Categorie: Società

La fame c’è, ma non si vede

È la “fame nascosta” il nuovo problema legato alla nutrizione che affligge il nostro pianeta. Lo evidenzia chiaramente il recente rapporto dell’Ifpri (International Food Policies Research Institute), che, proprio a cavallo dell’Expo dedicata all’alimentazione, dipinge una situazione in qualche modo inattesa. Se negli negli ultimi venticinque anni gli sforzi per combattere la fame hanno portato infatti ad una drastica riduzione del numero di persone denutrite in tutto il mondo (passate dal 26% nel 1990 all’11% di oggi), fino a due miliardi di persone soffrirebbero invece di quella che viene chiamata “fame nascosta”, derivante da una dieta poco varia o dal consumo di cibi ricchi di energia, ma poveri di micronutrienti (sali minerali e vitamine).

La fame nascosta, che deve il suo nome alla difficoltà nel rilevarne gli indicatori, è la problematica su cui l’Ifpri punta maggiormente il dito perché in maggiore diffusione e perché interessa tanto i paesi in via di sviluppo quanto quelli industrializzati e occidentali.

Tra le numerose conseguenze dovute da diete errate o insufficienti, gravi carenze di vitamina A sono riscontrate nei bambini sotto i cinque anni di tutto il mondo, con un picco in Africa (40%), ma con livelli allarmanti anche in Europa (15%). Tali carenze sono responsabili di ritardi nella crescita e di gravi problemi di vista, che portano 500.000 bambini ogni anno ad una parziale o completa cecità.

Come svela il rapporto, è possibile inoltre osservare una diffusione quasi omogenea sul pianeta di anemia da carenza di ferro, patologia che, oltre a causare problemi di sviluppo nei bambini in età prescolare, può portare a gravi complicanze nel parto: si ritiene infatti che almeno il 20% dei decessi per parto sia dovuto proprio a deficit gravi di ferro.

Infine è sorprendente il dato riguardante i livelli di iodio, particolarmente preoccupante perché la carenza di questo elemento ha effetti gravi nelle donne in gravidanza, essendo causa di possibili malformazioni del feto e diversi gradi di ritardo mentale nel nascituro. Nella spiacevole classifica delle nazioni con maggiori carenze di iodio l’Europa è inoltre ai primi posti, con livelli insufficienti riscontrati nel 44% della popolazione. Una situazione che ha conseguenze dirette sulla salute, visto che solo in Italia si ammalano di gozzo (patologia dovuta alla carenza di iodio) circa sei milioni di persone ogni anno, con percentuali del 20% tra i giovani.

Riferimenti: Global Hunger Index 2014; Ifpri

Credits immagine: Angela Sevin/Flickr

Questo articolo è stato prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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