Sport, cosa nascondono i gesti della vittoria

Braccia al cielo, petto in fuori, e il viso che guarda in alto, sorridente. Avrete visto mille volte una reazione del genere: è la tipica postura di un atleta vittorioso. Cosa sta facendo? Dimostra di avere una posizione dominante sullo sconfitto. Un nuovo studio della San Francisco State University ha analizzato infatti le reazioni dei vincitori di diverse gare di judo olimpiche e paralimpiche, mettendo in luce la presenza di caratteristiche comuni nella postura degli atleti trionfanti. I risultati, pubblicati sulla rivista Motivation and Emotion, dimostrerebbero che si tratta di un comportamento inconscio, e probabilmente innato, che serve ad esprimere dominanza sull’avversario attraverso gesti che fanno sembrare il nostro corpo più grande.

I ricercatori hanno osservato la postura degli atleti nei momenti immediatamente successivi alla vittoria, determinando quanti e quali dei loro gesti rientrassero in una lista di “atteggiamenti di trionfo”, quali: alzare le braccia sopra l’altezza delle spalle, spingere il petto in fuori, volgere lo sguardo al cielo e sorridere. Si tratta di gesti che secondo i ricercatori caratterizzano un comportamento diverso dal semplice orgoglio per la vittoria, che servirebbe invece ad esprimere attraverso il linguaggio del corpo il proprio ruolo dominante all’interno della gerarchia sociale. “Molti mammiferi utilizzano simili dimostrazioni aggressive di dominanza, che servono a far sembrare il proprio corpo più grande”, sottolinea David Matsumoto, professore di psicologia della San Francisco State University che ha partecipato allo studio.

Dai filmati delle gare è emerso che tutti gli atleti vittoriosi reagivano con un atteggiamento di trionfo. Non solo, i judoka (atleti che praticano il judo) ciechi delle paraolimpiadi mostravano gli stessi gesti degli atleti vedenti, un particolare che sembrerebbe indicare come questi comportamenti non siano appresi per imitazione, ma rappresentino piuttosto una reazione innata, comune a tutti i membri della nostra specie. “Si tratta di una reazione breve, immediata e universale, messa in atto da persone di tutte le culture quando vincono un combattimento”, continua Matsumoto.

I nuovi risultati d’altronde sono in linea con quelli di uno studio precedente, in cui i ricercatori avevano dimostrato come l’intensità dei comportamenti di trionfo di un atleta sia proporzionale all’enfasi posta nella sua cultura di origine al rispetto delle gerarchie sociali. In paesi come Malesia, Slovacchia e Romania, dove lo status sociale avrebbe un’importanza maggiore, i comportamenti di trionfo risulterebbero infatti più marcati, mentre in nazioni come l’Italia, dove la gerarchia ha un’importanza minore, la reazione degli atleti tenderebbero a essere più contenuta.

Le reazioni di dominanza sono infatti fondamentali per stabilire il proprio status gerarchico all’interno di un gruppo, ed è dunque normale che quando questo riveste un’importanza maggiore vi sia un utilizzo più marcato del linguaggio del corpo. Il fenomeno si può notare anche in contesti molto diversi. “Durante una riunione, chi detiene una posizione di potere tenderà ad esempio a sedere più eretto e sembrare più alto, userà un tono di voce più forte e gesti delle mani che sottintendono dominanza”, racconta Matsumoto. “Durante un conflitto invece, chi urla di più e si dimostra più risoluto verrà visto come leader. Si tratta infatti di atteggiamenti che servono a stabilire la gerarchia in quel determinato contesto”.

Riferimenti: Motivation and Emotion; Dominance threat display for victory and achievement in competition context; Hyisung C. Hwang, David Matsumoto; DOI 10.1007/s11031-013-9390-1

Credits immagine:Marc/Flickr

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