Pianificazione familiare, quelle trame convincenti

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Nel prossimo mezzo secolo, proiezioni demografiche prudenti mostrano che la popolazione mondiale crescerà di tre miliardi di persone: un aumento del 50 per cento. Questo è ora il problema più immediato e importante che si presenta all’attenzione del mondo. Anche se il tasso di crescita della popolazione globale al momento è dell’1,2 per cento, più basso quindi di quello massimo raggiunto negli anni Settanta e pari al 2 per cento, la popolazione mondiale sta ancora crescendo alla velocità di 80 milioni di persone all’anno. Il che equivale ad aggiungere un nuovo Stato agli USA ogni quattro anni.

Quale sia esattamente la «capacità di carico» del nostro pianeta è oggetto di discussione; si tratta peraltro di obiettivo mobile, un numero che muta con l’avanzamento della tecnologia. David Pimentel della Cornell University ha stimato la capacità a lungo termine del globo in 2 miliardi di persone e quella degli Stati Uniti in 200 milioni. Se Pimentel ha ragione, il mondo si trova in uno stato di «eccesso», che sarà seguito da uno stato di collasso, parallelamente all’esaurimento delle risorse naturali fondamentali. L’Accademia Nazionale delle Scienze e la Royal Society di Londra hanno emesso una solenne dichiarazione congiunta per avvertire che, se si vogliono evitare catastrofiche conseguenze sull’ambiente, la popolazione di tutto il mondo deve essere stabilizzata al più presto.

Demografia e economia: una relazione pericolosa

Gli Stati Uniti sono il terzo paese al mondo per crescita annuale della popolazione, dopo l’India e la Cina. A dispetto di un tasso di fertilità vicino a quello di sostituzione, l’immigrazione sta provocando una crescita che potrebbe portare la popolazione degli Stati Uniti a raggiungere il miliardo entro la fine di questo secolo. La crescita della popolazione statunitense è oggetto di grande preoccupazione a due livelli: globale e interno. A livello globale la crescita del numero di residenti negli Stati Uniti, che consumano e inquinano a un tasso circa dieci volte superiore a quello pro capite dei paesi in via di sviluppo, fa sì che gli Stati Uniti graveranno sempre più, dal punto di vista ambientale, sul resto del mondo.

Incrementare il numero di tali mega-consumatori non è nell’interesse generale. A livello interno la crescita della popolazione americana sta portando a una perdita di spazi liberi, a un aumento dell’inquinamento atmosferico, a una sensibile riduzione della disponibilità d’acqua, a una maggiore dipendenza da petrolio estero e a un abbassamento della qualità della vita. Nel 1973 gli Stati Uniti dovettero importare il 38 per cento del loro petrolio. Ora la percentuale è salita al 55. A causa della crescita della popolazione, si stima che nel 2025 gli Stati Uniti dipenderanno dall’estero per il 78 per cento del loro fabbisogno di petrolio. L’Ufficio Censimenti prevede, nei prossimi 46 anni, un incremento del 50 per cento della popolazione statunitense, che passerà così dagli attuali 290 milioni a 420 milioni nel 2050.

L’assunto che rapidi tassi di crescita demografica in qualche modo stimolino la crescita economica è stato a lungo sostenuto dagli economisti, ma è stato durante l’amministrazione Reagan che ha acquisito maggiore rilevanza. La tesi, sostenuta da Julian Simon, Malcolm Forbes Jr. (in un editoriale sulla rivista Forbes) e altri, è che rapidi tassi di crescita demografica incrementino i consumi e che la domanda aggiuntiva stimoli la crescita economica. Ma potrebbe essere ben vero il contrario. Come spiegato da Ansley Coale della Princeton University, nei paesi in via di sviluppo c’è un rapporto di proporzionalità diretta tra tassi rapidi di incremento della popolazione e condizioni economiche di recessione. Le economie di molti di questi paesi, per esempio quelli dell’Africa e dell’America Latina, vengono frenate dal fatto che un’alta percentuale del reddito personale e di quello nazionale viene spesa per rispondere a necessità di consumo immediate (cibo, alloggio e vestiti): ci sono, infatti, troppi bambini per ogni lavoratore adulto. Così rimane poco reddito disponibile, a livello personale e nazionale, per accumulare capitale da investire. La mancanza di capitali d’investimento deprime la crescita di produttività dell’industria e porta a un’alta disoccupazione (che è esacerbata dalla rapida crescita del numero di persone in cerca di prima occupazione). La mancanza di capitale contribuisce anche all’incapacità da parte di un paese di investire in educazione, amministrazione, infrastrutture, nelle necessità ambientali e in altri settori che potrebbero contribuire al miglioramento della produttività a lungo termine dell’economia e degli standard di vita della gente.

