È delle dimensioni di ben 20mila campi da calcio e si sta dirigendo molto lentamente verso le coste australiane. Si tratta di una gigantesca zolla di pomice, roccia magmatica così leggera e porosa da galleggiare, che si è originata da un’eruzione sottomarina di un vulcano nell’Oceano Pacifico, a largo di Tonga, e che si sta lentamente spostando verso la Grande barriera corallina. Ed ecco perché, secondo gli esperti, è una buona notizia e una grande opportunità per la salvezza della barriera.
Catturata dagli occhi dei satelliti solo poche settimana fa, esattamente il 9 agosto scorso, questa gigantesca distesa di pietra pomice è stata poi avvistata anche dall’equipaggio del catamarano australiano Roam, e da altri equipaggi che hanno pubblicato su YouTube incredibili filmati. “È stato come arare un campo. Abbiamo navigato attraverso una distesa di pomice per 6-8 ore, e il più delle volte non abbiamo visto acqua”, ha scritto un velista.
Se da una parte la zolla può costituire un pericolo per la navigazione, dall’altra la comunità scientifica ha accolto con favore la notizia della presenza di questa zolla, soprattutto dal momento che si sta spostando verso la costa orientale dell’Australia. “Questa rappresenta un potenziale meccanismo per rifornire la Grande barriera corallina”, ha spiegato il geologo Scott Bryan della Queensland University of Technology (Qut). “Sulla base di eventi passati che abbiamo studiato negli ultimi 20 anni, questa porterà nuovi coralli sani e altri organismi nella Grande barriera corallina”.
Al momento, spiegano i ricercatori della Qut, la pomice è “nuda e sterile”, ma nelle prossime settimane si prevede che cominci la sua colonizzazione, trasfromandosi in un veicolo per alghe, coralli e altri organismi marini.“Sarà in grado di accogliere i coralli e altri organismi e portarli nella Grande barriera corallina. Ogni frammento di pomice è una casa e un veicolo per gli organismi marini per arrivare, attraverso l’oceano profondo, in Australia”, prosegue Bryan.
Mentre la pomice rappresenta quindi uno aiuto importante per rigenerare (almeno in parte) la materia organica della barriera corallina, altri scienziati tuttavia sottolineano che non si deve distogliere l’attenzione dal problema principale. “Le barriere coralline spariranno se non affrontiamo il riscaldamento globale“, ha twittato Terry Hughes, biologo marino della James Cook University. “Dobbiamo affrontare le cause alla radice, in particolare riducendo le emissioni di gas serra”.
Via: Wired.it
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