Progetto Pegaso: al via undici studi pilota

Eccessiva urbanizzazione, elevati livelli d’inquinamento, perdita di biodiversità, conflitti nell’uso delle aree costiere, difficoltà di accesso alle risorse da parte delle popolazioni locali. Sono solo alcune delle questioni più urgenti da affrontare per le nazioni che si affacciano sui due bacini. Per far fronte a questi problemi, si apre oggi a Venezia un convegno sulla gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo e del Mar Nero (fino al 14 aprile). Argomento principe: la presentazione ufficale del progetto dell’Unione europea Pegaso – People for Ecosystem Based Governance in Assessing – che durerà dal 2010 al 2014.

Nel gennaio 2008, ventuno paesi hanno firmato il Protocollo sul Mediterraneo con l’obiettivo di preservare le regioni costiere, riconosciute un patrimonio culturale e naturale pubblico d’inestimabile valore. A questi si sono poi aggiunti Francia e Slovenia nel 2009 e, più di recente, il Marocco.

Finanziato con circa sette milioni di euro e diretto dallo European Topic Centre on Land Use and Spatial Information (Etc-Lusi) dell’Università Autonoma di Barcellona (Uab), il Progetto Pegaso è nato per supportare questo Protocollo e per sostenerne gli sviluppi futuri. Tra gli obiettivi vi è la creazione di un database costantemente aggiornato: una mappa del Mediterraneo di facile consultazione che metta in comunicazione chi si occupa della gestione delle aree costiere nei paesi firmatari (a livello nazionale, regionale e locale) con il mondo della ricerca.

Stanno infatti per partire studi preliminari su undici zone che necessitano di urgenti azioni d’intervento, come il delta del Nilo e del Danubio, le coste settentrionali del Mar Adriatico, le isole greche dell’Egeo e la foce del Rodano in Camargue. Fra queste, vi sono anche località meno note, ma di grande importanza per la tutela della biodiversità, come il golfo di Gabes in Tunisia, i cui fondali ospitano quella che è considerata la più estesa prateria marina del pianeta, una zona umida dove trovano riparo centinaia di specie diverse di uccelli; o la regione di Dalyan, in Turchia, uno degli ultimi santuari per molte specie di tartarughe marine. In futuro il progetto si focalizzerà sul mar Nero, con lo scopo di creare un protocollo normativo analogo a quello per il Mediterraneo.

Dal suo avvio nello scorso febbraio, il progetto Pegaso conta oggi 25 partners europei, 15 “utenti finali”  (ministeri dell’Ambiente, agenzie regionali, ma anche rappresentanti di diversi settori economici), nove membri del Panel Strategico del Mar Nero e i rappresentanti degli undici progetti pilota. Il meeting del capoluogo veneto è il primo incontro ufficiale di tutti gli attori coinvolti. (l.c.)

Fonte: Università Autonoma di Barcellona

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