Meno figli, più crescita economica

Nessun paese, nel XX secolo, ha fatto molti progressi nella transizione da «in via di sviluppo» a «sviluppato» fino a che non ha messo sotto controllo la crescita della sua popolazione. Per esempio, in Giappone, Corea, Taiwan, Hong Kong, Singapore, nelle Bahamas e nelle Barbados un rapido sviluppo economico, misurato in prodotto nazionale lordo pro capite, è avvenuto solo dopo che ognuno di questi paesi aveva raggiunto un tasso di crescita naturale della sua popolazione al di sotto dell’1,5 per cento l’anno e un numero medio di figli per donna di 2,3 al massimo. Herman Daly, ex Senior Economist della Banca Mondiale, ritiene che criteri simili potrebbero valere anche per altri paesi. Detto in parole semplici, se quanto affermano Simon e Forbes fosse vero, i paesi a bassa crescita demografica dell’Europa e del Nord America dovrebbero avere economie deboli, mentre le economie dell’Africa sub-sahariana e degli altri paesi dell’Asia e dell’America Latina, caratterizzati da una crescita impetuosa, dovrebbero essere robuste.

La Cina è un buon esempio dei giorni nostri di come un cambiamento demografico nella direzione di una riduzione della fertilità possa stimolare il settore manifatturiero e potenziare la crescita economica. La vera misura della ricchezza economica non è né il prodotto nazionale lordo né il reddito nazionale, ma il reddito medio su base pro capite. Stimolare il prodotto nazionale lordo facendo in modo che ci sia sempre più gente che compra sempre meno non accresce il benessere economico. È possibile che qualcuno tragga vantaggio dalla crescita della popolazione, ma non la grande maggioranza delle persone. Secondo un ampio rapporto dell’autore americano Bruce Sundquist, i paesi in via di sviluppo avrebbero attualmente bisogno di circa mille miliardi di dollari per la realizzazione di nuove infrastrutture solamente per far fronte all’incremento della loro popolazione: una cifra molto lontana dall’essere raggiunta e che effettivamente non è alla portata di questi paesi. Questo spiega perché gli aiuti umanitari del mondo sviluppato e i prestiti ai paesi in via di sviluppo, del valore di 56 miliardi di dollari all’anno, non sono stati sufficienti a migliorare le loro infrastrutture e spiega perché il mondo in via di sviluppo viene schiacciato dai fabbisogni di una popolazione aggiuntiva di 9,5 milioni di persone ogni sei settimane, equivalente a quella della contea di Los Angeles.

Esiste una stretta correlazione tra debito estero dei paesi in via di sviluppo e tasso di crescita della popolazione. Dei 41 paesi che la Banca Mondiale definisce «paesi poveri pesantemente indebitati», 39 ricadono nella categoria dei paesi ad alta fertilità, nei quali le donne, in media, hanno quattro o più figli ciascuna. Allo stesso modo, si prevede che i 48 paesi identificati dall’ONU come «i meno sviluppati» triplicheranno la loro popolazione entro il 2050. Nel suo insieme, il mondo in via di sviluppo paga con fatica 270 miliardi di dollari all’anno, a fronte di un debito estero di 2.500 miliardi – un debito che cresce di altri mille miliardi di dollari ogni dieci anni.

