Quanta acqua sprechiamo ogni anno

Andrea Segrè e Luca Falasconi (a cura di)
Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua
Edizioni Ambiente 2012, pp. 201, euro 14,00

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Quanta acqua c’è nel cibo che sprechiamo? Probabilmente nella lotta quotidiana alla conservazione di questo bene prezioso e limitato, ciascuno di noi è più preoccupato di chiudere il rubinetto mentre si lava i denti o di controllare perdite nelle tubature. Ma se si tiene conto delle grandi quantità di acqua utilizzate in modo indiretto per produrre cibo si comprende anche l’importanza di evitare gli sprechi in ambito agricolo e alimentare. Per farsene un’idea basta sfogliare il volume “Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua” realizzato da Andrea Segrè e Luca Falasconi, ricercatori del Last Minute Market, nell’ambito della campagna europea “Un anno contro lo spreco”, che dal 2011 si è focalizzata proprio sulle conseguenze indirette derivanti dallo spreco d’acqua.

Ogni giorno usiamo grandi quantità di acqua per bere, cucinare e lavare: l’8% di acqua dolce a livello mondiale. Ammontano invece al 22% i consumi per uso industriale e ben al 70% quelli legati al settore agricolo, con delle differenze per area geografica, passando da poco meno del 40% nei paesi industrializzati a poco più dell’80% nei paesi in via di sviluppo. E’ questo settore, quindi, a fare la parte del leone. Basti pensare che per un’alimentazione a base di carne vengono utilizzati circa 3.600 litri d’acqua e 2.300 sono quelli necessari per una dieta vegetariana. In un anno la dieta mediterranea utilizza poco più di 1.700 metri cubi di acqua pro capite mentre la dieta anglosassone ben 2.600 metri cubi pro capite. Con la crescente domanda mondiale di cibo, poi, gli impatti dell’agricoltura sulle risorse idriche sono destinati ad aumentare.

Più che a livello domestico e industriale, quindi, il grosso della lotta agli sprechi è quella da fare in ambito agricolo e alimentare. Dal report dell’Agenzia europea dell’ambiente “Towards efficient use of water resources in Europe” (marzo 2012) emerge che l’agricoltura Ue usa circa un quarto dell’acqua che dovrebbe servire all’ambiente naturale e il dato può raggiungere il valore dell’80% nell’Europa meridionale. Circa un quarto dell’oro blu estratto per l’irrigazione, però, potrebbe essere risparmiato solo cambiando la modalità di adduzione e distribuzione. E molto di più si può fare dando il giusto valore al cibo. Buttare via 200 grammi di carne, per esempio, equivale a sprecare 3 tonnellate di acqua impiegate per produrre il mangime per l’animale; e ancora, buttare una tazza di caffè è come buttare 140 litri di acqua. Inoltre, spiegano gli autori, grosse quantità di alimenti per la cui produzione si è consumata acqua non raggiungono mai le nostre tavole: solo nel 2010 in Italia sono rimasti in campo poco più di 15 milioni di quintali di prodotti agricoli per la cui produzione sono stati usati quasi 1,2 miliardi di metri cubi di acqua, pari al Lago di Iseo.

Cosa fare allora? In attesa che la Commissione europea pubblichi a fine 2012 il programma “Blueprint to safeguard Europe’s water resources” per un uso efficiente delle risorse, soprattutto dell’acqua, la palla passa ai singoli cittadini, ai quali si chiede di riconsiderare l’acqua come bene comune partendo proprio dalla tavola, evitando di sprecare un bene essenziale come il cibo. Il volume, che si compone di cinque capitoli, si chiude in appendice con il testo della Risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2012 “Come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’Ue” promossa da Last Minute Market.

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