“Più soldi alla ricerca”

I cittadini europei vorrebbero più soldi per la ricerca scientifica. Lo dicono due recenti rapporti del Direttorato Generale della Commissione Europea da cui emerge che il 71 per cento degli europei è convinto che le collaborazioni a livello europeo tra scienziati stiano crescendo per importanza e che, per il 59 per cento degli intervistati, i fondi a loro destinati siano ancora insufficienti. Si tratta di due sondaggi (“eurobarometro”), di cui si sono resi noti i risultati lo scorso 13 giugno, che hanno raccolto 32.000 interviste in 32 paesi d’Europa, compresi i candidati a diventare membri dell’Unione Europea. Uno von lo scopo di comprendere cosa gli europei pensano della scienza e delle tecnologie, l’altro del loro rapporto con la società.I risultati dei due eurobarometri realizzati tra gennaio e febbraio scorso, “dimostrano chiaramente che i cittadini europei vorrebbero avere ricerche finanziate meglio non solo a livello europeo, ma anche a livello nazionale”, sostiene Michael Claessens addetto alle relazioni esterne del direttorato generale della ricerca. Ma a quali settori destinare i fondi per la ricerca? Gli intervistati non hanno dubbi: il 64 per cento sceglie le nuove tecnologie che renderebbero l’Europa più competitiva sul fronte della ricerca rispetto ad altri paesi, Stati Uniti in primis. L’88 per cento ritiene infatti che la ricerca scientifica negli Usa viaggi a gonfie vele rispetto a quella europea. Come fare per eguagliarla? Incentivando le collaborazioni tra ricercatori di differenti paesi europei (lo dice dio nuovo l’88 per cento degli intervistati) che però, secondo quanto emerge nell’83 per cento delle risposte, richiederebbero un maggiore sforzo di coordinazione da parte delle istituzioni dei singoli paesi. Infatti “sembra ci sia più sostegno alle scienze tra i cittadini che tra i politici” ha affermato John Marks direttore di scienza e strategie all’European Science Foundation commentando i risultati.Gli eurobarometro poi hanno sondato l’atteggiamento dei cittadini europei nei confronti di alcuni temi “caldi” della scienza. Come gli alimenti geneticamente modificati, che nella maggior parte dei casi (54 per cento) vengono considerati pericolosi per la salute, o l’impatto sulla società del massiccio impiego di computer e altre apparecchiature tecnologiche, ritenute responsabili della perdita di posti di lavoro. O ancora, sui rapporti della scienza con l’etica: il 53 per cento degli intervistati ha risposto che a guidare le scelte in campo scientifico devono essere delle obiettive analisi tra costi e benefici piuttosto che principi morali (a cui comunque va il favore del 33 per cento dei cittadini europei). Entrando nel dettaglio le percentuali diminuiscono e i dubbi aumentano: la clonazione di cellule staminali embrionali umane viene accettata solo se regolata e controllata (41 per cento dei casi) o solo in circostanze eccezionali (20 per cento). Mentre di fronte alla clonazione umana prevale (59 per cento) la risposta “mai”.Dai due rapporti emergono poi alcune curiosità nelle differenze tra paese e paese. Al di là di un sentimento religioso comunemente condiviso anche se in forme diverse (solo il 18 per cento degli intervistati ha dichiarato di non credere in nessuna forma di divinità), l’atteggiamento nei confronti di alcune questioni varia enormemente da paese a paese. Nella Repubblica Ceca e in Slovacchia per esempio si pensa comunemente che un uomo sia più adatto di una donna a ricoprire cariche politiche. In conclusione i due documenti hanno messo in luce un latente interesse dei cittadini europei nei confronti della scienza, ma nello stesso tempo la diffusa sensazione di saperne troppo poco, per la difficoltà di reperire informazioni. Ecco allora la dichiarazione di intenti contenuta nel rapporto eurobarometro 224: “Ulteriori sforzi devono essere affrontati per portare la scienza e la tecnologia più vicino ad alcune categorie di persone che spesso sono meno a contatto con il campo scientifico e che per questo sviluppano maggiormente un atteggiamento scettico nei confronti della scienza. Il più delle volte si tratta di donne, anziani o persone con un livello di istruzione piuttosto basso”.

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