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Siria, un laboratorio mobile contro le armi chimiche

Il segretario generale delle Nazioni UniteBan Ki-moon ha ricevuto il rapporto sulle analisi effettuate dopo il sopralluogo degli ispettori in Siria sull’uso delle armi chimiche, e oggi lo stesso rapporto sarà presentato al Consiglio di Sicurezza. Nel frattempo il ministro dell’informazione siriano ha fatto sapere che la Siria si atterrà a qualsiasi indicazione verrà dall’ Onu e che accetta il piano russo per smantellare le proprie armi chimiche. “Stiamo preparando la nostra lista”, avrebbe detto infatti il ministro Omran al-Zoubi, riferendosi all’elenco delle armi possedute dalla Siria e ai siti in cui sono prodotte. All’Onu spetta adesso il compito di dare il via al piano di disfacimento dell’arsenale siriano, che dovrebbe essere portato a termine (ottimisticamente, considerato soprattutto il clima da guerra civile) entro la metà del 2014.

In questo scenario arriva la notizia, riferisce il NewScientist, di una nuova tecnologia messa punto dagli Usa per distruggere le armi chimiche in terra straniera. A quanto pare, infatti, lo scorso febbraio la Defense Threat Reduction Agencyavrebbe avviato la costruzione di un impianto mobile per la distruzione di armi chimiche, che doveva essere pronto nel giro di 20 settimane. E così è stato. La Edgewood Chemical Biological Center (Maryland) ha consegnato il lavoro per tempo al The Joint Program Executive Office, presentando il Field Deployable Hydrolysis System (Fdhs), un laboratorio portatile per la neutralizzazione delle armi chimiche.

Fulcro dell’impianto è una tanica di titanio di oltre 8000 litri di capienza, in cui vengono pompati agenti come sarine iprite, mescolati quindi con acqua, idrossido di sodio e candeggina, per esesre poi riscaldati. Questo processo favorisce l’idrolisi dei composti, che sono scissi in frammenti più piccoli. I prodotti di questa idrolisi possono quindi essere smaltiti presso impianti commerciali per il trattamento di rifiuti pericolosi.

L’efficienza del Fdhs è piuttosto alta, riuscendo a distruggere il 99,9% di un singolo carico di agente chimico nel giro di tre ore, mentre la capacità di lavoro invece varia da sostanza a sostanza, così che in un solo giorno possono essere neutralizzate dalle 5 alle 25 tonnellate di materiale.

Il laboratorio mobile (trasportabile tramite dei container e operato da circa 15 persone) conta anche apparati di gas-cromatografia e spettrometria di massa per identificare sia l’agente chimico da decontaminare che per controllare che i prodotti di scarto siano conformi alle richieste di sicurezza. Il Field Deployable Hydrolysis System però può operare su armi chimiche stoccate all’interno di contenitori e non su munizioni, dove sono più difficili da estrarre.

Via: Wired.it

Credits immagine:U.S. Embassy Tel Aviv/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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