Pronti per il passaggio di Mercurio sul Sole?

(Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington)
(Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington)
(Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington)

Mercurio attraversa il Sole. Il prossimo 9 maggio, infatti, il pianeta più vicino alla nostra stella vi transiterà davanti e sarà visibile (ma non a occhio nudo) come un piccolo puntino nero. Qualcosa di analogo a quanto avvenuto quattro anni fa col transito di Venere sul Sole. Mercurio e Venere giacendo all’interno dell’orbita terrestre sono infatti gli unici pianeti che possiamo veder transitare sul disco luminoso del Sole.

Quello di Mercurio sarà l’attrazione astronomica principale di questo 2016, anche perché i transiti non sono fenomeni così frequenti, a causa dell’inclinazione dell’orbita di Mercurio rispetto a quella terrestre. Se ne osservano 13-14 ogni 100 anni, l’ultimo visibile in Italia risale al 2003, il prossimo capiterà invece nel 2019. Il passaggio sarà interamente visibile da gran parte delle Americhe, dall’Europa occidentale e dalla costa occidentale dell’Africa. Dal resto del mondo, a eccezione dell’Asia orientale, Indonesia e Australia esclusi dalla vista, il transito sarà visibile parzialmente.

In Italia, infatti, potremo osservare Mercurio sul Sole a partire dalle 13:00 circa (qui uno strumento per calcolare gli orari di osservazione a seconda di dove vi troviate nel mondo), ovvero dall’inizio, ma le parti finali del passaggio saranno escluse perché il Sole tramonta prima che Mercurio abbia completato il suo tour (poco dopo le 20:00).

Per le osservazioni, ricorda anche l’Unione astronomica italiana, non sarà possibile confidare sull’osservazione a occhio nudo, per due motivi. Il primo perché osservare il Sole senza filtri è pericoloso ma anche perché il diametro di Mercurio sarà piccolissimo sul Sole e pertanto non visibile (cinque volte inferiore, per intendersi, a quello che fu il disco di Venere). Per l’osservazione dunque sarà necessario utilizzare telescopi ebinocoli schermati con filtri solari.

Via: Wired.it

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