Il peso dell’umanità sull’ambiente

Molti articoli sulla cosiddetta «carenza di nascite» evitano di porsi la domanda se l’ecosistema mondiale sia in grado di sostenere 9 miliardi di persone. Molti non sono consapevoli del fatto che la crescita della popolazione mondiale continua a un tasso globale di 80 milioni di persone l’anno. Non si rendono inoltre conto dell’impatto che una tale crescita ha sull’ambiente globale, ivi comprese le minacce alle riserve ittiche oceaniche, alle aree selvagge, alla biodiversità, alla disponibilità di energia, a quella di acqua dolce, e alle foreste; tutto questo unito alla povertà, alla cattiva salute e alla sofferenza umana che derivano da gravidanze non pianificate.

La crescita della popolazione ha anche effetti disastrosi in termini di erosione del suolo, aumento delle inondazioni, eccessivo sfruttamento dei pascoli, salinizzazione dei suoli causata dall’irrigazione, esaurimento delle falde acquifere sotterranee (usate per l’irrigazione), distruzione delle barriere coralline, depositi fangosi nelle acque a monte delle dighe ed estinzione delle specie. Oltre a questo, molte zone di pesca nel mondo sono sull’orlo di un collasso – in larga parte perché, come Sundquist evidenzia nel suo rapporto, le flotte pescherecce di tutto il mondo hanno una capacità di pesca pari al doppio della quantità di pesce presente nelle riserve naturali.

La mancanza di capitale causata dalla crescita della popolazione rende sempre più difficile, per i paesi in via di sviluppo, far fronte al crescente fabbisogno di scuole. Una delle ragioni principali delle pessimistiche previsioni negli ambienti dei servizi segreti sulla crescita del terrorismo in Medio Oriente è il debole sistema educativo esistente nella regione – un costo capitale legato alla crescita della popolazione. Questo produce generazioni che difettano di competenze, tecniche e atte alla risoluzione dei problemi, che sono necessarie per ottenere una crescita economica. In più, nota Sundquist, nei paesi in via di sviluppo massicce migrazioni dalla campagna alla città vanno rendendo la situazione dei grandi centri urbani sempre più disperata, con quartieri poveri che si espandono, privi di condizioni igienico-sanitarie di base e senza acqua. È probabile che queste migrazioni aumentino fortemente negli anni a venire.

Man mano che i sistemi fondati sull’agricoltura si trasformeranno in sistemi ad alta intensità di capitale, enormi quantità di persone che vivono nelle aree rurali diventeranno disoccupate. Dati i maggiori tassi di crescita della popolazione nelle aree rurali, le proiezioni relative alle migrazioni dalle campagne alla città nei prossimi 30 anni sono impressionanti. In questo lasso di tempo ben quattro miliardi di persone potrebbero abbandonare le aree rurali dei paesi in via di sviluppo e unirsi al miliardo che già vive nei quartieri poveri delle città oppure emigrare verso i paesi sviluppati. Un modo efficace per generare instabilità politica, sociale ed economica in tutto il mondo!

Il prezzo pagato dalle donne

I dati provenienti da indagini demografiche effettuate in tutto il pianeta evidenziano che il non-uso della pianificazione familiare non è dovuto in primo luogo alla mancanza di accesso a servizi di contraccezione. Piuttosto, le principali ragioni che la gente adduce per motivare il mancato uso della pianificazione familiare sono il desiderio di avere più figli, la paura per gli effetti secondari dei contraccettivi, l’opposizione, reale o percepita, dei maschi, le proibizioni religiose e la convinzione che non si abbia il diritto morale di determinare il numero dei figli nonché l’intervallo tra le gravidanze. Questi problemi culturali e di informazione possono essere affrontati soltanto attraverso strategie comunicative tali da far cambiare le norme sociali, strategie come quelle portate avanti dal Population Media Center (PMC).

I costi in sofferenza umana che derivano da gravidanze non pianificate ed eccessive sono impressionanti: – 600.000 donne e ragazze in tutto il mondo muoiono ogni anno di gravidanza e di parto. Un numero pari alla somma delle perdite umane degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale, nella Seconda Guerra Mondiale, nella Guerra di Corea e in quella del Vietnam. La maggior parte di queste donne sono adolescenti o ventenni, forzate dalle loro società ad avere figli in giovane età e con una frequenza di gran lunga eccessiva.

