

Perché si è evoluta la monogamia

Per poco meno di un terzo delle specie di primati (in parte, ma non sempre, anche l’uomo) la vita personale è rappresentata dal binomio lui e lei, la coppia. Un dato di fatto quello della monogamia, che da tempo tiene però impegnati i biologi evoluzionisti, curiosi di scoprire le ragioni di questa tendenza diffusa di condividere la vita solo con un altro partner. Oggi uno studio pubblicato su Pnas suggerisce che il motivo per cui alcuni primati hanno scelto la monogamia è di ridurre in questo modo il rischio di infanticidio della prole da parte di maschi non imparentati. Il contributo paterno all’accudimento dei figli infatti sarebbe fondamentale per proteggere la propria discendenza

Per spiegare l’ evoluzione della monogamia finora gli scienziati chiamavano in causa tre possibili ragioni, forse tutte e tre valide, in combinazione l’una all’altra. Punto primo: le attenzioni di due genitori forniscono migliori cure parentali alla prole; secondo: la monogamia previene l’accoppiamento delle femmine con altri maschi e terzo la vita di coppia protegge i piccoli dall’infanticidio perpetrato da maschi rivali. 

Quest’ultimo comportamento è piuttosto diffuso tra le specie di primati, spiega Science News. Le ragioni avanzate dai ricercatori per spiegarlo sono che quando le femmine partoriscono i piccoli questi sono strettamente dipendenti dalle cure della madre, la quale si dedica per gran parte del suo tempo ad allevare la prole, rimandando eventuali occasioni di concepimento. In questa situazione altri maschi, diversi dai padri, vedono l’allattamento e il piccolo stesso come un ostacolo all’accoppiamento e al concepimento, per cui cercando di accorciare i tempi eliminando la prole. 

Per capire quale delle tre ipotesi proposte pesasse di più sull’evoluzione della monogamia, i ricercatori guidati da Christopher Opie dell’ University College London hanno analizzato nel dettaglio i dati genetici e comportamentali di 230 specie di primati, collocati quindi all’interno di un albero genealogico basato sulle relazioni tra le specie. In questo modo, sfruttando il metodo bayesiano, i ricercatori sono stati in grado di determinare la comparsa di un dato comportamento e la sua evoluzione nel tempo. 

Gli scienziati hanno così osservato che tra i tre tratti ipotizzati solo l’ infanticidio è stato quello che ha preceduto l’evoluzione della monogamia, e che può pertanto considerarsi come il suo motore trainante. Al contrario, le cure parentali e la tutela delle femmine da altri maschi sarebbero comparse dopo, come conseguenze e non cause della monogamia. 

Mistero risolto? Non proprio. Insieme ad alcuni ricercatori che fanno notare come l’infanticidio esista anche in specie non monogame e che quindi la vita di coppia non sia l’unica soluzione al problema – e più in generale come non si possa considerare un unico fattore alla base della sua imposizione – uno studio in via di pubblicazione sul numero di Science di questa settimana propone una visione alternativa. Dall’analisi di oltre 2500 specie di mammiferi non umani, il team formato da Tim Clutton-Brock e Dieter Lukas della University of Cambridge suggerisce che la monogamia sia nata in quelle specie dove le femmine sono piuttosto disperse e i maschi non possono raggiungerne più di una in una sola volta

Via: Wired.it

Credits immagine: JarleR/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

Visualizza i commenti

  • La monogamia nelle società umane credo che sia prevalente, ma perché non considerarlo comunque un fatto esclusivamente culturale?
    Un fatto naturale è - ad esempio - il bisogno di dormire, di nutrirci, ecc. ma non mi viene "naturale" il pensare alla monogamia, in termini non culturali.
    In questo articolo, invece, gli Autori partono dalla INDIMOSTRATA ASSUNZIONE che la monogamia sia il frutto di una evoluzione "biologica". Ma quando mai....

  • Concordo con l'autore. Le derivazioni genetiche di gruppi dotati del carattere infanticida non potevano biologicamente sopravvivere a quelle monogame. In queste inoltre, la protezione parentale fungeva da selettore naturale, in quanto guida contro i pericoli e insegnamento delle arti fondamentali della caccia e della pesca.

Articoli recenti

Mip-C: cosa sappiamo sulla nuova malattia legata al coronavirus

A scoprirla è stato un team di ricerca internazionale, secondo cui la nuova sindrome può…

23 ore fa

La plastica che si autodegrada grazie alle spore batteriche

Per crearla, i ricercatori dell'Università della California di San Diego hanno utilizzato spore batteriche di…

2 giorni fa

I misteriosi dodecaedri romani che nessuno sa a cosa servissero

I piccoli oggetti di bronzo continuano a spuntare nei siti archeologici di mezza Europa. L’ultimo…

3 giorni fa

Quel movimento che ci rende umani

Allontanarsi e avvicinarsi, protendersi e ritrarsi, sono aspetti primordiali della relazione tra sé e altro…

4 giorni fa

“Così insegniamo agli studenti il benessere mentale”

Coltivare il benessere psicologico per una delle categorie più stressate d’Italia, gli universitari: il programma…

1 settimana fa

Perché il vaccino anti-Covid di AstraZeneca non verrà più prodotto?

No, non è per via degli effetti collaterali. Si tratta di una decisione aziendale dovuta…

1 settimana fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più