Categorie: Società

Quando il cervello vede il futuro

Il futuro e il passato sono due facce della stessa medaglia. Almeno per il nostro cervello. È quanto dimostra una ricerca della Washington University di St. Louis, secondo cui quando immaginiamo noi stessi prendere parte a un evento futuro, utilizziamo le stesse aree del cervello coinvolte nel ricordo di eventi passati.

Lo studio, che appare sulla versione online di Proceedings of the National Academy of Sciences, è curato da un gruppo di ricercatori guidati da Karl Szpunar e si concentra su un problema finora poco studiato dalle neuroscienze: la capacità di immaginare eventi non ancora accaduti. A un gruppo di volontari è stato chiesto di effettuare diversi compiti cognitivi mentre la loro attività cerebrale veniva osservata utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fmri). Il compito consisteva nel ricordare se stessi in alcune situazioni (perdersi in qualche luogo, conversare con un amico, andare a una festa) e poi immaginare se stessi nelle stesse situazioni nel futuro. Poi, i partecipanti all’esperimento dovevano immaginare un personaggio famoso (per la precisione Bill Clinton, scelto perché secondo gli stessi partecipanti era particolarmente facile visualizzare mentalmente la sua immagine) nelle stesse situazioni future.

Le osservazioni con la risonanza magnetica hanno mostrato che le stesse regioni cerebrali coinvolte nel ricordo delle situazioni passate erano attive anche quando il soggetto immaginava se stesso nel futuro. Quando invece l’immaginazione comprendeva anche la figura di Clinton, le zone in questione mostravano un’attività minore. La ragione, secondo i ricercatori, potrebbe essere il fatto che i soggetti non avevano alcun ricordo di interazione diretta con Clinton, quindi dovevano derivare la sua immagine dalle reti neuronali responsabili della memoria semantica, non legata al contesto.

“I risultati di questo studio offrono qualche indizio per rispondere all’annosa questione dell’utilità evolutiva della memoria” commenta Kathleen McDermott, un’altra autrice dello studio. “Potrebbe darsi che la capacità di ricordare in dettaglio il passato e rappresentarlo visivamente sia importante proprio perché è il presupposto per immaginare noi stessi in scenari futuri e quindi pianificare meglio i nostri comportamenti”. (n.n.)

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