Salviamo le acque del Mediterraneo

Non i disastri ambientali delle petroliere o delle carrette dei rifiuti tossici. Ma un inquinamento senza clamore, responsabile però dell’80 per cento della contaminazione delle acque del Mediterraneo. Sono gli scarichi industriali e civili che hanno determinato il divieto di balneazione in diversi tratti dei seimila chilometri di costa della penisola. Ci sono zone calde come alcune aree portuali e complessi industriali, ma anche casi al limite del paradossale. Come quello di una metropoli come Milano che non possiede ancora un impianto di depurazione.

Il protocollo firmato dai paesi del bacino del Mediterraneo, che si propone di eliminare completamente gli scarichi a mare entro il 2025 è del 1996. Ora però si deve trasformare in un piano operativo di intervento. E proprio questo è l’intento del progetto Amici per la vita, ideato e curato dal Fondo Euromediterraneo (Fem), in collaborazione con l’Unep/Map (il Piano d’azione Mediterraneo delle Nazioni unite) e l’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), che verrà presentato il 27 marzo presso il Ministero dell’Ambiente. E che inaugura la collaborazione tra i comuni italiani e l’agenzia delle Nazioni unite per la difesa dell’ambiente marino e delle zone costiere del Mediterraneo. L’Italia infatti ospiterà nel 2001, quattro conferenze internazionali nell’ambito del programma per l’ambiente delle Nazioni unite. Galileo ha incontrato Sergio Illuminato, presidente del Fem, per parlare dell’iniziativa.

Qual è il significato del progetto Amici della Vita?

“In uno slogan, si tratta dei comuni italiani che sostengono il Programma ambiente delle Nazioni unite. Per la prima volta nell’area del Mediterraneo si realizza uno scambio di informazioni tra enti locali e strutture internazionali. E l’Italia fa da esempio. Generalmente, infatti, le organizzazioni internazionali sono abbastanza isolate nel loro lavoro. Il progetto Amici per la vita si propone di creare all’interno del sito dell’Anci pagine di informazione sulle diverse attività in favore dell’ambiente che ora si trovano sul sito dell’Unep/map solo in inglese. Ma che verranno tradotte e affiancate da una banca dati e dalla documentazione prodotta sull’argomento con le ultime decisioni degli organismi ufficiali. Ci saranno inoltre informazioni generali sui problemi ambientali, sugli organismi coinvolti, sui bandi di formazione e i posti disponibili presso le Nazioni unite”.

Quali sono i vostri principali obiettivi?

“Vogliamo migliorare la comunicazione sui temi ambientali tra gli organismi delle Nazioni unite e i diversi paesi. L’Unep esiste da 25 anni e da 20 si sono stilati protocolli sull’ambiente. La maggior parte sono rimasti lettera morta. E’ necessario invece sapere che esistono dei finanziamenti, ma anche esercitare da parte dei singoli paesi una forma di controllo e sollecitazione. Gli stessi ministri europei hanno riconosciuto l’importanza dell’informazione tanto da inserirla tra le priorità del piano d’azione e da chiedere ai vari governi di elaborare progetti specifici di informazione sulle varie attività. Così l’Italia sarà il primo paese a presentare un programma preciso, cioè Amici per la Vita, che verrà proposto agli altri paesi del Mediterraneo”.

Quali sono i punti del protocollo da attuare?

“Anzitutto l’eliminazione del 50 per cento degli scarichi a mare entro il 2005, e del 100 per cento entro il 2025. Ma nel protocollo è anche indicata una lista di zone calde del Mediterraneo, quelle cioè che inquinano di più. In Italia le priorità sono 15: Rosignano, Milazzo, Taranto, Ravenna, Brindisi, Bari, Livorno, Ancona, Porto Marghera, Augusta, Gela, La Spezia, il Golfo di Napoli, Manfredonia e Genova. Ma zone calde sono anche Turchia e Spagna, dove sono state rilevate sostanze organiche persistenti molto pericolose tra cui l’endocrinedisruptors, capace di mantenere intatta la sua pericolosità per decenni. Ha effetti negativi sia sulla salute degli uomini che degli animali e provoca disfunzioni alla tiroide, diminuzione della capacità riproduttiva, malformazioni alle nascite, anomalie metaboliche”.

Come si renderanno operativi i punti del Protocollo?

“Attraverso un piano d’azione strategico (Sap) che dovrà essere approvato nella riunione che si terrà a Catania dal 28 al 30 marzo e per il quale il Global Enviromental Facility ha già stanziato circa tre milioni di dollari. Il Sap deve prevedere le tecnologie, le priorità, i tempi e le procedure perché ogni paese raggiunga gli obiettivi stabiliti dal protocollo. E soprattutto chi coordinerà e controllerà la situazione. Nel convegno di Venezia quindi, che si terrà dal 28 al 31 maggio, i responsabili del programma Piano d’Azione Mediterraneo delle Nazioni unite valuteranno i risultati della riunione di Catania. Seguiranno poi Bari e Genova in cui si stenderà il programma operativo definitivo da presentare a tutti i paesi che hanno firmato la convenzione di Barcellona. Il programma Amici per la vita si inserisce in questo quadro. Ed è un’azione di vigilanza e monitoraggio dei comuni italiani, che affiancano le Nazioni unite”.

Quali tecnologie verranno utilizzate per eliminare l’immissione di scarichi nelle acque?

“Secondo quanto previsto dal programma, ‘le migliori tecnologie disponibili (Bat), le migliori pratiche ambientali (Bet) e la facilitazione per avere pieno accesso a tecnologie più pulite’. Queste verranno suggerite ai paesi nella fase preliminare di Catania. Se verranno accettate, il protocollo prevede che i paesi in via di sviluppo, abbiano dei finanziamenti aggiuntivi, che li mettano in grado di acquisire la strumentazione necessaria per le operazioni di pulizia delle acque. E questo perché il Mediterraneo è un mare chiuso e se non si effettuano gli interventi di depurazione difficilmente si otterranno risultati”.

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