Polkinghorne, Fisico e Pastore

John Polkinghorne
“Credere in Dio nell’età della scienza”
(“Belief in God in a age of science”)

Raffaello Cortina Editore 2000 – pagg. 174 – 29.000 lire

“Credere in Dio nell’età della scienza” è il più recente contributo di John Polkinghorne all’eterno dibattito tra fede e ragione. L’autore de “Il mondo dei quanti” (1986) e “Scienza e fede” (1987) offre al lettore scettico come al credente un’occasione per riconoscere che né la scienza né la teologia possono, da sole, comprendere appieno la complessità del mondo. Sfruttando la duplice veste di Fisico e Pastore della Chiesa anglicana Polkinghorne esplora le due realtà citando temi, esperienze e protagonisti dei due mondi solo apparentemente lontani. E indica le analogie nei metodi di indagine e l’inossidabile legame tra la scienza come esperienza umana (anch’essa in fondo manifestazione divina), e l’esistenza di un Creatore, causa e spiegazione ultima dei fenomeni che ci appaiono più impenetrabili. Da qui l’auspicio di una rapida integrazione tra la scienza e le religioni del pianeta.

Lo scienziato e il fedele restano stupiti di fronte alle manifestazioni della natura : davanti a una “armoniosa” formula matematica o alla vista della potente opera di Dio. Ma i loro pensieri sono davvero così diversi ? Polkinghorne riconosce la grande capacità dell’uomo nel raggiungere la comprensione di fenomeni come la relatività, ma sostiene l’imprescindibilità della dimensione divina. Nella loro ricerca, credenti e non sono mossi da un medesimo bisogno di armonia che deriva dall’innata tensione verso un elemento ordinatore “Uno”, come lo definisce l’autore. Ciò conferma la necessità per ogni essere umano di mettere al centro della vita valori essenziali, come quello di Dio.

L’analisi dei legami tra scienza e teologia mostra nel secondo capitolo le notevoli analogie tra i processi teorici delle due scienze : dai momenti di revisione dei fenomeni, ai periodi di confusione, nuova sintesi e nuova comprensione di certi temi, allo scontro con i misteri irrisolti o le complesse implicazioni derivanti da una nuova teoria. Alla luce di queste difficoltà comuni e della fine del mito della “pura verità scientifica contro l’errore religioso”, Polkinghorne afferma poi la necessità di un rafforzato dialogo tra le due discipline, verso una più consapevole lettura dei “due libri scritti da Dio : il libro della natura e la Bibbia”.

L’autore dedica infine una capitolo alla sua posizione verso l’indagine scientifica, che definisce da un lato “realista”, poiché “la crescita della scienza riguarda non solo la capacità di manipolare il mondo fisico, ma anche la facoltà di conseguire la conoscenza della sua vera natura”. E dall’altro “critica”, in quanto “il nostro metodo è l’interpretazione creativa dell’esperienza, non la rigorosa deduzione di essa”.

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