Primati, ecco lo scheletro più antico

Era nascosto nei depositi di un antico lago il fossile scoperto nella provincia di Hubei, nella Cina centrale, fino a qualche anno fa, quando conquistò l’attenzione del ricercatore Xijun Ni dell’ Institute of Vertebrate Paleontology and Paleoanthropology (Ivpp), allora impegnato in alcune ricerche in zona. Quel fossile, lungo appena una settantina di millimetri e oggi presentato sulle pagine di Nature, era niente meno che il più antico e praticamente completo scheletro mai rivenuto di un primate, come ha stabilito un team di ricercatori cinesi, statunitensi e francesi, ed è stato chiamato Archicebus achilles.

“Le nostre analisi mostrano che il nuovo primate era molto piccolo e pesava meno di trenta grammi. Aveva arti sottili e una lunga coda e sarebbe stato un ottimo saltatore arboricolo, attivo durante il giorno e si alimentava soprattutto di insetti”, ha spiegato Ni illustrando il primate  risalente a circa 55 milioni di anni fa, e ritenuto un antico parente dei tarsi (piccoli primati asiatici). Anche se con caratteristiche tipiche anche degli antropoidi.

La scelta del nome, Archicebus achilles, riflette in pieno le caratteristiche del primate. Archicebus sintetizza insieme l’antichità del fossile (Archi) e la distintiva coda lunga (cebus sta infatti per scimmia dalla coda lunga), mentre achilles ricorda il mitologico guerriero e il suo famoso tallone. Infatti, anche Archibus achilles a suo modo ha un piede particolare, come hanno permesso di dedurre anche le costruzioni tridimensionali realizzate grazie alle scansioni dell’European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble.

“Abbiamo visto tipici alluci robusti prensili, lunghe dita con unghia tipiche dei primati arboricoli primitivi”, ha spiegato in proposito Daniel Gebo della Northern Illinois University, che ha preso parte agli studi: “Ma ci sono anche ossa del tallone e lunghi metatarsi simili a quelle delle scimmie, spesso ritenute caratteristiche avanzate che non si troverebbero normalmente in un fossile di primate del primo Eocene”.

Questa combinazione unica, continua Gebo, suggerisce che le caratteristiche degli antropoidi (scimmie moderne, scimmie antropomorfe e specie umana) siano piuttosto primitive, che il lineage stesso che ha portato da ultimo alla specie umana sia molto antico e che i primi antropoidi non contassero necessariamente dei grandi rappresentanti. Nell’albero evolutivo il fossile andrebbe collocato nella porzione di ramo da cui sarebbe partita la distinzione verso i tarsi (e altri primati) e gli antropoidi (e quindi la specie umana), come spiega anche Ni. “Rappresenta una grande passo verso i nostri sforzi di tracciare il corso delle prime fasi dell’evoluzione dei primati e degli umani”. Ma il fossile non racconta solo questo.

Sebbene la scoperta di primati primitivi sia avvenuta in molti luoghi è probabile che questi si siano originati proprio in Asia: “In passato”, spiega Gebo, “molti scienziati credevano che l’Africa fosse il continente di origine di tutti i primati, ma nell’ultimo decennio sembra che l’Asia sia più probabile come continente di origine, e questo nuovo scheletro supporta questa visione”.

Via: Wired.it
Credits immagine: Xijun Ni, Institute of Vertebrate Paleontology and Paleoanthropology, Chinese Academy of Sciences

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