  • 140.000 donne muoiono ogni anno di emorragia durante il parto. È tragico che molte di loro muoiano pur essendo vicine a strutture sanitarie, perché i loro parenti non permettono loro di essere curate da medici di sesso maschile.
  • 75.000 donne muoiono ogni anno nel tentativo di interrompere le loro gravidanze. Le Nazioni Unite stimano che, in tutto il mondo, 50.000 donne e ragazze tentano ogni giorno di abortire da sole (vale a dire 18,3 milioni l’anno). Molte di quelle che sopravvivono soffrono poi di dolori disabilitanti per tutta la vita.
  • circa 100.000 donne muoiono ogni anno di infezione e altre 40.000 muoiono nell’agonia di doglie prolungate.

E questi sono solo i casi di morte. Le statistiche dell’UNICEF mostrano che per ogni donna che muore, 30 sopravvivono con orribili lesioni e disabilità. In tutto sono 17 milioni di donne ogni anno.

A tutto ciò si aggiunga il peso devastante di gravidanze e parti ripetuti e si avrà un quadro globale della sofferenza femminile: un panorama che impone una risposta globale. Ciò che suscita maggiore indignazione è che queste morti e queste tragiche lesioni sarebbero quasi interamente prevenibili. Eppure, il mondo sviluppato nel suo insieme non è riuscito neppure ad avvicinarsi al mantenimento degli impegni presi alla Conferenza del Cairo relativamente all’assistenza alla popolazione. Il mondo in via di sviluppo è così affamato di capitali, a causa dell’alto tasso di crescita della sua popolazione, che è spesso estremamente difficile destinare una qualche frazione dei bilanci governativi alla cura della salute riproduttiva. Sia i paesi sviluppati sia quelli in via di sviluppo dovrebbero triplicare i loro contributi per avvicinarsi a quanto si sono impegnati a fare al Cairo.

La fame di informazione e servizi

La vita di miliardi di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo viene resa sempre più disperata dalla loro impossibilità di accedere a informazioni e servizi di pianificazione familiare, che pure vorrebbero e dei quali avrebbero estremo bisogno. Un’analisi costi-benefici di diverse strategie utilizzate per affrontare la crescita della popolazione, effettuata da Sundquist, mostra che la strategia più efficace e più umana è quella che consiste nel fornire informazione, motivazione e servizi medici di pianificazione familiare in grado di prevenire questo orrendo tributo di sofferenza umana e contemporaneamente di fare uno «sconto demografico» sulla richiesta di infrastrutture a governi che stentano ad adeguarsi alle necessità di popolazioni in crescita.

È proprio nel campo dell’informazione e della motivazione che si verifica la maggiore carenza a livello globale. E, appunto, le strategie comunicative dirette a far cambiare i comportamenti, usate dal Population Media Center, hanno dimostrato di essere di gran lunga il mezzo più efficace, considerando il rapporto costi-benefici, per ridurre le nascite. Allo stesso tempo, queste strategie consentono di estendere la libertà di scelta e i diritti delle donne e delle ragazze, molto al di là del loro attuale destino di precoci e ripetute gravidanze. Il soddisfacimento dell’intero fabbisogno d’informazione e servizi di pianificazione familiare, a un costo di soli 15,2 miliardi di dollari l’anno, esteso per molti decenni, potrebbe far maturare un beneficio a lungo termine per il mondo in via di sviluppo, di oltre mille miliardi di dollari l’anno, attraverso la riduzione della necessità di nuove infrastrutture. Il Population Media Center si serve di sceneggiati a puntate a carattere ricreativo/ educativo, diretti ad aiutare le persone a comprendere l’importanza di una paternità e maternità responsabili, dei diritti delle donne, dell’educazione delle ragazze e della comunicazione tra marito e moglie riguardo al futuro della loro famiglia. I fondatori del Population Media Center sono stati leader per decenni nel campo della demografia e hanno creato un genere molto efficace di serial di intrattenimento educativo. Il PMC sta mettendo in pratica, in sette paesi, progetti a lungo termine di soap opera dirette a cambiamenti comportamentali, e sta lavorando a nuovi progetti in altri otto paesi.

