Tamponi anali, santi da pregare e 5G: le ricerche più assurde su COVID-19

covid 19
(Foto: Nick Fewings on Unsplash)

Con la bulimia di pubblicazioni scientifiche su Covid-19 dell’ultimo anno, anche la mala scienza ha raggiunto nuovi record. Retraction Watch è già arrivata a contare ben 122 paper scientifici ritirati per i motivi più vari, ed è probabile che non si tratti neanche di una lista esaustiva visto che anche le riviste scientifiche si moltiplicano ormai a velocità incontrollata. Scartabellando nell’elenco di Retraction Watch non mancano ricerche realmente assurde, degne di un IgNobel ad honorem. Quale modo migliore per alleggerire un po’ il clima di questi mesi, allora, se non un piccolo tour della pazza scienza a tema Covid-19? Mettetevi comodi, e iniziamo.

Covid e 5G

Si parte con un autentico capolavoro, che vanta tra gli autori due nostri connazionali, Massimo Fioranelli e Maria Grazia Roccia, entrambi docenti dell’università telematica G. Marconi. Capolavoro, dicevamo, perché in effetti gli autori sono riusciti a unire alcune delle più bizzarre affermazioni scientifiche di sempre in un unico articolo, per dimostrare che le onde elettromagnetiche prodotte dalle antenne 5G sono in grado di spingere le nostre cellule a generare da sole Sars-Cov-2. Riverberando nelle cellule, le onde elettromagnetiche produrrebbero infatti dei buchi all’interno del dna, con una struttura tridimensionale simile a quella delle basi azotate, e le cellule reagirebbero riempiendo questi buchi con nuove basi della forma appropriata, che si unirebbero quindi tra loro creando un coronavirus.

Un’ipotesi, e nulla più, sia chiaro. Che spiegherebbe però la genesi di Covid-19 senza bisogno di tirare in ballo virus, contagi, pipistrelli e altre entità fantasiose. Alla faccia di Pasteur, e dei suoi esperimenti per dimostrare l’impossibilità della generazione spontanea, il temuto 5G sarebbe quindi in grado di creare un patogeno pandemico come Sars-Cov-2 direttamente nelle nostre cellule. Lo studio (o meglio editoriale, perché gli autori non fornivano prove sperimentali per le loro affermazioni) è stato ritirato dal Journal of Biological Regulators and Homeostatic Agents, e non è più disponibile online (se non qui, unicamente come abstract).

Tamponi anali per Covid

Ne abbiamo sentito parlare così a lungo che ormai li chiamiamo semplicemente tamponi. Ma ci sono tanti modi per raccogliere campioni biologici, e non è scontato che sia il naso il sito di prelievo più adatto per massimizzare le chance di diagnosi. In Cina si è provato, con successo, a utilizzare i tamponi anali per la diagnosi di positività al nuovo coronavirus. Dimostrando che si tratta di una metodologia ultrasensibile, in grado di identificare il patogeno anche in pazienti che risultano ormai negativi al tampone naso faringeo.

I ricercatori della Shandong University, lo scorso luglio, erano arrivati a proporlo come screening universale per valutare la dimissione dei pazienti Covid-19, in linea con la maggiore precisione diagnostica di questa sede di tamponatura. Future Microbiology, la rivista che aveva pubblicato la ricerca, non ha però avuto scelta, ritirando l’articolo ad aprile 2021 per via di una mancanza non da poco: prima di sottoporre i loro pazienti al tampone anali, pare che gli autori si fossero dimenticati di chiedere il loro consenso informato.

Medicina tradizionale cinese anti Covid

Se questa fosse una lista dei candidati all’IgNobel, il prossimo sarebbe certamente tra i favoriti. Si tratta di una ricerca che unisce il rifiuto della teoria dei germi (cioè l’idea che siano virus, batteri e altri patogeni a causare le malattie infettive), la medicina tradizionale cinese, la fisica della materia e la geologia, per spiegare Covid-19 come malattia legata agli effetti del campo magnetico terrestre. Si tratta di una teoria tanto complessa, nella sua follia, che a cercare di leggere per intero il paper pubblicato, e poi ritirato, dalla rivista Science of the Total Environment la sensazione è quella di una lunghissima supercazzola.

Stando alle dichiarazioni di uno dei suoi autori (e a volerle prenderle sul serio, perché il tutto sa più di scherzo che altro) tutto avrebbe avuto origine da una misteriosa epidemia scoppiata tra i ratti del suo laboratorio. Una malattia fulminante che produceva danni polmonari simili a quelli che si osservano nei fumatori di sigarette elettroniche, e che hanno fatto sospettare al giovane ricercatore americano Moses Bility (appassionato di bioscienze integrate e fisica quantistica) il coinvolgimento della ferridrite, un ossido del ferro presente sia nell’ambiente che negli organismi biologici. Secondo Bility, gli effetti dell’interazione tra il campo magnetico terrestre e i minerali presenti in alcune parti della crosta terrestre produrrebbero anomalie magnetiche capaci di indurre una reazione tra la ferridrite, le molecole biologiche che compongono il nostro organismo, e gli inserti virali presenti nel nostro dna. Il risultato sarebbero i sintomi che oggi ascriviamo a Covid19 e altre malattie simili.

