Ambiente

Radioattività: le isole Marshall peggio di Chernobyl e Fukushima

I livelli di radiazione in alcune aree delle splendide isole Marshall nell’Oceano Pacifico sono superiori a quelli di Chernobyl e Fukushima. A lanciare l’allarme sono stati i ricercatori della Columbia University di New York, secondo cui in 4 atolli delle Isole Marshall, dove gli Stati Uniti avevano condotto tra il 1946 e il 1958 ben 67 test nucleari per sperimentare la potenza delle loro bombe atomiche, le quantità di radiazioni rimangono ancora oggi a livelli allarmanti. Da dieci a mille volte superiori delle aree radioattive vicino alla centrale di Chernobyl (1986) e Fukushima (2011). Lo studio è stato appena pubblicato su Pnas.

Analizzando 38 campioni prelevati su 11 isole differenti, i ricercatori hanno scoperto la presenza di grandi quantità dielementi radioattivi, tra cui l’americio-241, il cesio-137, il plutonio-239 e 240, gli stessi rilevati nelle aree vicine alla centrale di Chernobyl e Fukushima. Le isole con più concentrazioni di radiazioni, secondo lo studio, sono risultate essere quelle settentrionali, ossia Naen, nell’atollo di Rongelap; Runit ed Enjebi, nell’atollo di Enewetak, e Bikini, nell’atollo di Bikini.

Ma il più alto livello di radiazioni, spiegano i ricercatori, è stato individuato sull’isola di Bikini, usata come una sorta di ground zero, dove gli Stati Uniti condussero nel 1954 il più grande test sulla bomba all’idrogeno (Castle Bravo), mille volte più potente di quella lanciata su Hiroshima, alla fine della Seconda guerra mondiale. Dagli ultimi testi, infatti, è emerso che questa isola contiene una quantità di plutonio fino a mille volte superiore rispetto a quella rilevata dopo il disastro di Chernobyl. Inoltre, durante altri test, i ricercatori hanno scoperto che alcuni frutti su diverse aree delle Isole Marshall contenevano più cesio-137rispetto a quanto consentito dagli standard di sicurezza internazionali, e alcune isole contenevano anche più cesio-137 rispetto a quello rilevato a Chernobyl a 10 anni dal disastro.

Tutte e quattro le isole sono oggi disabitate: Bikini, Enjebi e Runit sono negli atolli dove si sono svolti i test nucleari. Ma la minuscola Naen, in cui sono stati rilevate alte concentrazioni di plutonio-238, si trova nell’atollo di Rongelap, a circa 160 chilometri dalle altre 3 isole. “Questa scoperta aumenta la possibilità che l’isola fosse utilizzata come una discarica di scorie nucleari non dichiarata”, commenta Ivana Nikolic Hughes, co-autrice della ricerca, sottolineando che l’unico altro posto dove è stato scoperto questo elemento radioattivo è Runit, dove gli Stati Uniti costruirono un’enorme cupola di cemento ( e che oggi si sta crepando) per conservare al suo interno le scorie nucleari. “Le persone non dovrebbero vivere sull’atollo di Rongelap fino a quando questo mistero non verrà risolto”.

Infine, come concludono gli autori dello studio c’è un’enorme differenza tra le Isole Marshall e Chernobyl o Fukushima: per questi due ultimi disastri nucleari, infatti, ci sono notevoli sforzi per tenere lontane le persone dai reattori contaminati, mentre oggi le isole come Bikini e Naen sono facilmente accessibili dalla popolazione locale, che tradizionalmente si sposta da un’isola all’altra per raccogliere frutta e altri alimenti.

via Wired.it

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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