Prove dell’efficacia dell’intrattenimento educativo

Ci sono prove convincenti che le strategie mass-mediatiche, e in particolare i programmi di intrattenimento, abbiano giocato un ruolo significativo, in alcuni paesi, nel determinare cambiamenti del comportamento riproduttivo e nel promuovere l’adozione di altre misure sanitarie. Gruppi di ricerca indipendenti hanno documentato, in Messico, India, Kenya e Tanzania, gli straordinari effetti di soap opera radiofoniche e televisive sull’atteggiamento e sul comportamento del pubblico, con riferimento alla profilassi dell’AIDS e all’uso della pianificazione familiare.

Uno dei vantaggi dell’uso di sceneggiati a puntate rispetto all’uso di documentari o di sceneggiati in una sola puntata è che essi danno tempo al pubblico di affezionarsi ai personaggi e permettono ai personaggi stessi di evolversi nel loro modo di pensare e di comportarsi, su varie questioni, in modo graduale e credibile, in risposta a situazioni problematiche che sono state ben illustrate durante lo svolgimento della trama. Un altro fattore, altrettanto importante, è il legame emozionale che i programmi di intrattenimento creano con il pubblico; un legame che influenza valori e comportamenti con maggior forza che non informazioni puramente cognitive come quelle fornite nei documentari.

Come descritto nella teoria dell’apprendimento sociale dello psicologo Albert Bandura della Stanford University, l’«apprendimento vicario», ossia l’apprendimento derivante dall’osservazione degli altri, è un potente maestro di atteggiamenti e comportamenti. Accanto ai modelli costituiti dai coetanei e dai genitori, i modelli provenienti dai mass media sono di particolare importanza nel formare gli atteggiamenti culturali e il comportamento.

Sceneggiati melodrammatici in più puntate che usano la metodologia elaborata dal messicano Miguel Sabido per promuovere la salute riproduttiva, sono stati straordinari nella loro capacità di non attirarsi serie opposizioni in nessun paese. Questo è il frutto, in parte, delle approfondite ricerche che hanno preceduto la creazione dei programmi, dirette a quantificare gli atteggiamenti e le norme del pubblico riguardo a questi temi. Solo questi studi permettono di creare dei personaggi che rispecchino il carattere del pubblico e siano in armonia con la sua cultura. Attraverso l’evoluzione graduale dei personaggi, man mano che affrontano problemi vissuti anche da molti nel pubblico, le soap opera possono mettere in scena l’adozione di comportamenti nuovi e non tradizionali, in un modo che non genera reazioni negative da parte del pubblico. A causa dei legami emozionali che a questo punto sono stati creati tra personaggi e pubblico e a causa della condivisione di problemi che personaggi e pubblico affrontano, quest’ultimo tende ad accettare i cambiamenti rappresentati, anche se essi sono contrari alle sue tradizioni culturali. Poiché tali programmi si occupano di questioni delicate come le relazioni sessuali e la riproduzione, è particolarmente importante che essi siano progettati in modo tale da non suscitare ostilità o provocare dei contraccolpi negativi.

Messico

Nel 1977, Miguel Sabido, allora vice-presidente, in Messico, della Televisa, ha creato la prima soap opera avente lo scopo di promuovere la pianificazione familiare, intitolata Acompaname (Accompagnami). Come un altro serial da lui prodotto in precedenza, che trattava del problema dell’alfabetizzazione illustrando la vita di personaggi analfabeti, il programma era stato progettato per creare dei personaggi che si sarebbero evoluti nel tempo fino a divenire dei modelli positivi per il pubblico. Acompaname metteva in scena, nel corso di puntate durate nove mesi e focalizzate sul tema dell’armonia familiare, i vantaggi personali che si ottengono pianificando la propria famiglia.

