Categorie: Ambiente

Prove di impatto

Un violento impatto colpì la superficie terrestre circa 800mila anni scagliando detriti a distanza di migliaia di chilometri, fino a raggiungere addirittura il continente di ghiaccio. Sebbene il ritrovamento del cratere resti per gli scienziati un mistero, l’evento ci fu e non interessò i soli paesi del Sud-Est Asiatico. La prova giunge direttamente dall’Antartide dove un gruppo internazionale di ricercatori del Programma Nazionale delle Ricerche in Antartide (Pnra) ha rinvenuto frammenti di crosta terrestre che testimoniano l’ampiezza dell’evento.

La scoperta, pubblicata su Geology, è avvenuta sulle cime delle Montagne Transantartiche in Terra Vittoria ad opera di Luigi Folco, responsabile delle ricerche presso il Museo nazionale dell’Antartide dell’Università di Siena e Pierre Rochette dell’Università di Aix-Marseille (Francia). Nel corso della Campagna Antartica del 2006 gli studiosi hanno raccolto molti microtektiti, ovvero degli schizzi vetrosi di crosta continentale che è stata fusa a causa dell’impatto di un asteroide o di una cometa. Dall’analisi dei frammenti è risultato che i detriti derivano da un evento già noto agli studiosi, avvenuto quasi un milione di anni fa, che ha scagliato i detriti fino a una distanza di 11mila chilometri. “Precedenti ricerche avevano rinvenuto dei microtektiti nei sedimenti dei fondali dell’oceano Indiano e Pacifico e dei macrotektiti sulla superficie terrestre in Indovina e Australia”, spiega Folco. “Le nostre sono le prime microsferule trovate sul continente e rappresentano un’estensione del campo di dispersione dell’impatto, che finora si credeva occupasse ‘solo’ il 10 per cento della superficie terrestre”.

Il legame con i detriti già rinvenuti, definiti australausiti, è tutto geochimico: le sferule trovate in Antartide sono, per età e composizione, compatibili con quelle rinvenute anni fa. “Il paradosso è che non sia stato ancora ritrovato il cratere di questo evento, che si presenta come il più grosso e recente”, conclude Folco: “Secondo alcuni ricercatori dovrebbe essere in Indocina. La nostra sfida è trovarlo per poter ricostruire i dettagli dell’evento”. (r.p.)

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