Il Sistema solare con otto pianeti, scoperto da una rete neurale

Le osservazioni sono finite nel 2013. Ma le scoperte di Keplesono appena iniziate. Lo dimostra l’ultimo annuncio della Nasa: il primo sistema planetario affollato come il nostro Sistema solare. La stella in questione è Kepler 90, simile al nostro Sole anche se di dimensioni lievemente maggiori, e distante circa 2.500 anni luce dalla Terra. Fino ad oggi ad oggi formava uno dei pochissimi sistemi planetari noti composti da sette pianeti, ma ora è diventato il primo – a parte il nostro ovviamente – a possedere ufficialmente otto pianeti. Tutto merito di Kepler 90i, un esopianeta scoperto grazie all’aiuto di Big G.

Gli autori della scoperta sono Andrew Vanderburg e Christopher Shallue, un astrofisico dell’università del Texas di Austine un esperto di reti neurali che lavora per Google Ai. Grazie al loro lavoro sono riusciti a dimostrare che l’enorme database di dati raccolti dal telescopio Kepler contiene ancora moltissimi segreti che aspettano solamente di essere portati alla luce.

I quattro anni di osservazioni del telescopio spaziale della Nasa hanno infatti permesso di raccogliere oltre 35mila segnali di possibili esopianeti. I più evidenti sono già stati analizzati a fondo portando alla luce più di 3mila nuovi pianeti extrasolari, ma i segnali più deboli – la maggior parte – sono stati archiviati in attesa di nuove tecnologie che permettano un’esame più veloce e approfondito di questo enorme database di avvistamenti.

Ed è qui che entra in gioco la rete neurale di Google Ai. Grazie a un nuovo algoritmo di ricerca ideato da Vanderburg e Shallue l’intelligenza artificiale è infatti in grado di studiare anche i segnali più deboli contenuti nel database di Kepler, e scoprire nuovi esopianeti sfuggiti fino ad oggi alle analisi degli scienziati.

Come hanno spiegato i due durante una conferenza stampa della Nasa, è proprio in situazioni del genere che le reti neurali, e la loro potentissima capacita di riconoscere regolarità all’interno di un set di dati, danno il loro meglio. Addestrando la loro rete neurale su oltre 15mila segnali già confermati, i due ricercatori hanno infatti prodotto un algoritmo in grado di distinguere un esopianeta da un falso positivo con una precisione del 96%. E per testarlo hanno deciso di metterlo alla prova su 670 sistemiplanetari in cui era già stata scoperta la presenza di esopianeti nel primo round di analisi.

L’esperimento, ovviamente, ha dato i risultati sperati: terminate le analisi, e le verifiche del caso, sono stati scoperti ben due nuovi pianeti extrasolari. Uno nel sistema Kepler 80, un pianeta simile alla Terra che va ad aggiungersi ai cinque precedentemente scoperti attorno alla stella. E poi ovviamenteKepler 90i: un piccolo pianeta roccioso che orbita intorno alla sua stella ogni 14,4 giorni, destinato a far parlare di sé perché dimostra l’esistenza di un secondo sistema planetario con otto pianeti, esattamente come il nostro.

Secondo i due scienziati, inoltre, potrebbe trattarsi solamente dell’inizio. Le dimensioni del sistema Kepler 90 lasciano infatti sospettare la presenza di un numero molto maggiore di pianeti rispetto a quelli attualmente noti. Un fatto che, se confermato, dimostrerebbe che il Sistema solare non è poi tanto speciale, e che le stelle con un alto numero di pianeti potrebbero essere la norma nella nostra Galassia.

“Kepler 90i è come una versione in miniatura del nostro Sistema solare”, ha raccontato Vanderburg durante la diretta della Nasa. “Ci sono pianeti di piccole dimensioni nella zona interna, e pianeti di dimensioni maggiori in quella esterna. La differenza è che per quanto ne sappiamo attualmente è tutto concentrato in uno spazio molto minore”.

Kepler 90 possiede altri pianeti oltre agli 8 già identificati? Per accertarlo non resta che continuare ad analizzare i dati raccolti da Kepler. Quel che è certo, comunque, è che con tanti dati ancora da analizzare le scoperte sono ancora solamente agli inizi.

Via: Wired.it

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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