A 10,5 anni luce dalla Terra, la stella Epsilon Eridani è una delle stelle più vicine a noi e la più vicina stella singola simile al Sole. Ma non solo. Nuove indagini effettuate grazie all’osservatorio volante (perché montato su un Boeing 747) SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), hanno approfondito le precedenti osservazioni del telescopio Spitzer, confermando che il sistema solare di Epsilon Eridani è il più vicino a presentare un’architettura simile al nostro e quindi ottimo per capire la formazione dei pianeti.
Secondo alcuni studi precendenti, il sistema Epsilon Eridani ha un disco di detriti che può essere composto da gas e polveri, piccole rocce e corpi ghiacciati. Tali dischi possono essere molto ampi, ininterrotti o concentrati in cinture di detriti simili alla nostra cintura di asteroidi (tra Marte e Giove) o alla cintura di Kuiper (oltre Nettuno). Inoltre, attente ma indirette misurazioni dei movimenti della stella indicano che un pianeta con massa simile a Giove orbita la stella a una distanza comparabile a quella tra Giove e il Sole.
Grazie ai nuovi rilevamenti del più sensibile telescopio SOFIA, Kate Su dell’Università dell’Arizona e colleghi sono stati capaci di distinguere tra due modelli teorici, basati sulle precedenti osservazioni effettuate dal telescopio Spitzer, circa l’ubicazione di detriti caldi – come gas e polveri – attorno alla stella. Lo studio, pubblicato sull’Astronomical Journal, è stato reso possibile perché SOFIA ha un telescopio dal diametro più grande di Spitzer (2,5 mt a fronte di 0,85 mt), e quindi capace di osservare dettagli 3 volte più piccoli. Inoltre, la potente camera a infrarossi di SOFIA –chiamata FORCAST – ha consentito al team di studiare le emissioni infrarosse più forti provenienti dai detriti caldi attorno alla stella, a una lunghezza d’onda di 25-40 micron, non percepibili dagli osservatori sul suolo terrestre.
Il primo modello indica che i detriti caldi si trovano in due stretti anelli che corrisponderebbero rispettivamente con la posizione della cintura di asteroidi e con l’orbita di Urano del nostro Sistema solare. Secondo questo modello, la presenza del pianeta più grande potrebbe essere associata a una vicina cintura di detriti. L’altro modello attribuisce il materiale caldo alla polvere originatasi in una zona esterna (simile alla nostra cintura di Kuiper) che ha formato un disco di detriti esteso fino alla stella centrale. In questo modello il materiale caldo è un disco continuo e non è compatibile con la presenza di pianeti in zone più interne.
Usando SOFIA, Su e il suo team hanno accertato che i detriti caldi attorno a Epsilon Eridani sono organizzati secondo quanto suggerito dal primo modello o almeno in uno stretto anello piuttosto che in una cintura vasta e continua. Ciò rende il sistema di Epsilon Eirdani alquanto simile al nostro Sistema solare, e molto utile per conoscere più in dettaglio i meccanismi con cui si è originato ed evoluto.
Riferimenti: The Astronomical Journal