Anche quando stanno fermi, i podisti bruciano oltre il 50 per cento di energia in più delle persone sedentarie, convertendola in calore in modo molto più efficiente. E, soprattutto, consumando il glucosio attraverso una via diversa da quella legata all’insulina. Gerald Shulman dell’Università di Yale (Usa) ha sottoposto a risonanza magnetica sia corridori professionisti sia persone con uno stile di vita sedentario. Dalla comparazione, riportata su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), è emerso che negli atleti il tasso di ossidazione nei muscoli è più elevato in media del 54 per cento. Invece, la sintesi di Atp (Adenosina-5-trifosfato, la molecola che immagazzina energia chimica all’interno delle cellule per il metabolismo) è risultata simile in entrambi i gruppi. Questo suggerisce che la dissociazione dei due processi – quello di ossidazione dei grassi e quello di produzione di Atp – può essere un’altra via attraverso cui l’attività fisica riduce il bisogno di insulina.
L’esercizio fisico favorisce un aumento del numero dei mitocondri, le fabbriche di energia delle cellule, principali responsabili del processo di ossidazione. Questo, spiegano gli studiosi, non solo accelera il consumo di grassi, ma contribuisce anche all’attivazione di un enzima fondamentale, l’Amp chinasi, che aiuta i muscoli ad assorbire il glucosio, svolgendo una funzione simile a quella dell’insulina, pur secondo un processo differente. Questo potrebbe essere un altro motivo per cui l’attività fisica risulta importante per chi soffre di diabete di tipo 2, soprattutto nelle persone anziane. (ga.c.)