Gli scimpanzé curano le ferite con gli insetti: un video mostra come fanno

scimpanzé
(Foto: Tobias Deschner/Ozouga Chimpanzee Project)

Siamo nel Parco Nazionale di Loango, lungo la costa atlantica del Gabon nell’Africa equatoriale, dove il team dell’Ozouga Chimpanzee Project studia da anni una comunità di scimpanzé che vive nella foresta. E incappa a un certo punto in una scena straordinaria. Eccola in questo video:

Nel video si vede Suzee che, in un momento di relax con i suoi due figli, si accorge di un insetto che si è appena posato su una foglia: lo cattura, lo guarda bene e lo serra tra le labbra. Poi afferra il piede del figlio adolescente Sia e applica l’insetto su una ferita, sfregandolo lievemente. Ripete il gesto per altre due volte. Nel frattempo, la figlia più piccola osserva incuriosita questa lezione di sapienza medica materna.

Una pomata agli insetti

L’automedicazione è nota da tempo nei primati e in altri animali. Lo studio pubblicato su Current Biology che descrive Suzee e compagni è però il primo a testimoniare negli scimpanzé l’uso di insetti per curare le ferite. E non è un caso isolato. Nell’arco di 15 mesi, infatti, Alessandra Mascaro del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, prima autrice del paper, e i colleghi tedeschi dell’Università di Osnabrück hanno osservato questo comportamento per ben 22 volte. In 19 casi gli scimpanzé si erano medicati da soli, mentre in tre casi uno scimpanzé aveva applicato l’insetto alla ferita di un compagno. La sequenza di movimenti era sempre identica a quella documentata in Suzee e Sia.

Ancora non è chiaro di che specie siano gli insetti utilizzati. Si sa solo, per ora, che sono dotati di ali, grandi circa mezzo centimetro e in linea di massima scuri. Ma queste “pomate viventi” hanno davvero proprietà mediche? Anche questo è da capire, ma ci sono buone probabilità secondo gli autori, che spiegano come alcuni insetti possano avere proprietà antibiotiche, antivirali, vermifughe o in grado di alleviare il dolore, racconta Simone Pika, coautrice dello studio.

Medici per caso, o no?

Solo in un caso, quello di Suzee e Sia, ferito e “guaritore” erano parenti stretti. Ci si chiede allora il perché di un comportamento del genere. L’approccio evolutivo classico, infatti, prevede che i gesti compiuti siano sempre associati a un “tornaconto” personale (o dei parenti stretti, che condividono buona parte del patrimonio genetico).

Secondo il team di ricerca, il gesto di cura osservato negli scimpanzé potrebbe essere un esempio di comportamento prosociale, che arreca beneficio a un altro individuo, a prescindere dal fatto che abbia o meno un reale effetto medico.

Nella nostra specie i comportamenti prosociali sembrano motivati dall’empatia nei confronti delle altre persone. Se lo stesso valga per gli animali non è chiaro, ma in ogni caso negli scimpanzé, un comportamento di “cura” di questo tipo potrebbe aver senso: sono infatti animali sociali e cooperare offre loro dei vantaggi, ad esempio consente loro di difendere meglio il territorio e procurarsi il cibo.

Riferimenti: Current Biology, Università di Osnabrück