Una teoria elegante, che sembrerebbe spiegare molte delle caratteristiche ancora misteriose di questa pandemia, non ultimo il fatto che la conta di vittime e contagi nel nostro emisfero sembra aumentare con l’arrivo degli equinozi (tra marzo e aprile), quando il campo magnetico della Terra subirebbe alcune alterazioni periodiche. A prendere sul serio Bility e colleghi, tutti esperti di malattie infettive ed epidemiologia dell’Università di Pittsburgh, e l’Nih americana che (forse senza saperlo) ha finanziato lo studio, si tratta di un’ottima notizia. Buttando alle ortiche un paio di secoli di progresso medico, la teoria di Bility offre una soluzione facile ed economica per sconfiggere la pandemia: indossando dei medaglioni di giada, come prescritto dall’antica medicina tradizionale cinese del Neolitico, è possibile schermarsi dagli effetti nocivi delle onde magnetiche, prevenendo con altissima efficacia l’insorgenza di Covid-19. Ci sembra un po’ difficile.


Per evitare la guerra dei vaccini basterebbe ricorrere alle licenze obbligatorie


Uccidiamo Covid-19 con le campane

Lo scorso 22 marzo (2020) il primo ministro indiano ha invitato i suoi numerosi connazionali ad esprimere gratitudine verso il personale in prima linea nella lotta contro Covid-19, battendo le mani e suonando campane da preghiera induiste (chiamate ghanta) per cinque minuti esattamente alle 17:00. Qualche internauta indiano è andato oltre, ritenendo che dietro la richiesta del capo di stato ci fosse in realtà una precisa strategia di eradicazione della malattia: le onde sonore generate da un miliardo e mezzo di mani e campane, unite a una fase lunare particolarmente propizia, avrebbero distrutto il virus e rafforzato l’organismo, prevenendo l’epidemia.

La bufala ha circolato ampiamente nel paese, arrivando alle orecchie del farmacologo Dharmendra kumar, della Golgotia University. Lo scienziato ha visto del buono nella proposta, e ha deciso di pubblicare un articolo scientifico a riguardo, dal titolo Corona Virus Killed by Sound Vibrations Produced by Thali or Ghanti: A Potential Hypothesis, (Il coronavirus viene ucciso dalle vibrazioni sonore prodotte dalle ghanta e dai thali [piatti da portata indiani, ndr]: un’ipotesi promettente), in cui esplora tutte le prove scientifiche disponibili a favore dell’utilizzo delle onde sonore per la prevenzione e l’eradicazione di Sars-Cov-2. L’articolo, pubblicato a marzo sul Journal of Molecular Pharmaceuticals and Regulatory Affairs, è stato ritirato in data sconosciuta.

A che santo votarsi?

Concludiamo con una menzione d’onore. Non si tratta di uno studio ritirato, e neanche di una ricerca mal fatta o antiscientifica (per quanto è dato sapere, quanto meno), ma il tema può facilmente strappare un sorriso: a quale santo si votano i credenti per difendersi da questa pandemia? Se lo sono chiesto tre ricercatori italiani, in uno studio pubblicato nelle scorse settimane sulla rivista Ethics, Medicine and Public Health. E per trovare la risposta si sono affidati ai social network, con un sondaggio realizzato tra gli utenti Facebook e Twitter, per sapere a chi avrebbero indirizzato le loro preghiere per contrastare un’infezione da Sars-Cov-2.

Al primo posto si è piazzata Santa Rita, la santa delle cause perse, seguita da San Rocco e San Sebastiano, due noti santi taumaturghi invocati in caso di malattie contagiose ed epidemie. Non mancano comunque presenze curiose, come Saint Didier (San Desiderio) e Saint Rieul, che secondo gli autori sono stati citati per l’assonanza dei nomi con quello di Didier Raoult, un noto infettivologo francese che ha fatto molto parlare di sé nel corso di questa pandemia per via del suo endorsement incondizionato per l’utilizzo della clorochina contro Covid-19. Per una risposta ufficiale, comunque, sarebbe bastato chiedere al papa, che a pochi giorni dalla pubblicazione dello studio ha indetto un mese di preghiera per sconfiggere la pandemia, scegliendo Santa Maria come destinataria delle suppliche della cristianità. Strategia che, se anche dovesse rivelarsi infruttuosa, non dovrebbe quanto meno esporre i fedeli a particolari effetti collaterali.

Via: Wired.it

Credits immagine: Nick Fewings on Unsplash