I fossili di due individui scoperti nell’estate del 2008 in Sudafrica e in copertina questa settimana su Science appartengono a una nuova specie di ominide molto simile alle prime forme del genere Homo. Lee Berger dell’Università di Witwatersrand di Johannesburg e Paul Dirks del Cradle of Humankind World Heritage, autori della scoperta e dello studio, li hanno attribuiti al genere Australopithecus e chiamati A. sediba. Si tratta dello scheletro di un giovane (paragonabile a un bambino tra i 9 e 13 anni) e di una femmina adulta tra i venti e i trenta anni di età. Nel complesso, i resti – datati tra 1,95 e 1,78 milioni di anni fa – ci restituiscono uno scheletro quasi completo e molto ben conservato di questa nuova specie (qui il video della ricostruzione del cranio).
Berger e Dirks hanno trovato i due scheletri nelle cave nel deposito di Malapa, in una zona ben protetta dagli animali. Entrambi gli individui dovevano essere alti circa 130 centimetri e pesare intorno ai trenta chilogrammi. Molte caratteristiche, tra cui alcune delle ossa pelviche e dei denti, sono condivise con le prime forme di Homo, sia habilis sia ergaster (o erectus sensu latu); altre, invece, sono tipiche di alcune australopitecine come l’A. Africanus. Questi ominidi erano probabilmente in grado di camminare e forse correre come le forme più tarde.
“Sembra di essere di fronte a un primissimo Homo, anche se viene attribuito a una nuova specie di Australopitecus”, ha commentato Giorgio Manzi, docente di paleoantropologia ed ecologia umana all’Università Sapienza di Roma. “La scoperta non è sorprendente, sebbene sia entusiasmante per la relativa completezza degli scheletri e il buono stato di conservazione”, continua Manzi: “Ciò che rivelano i nuovi reperti è un po’ quello che ci aspettavamo per fossili di quella antichità: i più antichi esemplari di Homo ricordano molto le australopitecine”. (t.m.)