Categorie: Ambiente

Quei finanziamenti agli scettici del climate change

Il copione è quello di una storia già vista. C’erano una volta i creazionisti e gli evoluzionisti. Un giorno i primi cominciarono ad attaccare i seguaci di Darwin, sostenendo che le origini scimmiesche della specie umana non erano mai state provate e che l’evoluzionismo avrebbe dovuto essere bandito dalle scuole, o perlomeno insegnato come una teoria piena di lacune e ancora da dimostrare. Adesso la storia sembra ripetersi, ma cambiano i protagonisti: da una parte ci sono gli scienziati allarmati dai possibili effetti che il riscaldamento globale potrebbe avere sulla salute del nostro pianeta, dall’altra invece ci sono gli scettici dei cambiamenti climatici, pronti a insinuare il dubbio sulla veridicità o meno delle teorie climatiche anche nelle scuole. E la storia, con strategie degne di un nuovo ClimateGate, è ancora una volta made in Usa. Proprio nei giorni dell’anniversario dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto

Come racconta il Guardian, tutto è cominciato con la pubblicazione da parte di DeSmogBlog di documenti riservati provenienti dall’Heartland Institute, organizzazione no-profit con base a Chicago, famosa per organizzare meeting di scettici sui cambiamenti climatici. A spedire i documenti confidenziali al blog ambientalista sarebbe stato un misterioso Heartland Insider. Nessun hacker quindi, ma solo qualcuno particolarmente desideroso di diffondere budget e piani dell’organizzazione no profit. 

Nella lista degli allegati spunta così il documento più controverso, quello in cui si dichiara l’intenzione di stanziare circa 100mila dollari (da donatore anonimo) per la promozione di piani di studio in cui si sottolinei il carattere di incertezza e la controversia intorno all’argomento del cambiamento climatico.“Tutto questo è più di un complotto svelato” – ha dichiarato al Guardian Kert Davies, direttore della ricerca per Greenpeace: “E ci mostra l’esistenza di uno sforzo coordinato per creare una realtà alternativa sulla scienza del clima allo scopo di avere un impatto sulla politica”

D’altra parte l’imputato, l’Heartland Institute, per ora si è affrettato a mettere in discussione l’autenticità dei documenti, sostenendo che almeno uno (quello appunto sul clima) è sicuramente falso. L’organizzazione ha poi aggiunto che la fuoriuscita di informazioni non sarebbe stata opera di un insider, quanto piuttosto di qualcuno che, fingendosi un collaboratore, con una nuova mail abbia poi diffuso i documenti riservati, come spiega il New York Times

Ma oltre alla lotta sul clima, c’è un altro aspetto interessante che emerge dai documenti trafugati, vale a dire i nomi dei contribuenti alle cause dell’Heartland Institute. Come forse è logico pensare si comincia da quelli legati al ricco mondo del mercato petrolifero, quello più interessato a smorzare l’allarme sui pericoli delle emissioni di CO 2 e sul riscaldamento globale. Primo fra tutti il miliardario Charles G. Koch, che quest’anno pare contribuirà con 200mila dollari al finanziamento dell’organizzazione (in impennata dopo i 25mila donati lo scorso). 

Ma nella lista dei donatori compaiono nomi più estranei alle cause ambientali, come GlaxoSmithKline  e Microsoft, che comunque hanno subito provveduto a giustificarsi. La prima dichiarando di aver pagato all’istituto servizi di newsletter e di non condividere la visione dell’organizzazione sul clima; la seconda affermando che le donazioni si riferiscono alla cessione gratuita di licenze software. 

via wired.it

Credit immagine a woodleywonderworks/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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