Con largo anticipo sulle scadenze programmate, il Progetto Genoma Umano ha raggiunto i suoi scopi, ricostruendo la sequenza completa del Dna umano con un’accuratezza del 99,99 per cento. Una sequenza di Dna è una stringa di “lettere” (A, T, C, G) che rappresentano le quattro basi di cui è composto l’acido desossiribonucleico. Il genoma umano è formato da circa tre miliardi di queste lettere, e la sua trascrizione in forma grezza è disponibile gratuitamente su Internet visitando i siti partecipanti al progetto internazionale. Ma lo stato delle conoscenze non consente ancora di “leggere” il libro che per ora è stato solo trascritto. Per esempio, una gran parte del Dna è “spazzatura”, non si esprime cioè in nessun modo, e quindi è stata esclusa dagli scopi del progetto. Persino il numero totale di geni rimane controverso, tra i 30 e i 40 mila per alcuni, fino al doppio per altri. Sempre troppo pochi, comunque, per spiegare la complessità del nostro organismo in base a una semplice corrispondenza tra un gene e un carattere.Se il Progetto Genoma Umano ha acceso l’interesse di un vasto pubblico per la ricerca scientifica e i progressi delle biotecnologie, i suoi risultati mettono in crisi un certo determinismo genetico, indifendibile dal punto di vista scientifico ma buono per gli uffici brevetti: l’idea che ogni gene abbia una sola funzione, e che si possa trovare un gene per ogni malattia. Salvo pochi casi, invece, la comprensione dei meccanismi di funzionamento di un gene deve prendere in considerazione altri geni o sequenze di Dna, non necessariamente contigue. Sul piano economico, è scoppiata la bolla speculativa che aveva alimentato le centinaia di migliaia di richieste di brevetto, negli Stati Uniti e in Europa, aventi per oggetto frammenti di materiale genetico della nostra specie. Si tratta in gran parte, almeno per ora, di soluzioni in cerca di un problema: i loro proprietari aspettano, senza impegnarsi nello sviluppo di nuovi prodotti, che qualcuno abbia bisogno della loro sequenza. Anche se, secondo la teoria, i brevetti servono a tutelare l’innovazione, persino tra le aziende biotech si sollevano voci preoccupate per l’aumento dei costi della ricerca causato da questo meccanismo.Né oltreoceano né nel Vecchio Continente è infatti possibile brevettare oggetti o processi naturali. La direttiva europea del 1998 (98/44/EC) specifica, per esempio, che “il corpo umano e la semplice scoperta di uno dei suoi elementi, inclusa la sequenza o la sequenza parziale di un gene, non possono costituire invenzioni brevettabili. Ma un elemento isolato dal corpo umano, o altrimenti prodotto per mezzo di un processo tecnico, inclusa la sequenza o la sequenza parziale di un gene, può costituire un’invenzione brevettabile”. In altre parole, piante, animali, cellule e geni non li ha inventati nessuno, e nessuno può rivendicare una proprietà intellettuale su di essi. A meno che, grazie a un ingegnoso procedimento, non siano isolati dal loro ambiente naturale. Le normative degli Stati Uniti e dell’Unione Europea sono spesso messe a confronto come se costituissero gli unici punti di riferimento che valga la pena di discutere. La direttiva europea, per esempio, esclude dal campo di applicabilità dei brevetti le invenzioni “contrarie alla morale” – valga per tutti la clonazione umana. Essa richiede inoltre una descrizione dell’applicazione industriale dell’invenzione, laddove negli Stati Uniti la valutazione si basa su una più generica utilità.Queste e altre differenze decideranno a chi dovranno essere pagate le royalties per test diagnostici e terapie, e non vanno quindi sottovalutate. Per molti aspetti, però, la direttiva europea è una replica degli accordi Trips (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights). Ed essendo Trips uno degli accordi tutelati dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), ha la precedenza sulle leggi che si discutono e votano nei vari parlamenti. Il confronto Usa-Europa (senza dimenticare Svizzera, Canada e Giappone) non dovrebbe mettere sotto silenzio le posizioni di popolose democrazie come India e Brasile, e il fatto che tanta gente (probabilmente la maggioranza degli abitanti di questo pianeta) ha ragioni validissime per opporsi a Trips e alla brevettabilità degli esseri viventi.