I risultati di Acompaname, come riferito dall’ente governativo messicano National Population Council (CONAPO), furono diversi e significativi. In primo luogo, le telefonate al CONAPO per richieste di informazioni sulla pianificazione familiare crebbero da zero a una media di 500 al mese. Molte delle persone che chiamavano facevano menzione del fatto che erano state incoraggiate a farlo dalla soap opera televisiva. Inoltre, più di 2.000 donne si registrarono come volontarie nel programma nazionale di pianificazione familiare. Questa era un’idea suggerita nella soap opera televisiva. Inoltre, le vendite di contraccettivi crebbero del 23 per cento in un anno, a fronte di un aumento del 7 per cento dell’anno precedente. Infine, più di 560.000 donne si iscrissero ai consultori familiari, con un aumento del 33 per cento (a fronte di una diminuzione dell’1 per cento dell’anno precedente).

In Messico, a oggi, sono state trasmesse altre cinque soap opera, tutte realizzate da Miguel Sabido: Vamos Juntos (Andiamo insieme), Caminemos (Camminiamo), Nosotros las Mujeres (Noi donne), Por Amor (Per amore) e Los Hijos de Nadie (I figli di nessuno). Nel decennio 1977-1986, quando molte di queste soap opera messicane andarono in onda, il paese ottenne un calo del 34 per cento del tasso di crescita della popolazione, così che, nel maggio 1986, il Messico ottenne il Premio Popolazione delle Nazioni Unite per il maggiore successo al mondo in tema di demografia. Thomas Donnelly, allora in Messico con la USAID, scrisse: «In tutto il Messico, ovunque uno viaggi, quando chiede alle persone se sanno qualcosa sulla pianificazione familiare o cosa le ha indotte a praticarla, la risposta che ottiene ne attribuisce universalmente il merito a una delle soap opera realizzate dalla Televisa. […] Le soap opera sulla pianificazione familiare della Televisa hanno dato il più potente contributo all’esperienza messicana di successo demografico ».

India

L’India cominciò a trasmettere la sua prima soap opera a contenuto sociale, Hum Log (Noi gente), nel luglio del 1984, in seguito a un incontro di David Poindexter, ora presidente onorario del Population Media Center, e Miguel Sabido con Indira Ghandi, e a un corso di formazione per la Televisione Indiana (Doordarshan) organizzato dagli stessi Poindexter e Sabido. Attraverso le parole e le azioni dei protagonisti si promuovevano la pianificazione familiare e l’innalzamento della condizione femminile.

Nel corso dei 17 mesi di trasmissione, gli episodi di Hum Log ottennero ascolti tra il 60 per cento e il 90 per cento. Ricerche condotte da Everett M. Rogers e da Arvind Singhal, allora alla Annenberg School of Communications dell’Università della California Meridionale, rilevarono, attraverso un sondaggio, che il 70 per cento degli spettatori dichiarava di avere imparato da Hum Log che le donne avrebbero dovuto avere pari opportunità, il 68 per cento che le donne avrebbero dovuto essere libere di fare le proprie scelte di vita, e il 71 per cento che le dimensioni della famiglia dovevano essere limitate. Il programma, tra l’altro, spinse oltre 400.000 persone a inviare lettere all’Autorità della Televisione Indiana e a vari personaggi del programma per esprimere il loro punto di vista sulle questioni trattate o per chiedere aiuto e consiglio.

In seguito a un secondo corso formativo rivolto a un gruppo indiano, tenutosi a Città del Messico nel dicembre 1986, il produttore Roger Pereira di Bombay intraprese la realizzazione di una seconda soap opera televisiva. Il programma che ne risultò, Humraahi (Vieni con me), andò in onda nel gennaio del 1992. Aveva per tema la condizione delle donne, con particolare attenzione all’età del matrimonio e a quella della prima gravidanza, ai pregiudizi legati al genere sessuale nella procreazione e nell’educazione dei figli, alle pari opportunità nell’ambito dell’istruzione e al diritto delle donne di scegliere con chi sposarsi. Nel giro di quattro mesi, Humraahi divenne il programma più seguito della televisione indiana, con un’audience stimata in circa 230 milioni di spettatori. In questa soap, una ragazza che fa la domestica muore durante la gravidanza all’età di 15 anni, dopo essere stata obbligata dai suoi genitori, a 14 anni, ad accettare un matrimonio combinato. Dopo questo episodio-chiave, gli altri personaggi cominciano a deplorare la situazione delle ragazze in India e la tragedia dei matrimoni e delle gravidanze precoci. In uno studio finanziato dalla Rockfeller Foundation abbiamo dimostrato che gli spettatori, a differenza dei non-spettatori, avevano cambiato significativamente atteggiamento riguardo all’età ideale per sposarsi e alla presenza delle donne nel mondo del lavoro; due questioni centrali nella trama.

