Sapienti come gli animali

Michelangelo Bisconti
Le culture degli altri animali. È Homo l’unico Sapiens?
Zanichelli 2008, pp. 208, euro 9,80

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La cultura, intesa come trasmissione di informazioni basata su fattori diversi da quelli genetici, è solo appannaggio della specie umana? Non la pensa così Michelangelo Bisconti, paleontologo autore de “La cultura degli altri animali”. Grazie a una serie di esempi tratti dal mondo naturale, il lettore più scettico si convince che in ogni gruppo di animali esiste una cultura, parallela alla nostra basata sul linguaggio, un insieme di comportamenti e atteggiamenti che sono tramandati da individuo a individuo.

Per esempio, alcuni oranghi (Pongo pygmaeus) della foresta di Suaq Balimbing (Sumatra) hanno sviluppato una curiosa invenzione per raccogliere l’acqua che si deposita in anfratti che non sono raggiungibili con la bocca. Prendono una foglia, la riducono in striscioline che successivamente appallottolano e immergono nella pozza. Come se fosse una spugna, questa raccoglie l’acqua, che potrà poi essere bevuta dalla scimmia strizzandola in bocca. Un comportamento inventato e mantenuto esclusivamente da questo gruppo di oranghi.

Non solo i nostri parenti più prossimi, come i primati, sono capaci di fenomeni culturali. Anche i mammiferi marini, come le megattere (Megaptera novaeangliae), subiscono vere e proprie rivoluzioni culturali. Ogni gruppo di questi animali ha un modo di cantare diverso, a seconda dell’oceano in cui vive, che varia nel tempo – i giovani apprendono il canto dagli anziani, ma lo modificano leggermente. È stato documentato come un gruppo di un centinaio di megattere dell’Oceano Pacifico, in seguito all’introduzione di due individui con un diverso “dialetto”, provenienti dall’Oceano Indiano, abbiano totalmente cambiato il proprio modo di cantare in soli due anni, adottando il nuovo repertorio sonoro.

Ma quali sono i prerequisiti che consentono a una cultura animale di sorgere? Sicuramente, secondo Bisconti, non si deve avere un cervello di grandi dimensioni. Piuttosto è necessaria una particolare organizzazione del sistema nervoso. Proprio questa renderebbe possibili le capacità su cui si fondano i fenomeni culturali: la memoria, cioè il ricordo di fatti e comportamenti, la comunicazione, cioè l’interazione e l’intesa con altri individui della propria specie, e, infine, la creatività, cioè l’ideazione di comportamenti nuovi utili alla sopravvivenza.

Nel caso dei vertebrati, secondo Bisconti, rivestono un ruolo chiave i neuroni specchio (scoperti dal gruppo di Giacomo Rizzolatti), quelle cellule nervose che si attivano sia quando si esegue un’azione, sia quando la si vede eseguire. Alla base della capacità di imitare, e quindi anche di apprendere un gesto eseguito da altri, ci sarebbero proprio loro, anche se in molte specie non sono ancora stati scoperti. Per quanto riguarda gli invertebrati, invece, molto dipenderebbe dal ganglio cerebroide, una sorta di cervello composto da tre gangli nervosi fusi insieme, responsabile delle funzioni superiori degli insetti. Lo stesso vale per il complesso sistema nervoso del polpo. Strutture diverse, ma che sarebbero capaci di donare all’individuo la capacità di evolvere una cultura, o almeno comportamenti imitativi e di apprendimento.

“La cultura degli altri animali” è un libro snello, ricco di esempi e curiosità che consentono al lettore di lanciare uno sguardo verso un mondo spesso ignorato o sottovalutato.

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