Kenya

David Poindexter cominciò a lavorare in Kenya nel 1983 per la emittente governativa Voice of Kenya, che più tardi diventò Kenya Broadcasting Corporation (KBC). Dopo aver formato personale della radio e della televisione keniota in Messico con l’ausilio di Miguel Sabido, Poindexter collaborò alla realizzazione di due programmi: la serie televisiva Tushauriane (Parliamone) e la serie radiofonica Ushikwapo Shikamana (Se aiutata, aiuta te stessa). Questi programmi, trasmessi nel 1987, puntavano ad aprire la mente agli uomini affinché permettessero alle loro mogli di ricorrere alla pianificazione familiare. Mettevano inoltre in stretta correlazione le dimensioni della famiglia e l’eredità terriera, e quindi la capacità o incapacità dei figli di mantenere i genitori durante la vecchiaia.

I due programmi risultarono i più popolari mai trasmessi da Voice of Kenya, rispettivamente tra quelli televisivi e radiofonici. Quando terminarono, si constatò che l’uso dei contraccettivi in Kenya era aumentato del 58 per cento e che il numero di figli desiderato era crollato, passando da 6,3 a 4,4 per donna. Indubbiamente furono molti i fattori che concorsero a determinare questi cambiamenti; in ogni caso, da uno studio condotto dalla Scuola di Giornalismo dell’Università di Nairobi presso centri sanitari rurali emerse che parecchie donne vi si presentavano riferendo che i loro mariti avevano permesso loro di ricorrere alla pianificazione familiare grazie a quel programma radiofonico.

Tanzania

La valutazione più ampia degli effetti di un serial a contenuto sociale si ebbe tra il 1993 e il 1997 in Tanzania, dove Radio Tanzania mise in onda uno sceneggiato melodrammatico a puntate che catturò il 58 per cento della popolazione di età compresa tra i 15 e i 45 anni, in diverse zone raggiunte dalla trasmissione. Per valutare meglio il suo effetto, in una particolare area del paese – la zona intorno alla città di Dodoma – nel corso dei primi due anni del progetto (1993-95) invece della soap opera si mandò in onda un programma musicale. Poi, dal 1995 al 1997, la soap fu trasmessa anche in quella zona. Attraverso alcune ricerche indipendenti condotte nell’Università del Nuovo Messico e nell’ambito del Piano del governo della Tanzania su popolazione, famiglia ed educazione, sono stati esaminati gli effetti del programma in merito a questioni quali i comportamenti di prevenzione dell’AIDS, l’età ideale del matrimonio per le donne e l’uso di metodi di pianificazione familiare.

Poiché la popolazione della zona di Dodoma che era stata esclusa dalla trasmissione nei primi due anni era più urbanizzata del resto del paese, un’analisi a regressione multipla ha eliminato l’influenza che tale caratteristica poteva avere avuto sull’esito. Durante e dopo la trasmissione del programma furono condotti sondaggi su scala nazionale su campioni casuali che coinvolsero 2.750 persone. Si raccolsero anche dati del Piano governativo per il Controllo dell’AIDS, del Ministero della Salute e dell’Indagine Demografica e Sanitaria.

Tutti questi dati hanno confermato il notevole impatto della soap opera sugli atteggiamenti e i comportamenti delle persone. Si sono rilevati anche significativi aumenti nella percentuale di popolazione che avvertiva il rischio di contrarre l’HIV; nella convinzione generale che si potesse agire efficacemente per prevenire l’HIV/AIDS; nelle comunicazioni interpersonali sul tema dell’AIDS; nella convinzione che gli individui, e non il loro dio o il loro destino, potessero decidere quanti figli avere; nella convinzione che i bambini vivessero meglio in famiglie di piccole dimensioni piuttosto che in famiglie molto numerose; nella percentuale delle persone che rispondeva ai sondaggi dicendo di approvare la pianificazione familiare.

Lo studio ha dimostrato anche che il serial radiofonico tanzaniano contribuiva a importanti mutamenti di comportamento. Oltre la metà della popolazione delle zone in cui il serial era stato trasmesso si è dichiarata ascoltatrice del programma, con un pubblico composto più da uomini che da donne. Uno dei personaggi-chiave della soap opera era un camionista che, durante il tragitto, passava da una ragazza all’altra. A un certo punto quest’uomo contrae l’AIDS. Degli ascoltatori intervistati, l’82 per cento ha affermato che il programma li aveva spinti a cambiare comportamento per evitare l’HIV, limitando il numero di partner sessuali e facendo uso del preservativo. Dati indipendenti, rilevati grazie al Piano del governo della Tanzania per il Controllo dell’AIDS, hanno evidenziato un aumento del 153 per cento nella distribuzione di preservativi nelle zone interessate dalla soap opera nel corso del primo anno di trasmissione, mentre la distribuzione di preservativi nella zona di Dodoma, che era stata esclusa dalla trasmissione, nello stesso periodo era aumentata solo del 16 per cento.

Il programma è stato anche efficace nella promozione della pianificazione familiare. Si è verificata una forte relazione positiva tra livelli di ascolto per distretto e cambiamento della percentuale degli uomini e delle donne che utilizzavano metodi di pianificazione familiare. La ricerca ha mostrato anche un aumento nella percentuale di tanzaniani, nelle zone raggiunte dalla trasmissione, che discutevano di pianificazione familiare con i propri mariti o le proprie mogli. Il programma ha avuto anche un significativo effetto sull’innalzamento dell’età considerata ideale, per una donna, per sposarsi e per avere il primo figlio. Nelle zone dove il programma è andato in onda, la percentuale delle donne sposate che al momento usavano un metodo di pianificazione familiare aumentò di 10 punti percentuali nei primi due anni di trasmissione, mentre non ci furono variazioni nella zona di Dodoma nel periodo in cui il programma non fu trasmesso. Quando poi il programma è stato trasmesso anche lì, il tasso di diffusione dei contraccettivi aumentò del 16 per cento. Dove il programma è andata in onda, il numero medio di nuovi utilizzatori di metodi di pianificazione familiare per clinica, su un campione di 21 cliniche, aumentò del 32 per cento dal giugno del 1993 (il mese precedente alla messa in onda dello sceneggiato) al dicembre 1994. Nello stesso periodo, il numero medio dei nuovi utilizzatori presso le cliniche della zona di Dodoma è rimasto sostanzialmente stabile.

Dati indipendenti provenienti da cliniche del Ministero della Salute hanno mostrato che il 41 per cento dei nuovi utilizzatori di metodi di pianificazione familiare vi ricorrevano sotto l’influenza della soap opera. Tra questi, un 25 per cento citava la soap opera per nome quando gli si chiedeva perché si fosse recato alla clinica, e un altro 16 per cento citava «qualcosa per radio» e poi individuava la soap quando gli si mostrava una lista di programmi in onda in quel periodo. Un altro serial sulla pianificazione familiare che usava una diversa metodologia, trasmesso su scala nazionale da Radio Tanzania sempre in quel periodo, fu citato appena dall’11 per cento di nuovi utilizzatori di metodi di pianificazione familiare nelle stesse cliniche del Ministero della Salute. Calcolando i costi complessivi di questo serial radiofonico, il costo per ogni nuovo utilizzatore di metodi di pianificazione familiare è stato inferiore agli 80 centesimi di dollaro; il costo per ogni persona che ha cambiato comportamento per prevenire l’HIV/AIDS è stato di 8 centesimi di dollaro. Dal momento che i programmi di intrattenimento (per radio o per televisione, a seconda della presenza di questi due media nei diversi paesi) sono i più seguiti dal pubblico, è particolarmente importante avvalersi dei media di intrattenimento per diffondere informazione su questioni di salute riproduttiva.

(Traduzione di Guido Ferretti, Alberto Licheri, Renata Pantucci)    

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