Contro la resistenza agli antibiotici dobbiamo potenziare le nostre difese immunitarie

Antibiotici
(Foto: CDC su Unsplash)

Negli ultimi anni sono diventati sempre più frequenti i casi di malattie provocate da batteri resistenti ai farmaci attualmente in uso. I decessi in tutto il mondo, sostiene l’Organicazione Mondiale della Sanità (OMS) superano di molto i 700.000 l’anno. Fabrizio Pregliasco, Direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano, in collaborazione con la giornalista Paola Arosio, indaga sulle cause di questo fenomeno e propone, prima che sia troppo tardi, possibili soluzioni contro i superbatteri.

Alle origini di queste infezioni spesso mortali e in vertiginoso aumento si trovano microrganismi, spesso penetrati nell’organismo con l’ingestione di acqua e alimenti contaminati, resistenti sia alle difese del sistema immunitario sia a farmaci che dovrebbero distruggerli, come per esempio gli antibiotici. Il libro racconta, come in un romanzo, le storie di chi per primo riuscì a vedere con strumenti ottici rudimentali diversi tipi di “animaletti” piccolissimi e di chi per primo riuscì ad individuare sostanze capaci di ucciderli. I primi antibiotici prodotti da muffe o altri organismi “naturali” furono la penicillina e la streptomicina, seguite dalle cefalosporine, mentre la tetraciclina aprì la strada alla ricerca chimica sostenuta dall’industria farmaceutica.

I meccanismi di azione dei tanti antibiotici sono ovviamente diversi, a volte attivi su una sola specie batterica. Ma i microrganismi, il cui DNA non è racchiuso in un nucleo strutturato, si riproducono a velocità spaventosa ed ogni popolazione può raddoppiare in soli venti minuti: si traferiscono così alle nuove generazioni le caratteristiche dei genitori, ma si diffondono velocemente anche le mutazioni casuali, veicolate dal DNA mutato, leggermente diverso da quello della cellula madre. I meccanismi evolutivi, rapidamente entrati in azione nelle diverse popolazioni batteriche, selezionano velocemente ceppi resistenti all’azione distruttiva dei farmaci.

superbatteri
Fabrizio Pregliasco, Paola Arosio
I superbatteri. Una minaccia da combattere
Raffaello Cortina, 2023
pp.276, € 23,00

All’interno dei batteri, inoltre, si trovano altre forme di DNA chiamate plasmidi: sono piccoli anelli di materiale genetico che portano diverse informazioni, tra cui quelle per la resistenza agli antibiotici. Questi anelli possono trasferirsi molto facilmente da un batterio all’altro, anche tra specie diverse, permettendo la trasmissione orizzontale dei caratteri (la trasmissione verticale è quella che si verifica tra genitori e figli) e quindi diffondendo la resistenza. Questo rappresenta un grave pericolo per la salute umana, che si trova gradualmente privata di farmaci efficaci contro le infezioni: una ferita, una semplice operazione di appendicite, una tonsillite possono diventare mortali.

Pregliasco mette in guardia contro la resistenza ai farmaci provocata dall’uso improprio di antibiotici non necessari e non attivi, per esempio, nelle infezioni virali come il comune raffreddore; la biologia ci aiuta a capire come, smettendo la terapia quando ci si sente guariti ma non si rispettando i tempi corretti di somministrazione del medicinale, si favorisce la diffusione di batteri resistenti. La possibilità di infettarsi con i superbatteri è altissima negli ospedali, che stanno diventando luoghi potenzialmente pericolosi perché anche lì è ormai praticamente impossibile debellare ceppi di Stafilococco, Shighella, Salmonella, Klebsiella, Pseudomonas… ormai divenuti mortali, e diventa sempre più facile superare la linea di confine tra infezioni curabili e non curabili. Qualunque antibiotico, inoltre, capace di uccidere cellule batteriche, provoca inevitabilmente danni più o meno gravi anche alle cellule umane ed anche ai batteri che convivono nel nostro organismo, svolgendo funzioni necessarie alla nostra stessa sopravvivenza.

Gli antibiotici sembrano essere diventati un farmaco tuttofare, in un mondo dove sicurezza e speculazione rispondono in modo ineguale alle esigenze di mercato. Per esempio, nei paesi ricchi, gli antibiotici sono assai spesso somministrati ad animali ammalati (sicurezza), ma negli allevamenti intensivi vengono dati anche ad animali sani (speculazione), per accelerarne la crescita o come prevenzione contro le infezioni, quasi inevitabili negli allevamenti dove gli animali vivono in condizioni assai problematiche. Salute umana e salute animale sono legate a doppio filo, e la salute è “circolare”, come scrive la virologa Ilaria Capua, ma intanto i batteri resistenti si trasferiscono senza alcuna difficoltà dagli animali all’uomo.

Nel mondo, la diffusione dell’antibiotico-resistenza investe i paesi in guerra, come la Striscia di Gaza, o i paesi più poveri, come l’Africa sub-sahariana, l’India, l’Amazzonia dove a volte sono disponibili solo una o due pastiche di medicinale a persona, insufficienti per qualsiasi cura ma più che sufficienti a selezionare microrganismi resistenti. Inoltre, proprio come esempio della mancanza di controllo ambientale, è noto che nelle circa 300 industrie farmaceutiche di Hyderabad i livelli di farmaci nelle acque, nel terreno e nell’aria superano qualsiasi margine di sicurezza, gli scarichi ne contengono in quantità massiccia, e intanto la gente muore. Nella recente pandemia da Covid-19 gli antibiotici, a cui i virus sono insensibili, sono stati distribuiti in grandi quantità e ovviamente non si sono dimostrati di alcuna efficacia: piuttosto, molti malati colpiti dalla polmonite virale hanno tratto beneficio da antiinfiammatori che controllavano la risposta immunitaria.

Nell’attesa di un improbabile superantibiotico (che pure si sta attivamente cercando), potenziare le proprie risposte immunitarie potrebbe rappresentare, secondo Pregliasco, una strategia vincente contro i superbatteri. La protezione vaccinale, specifica per ogni tipologia infettiva, permette di prevenire la malattia e quindi di evitare la moltiplicazione e la diffusione di patogeni nell’ambiente. Purtroppo, come la recente pandemia ha dimostrato, è piuttosto difficile convincere persone sane ad accettare una iniezione per vaccinarsi contro una possibile infezione e le aziende produttrici, da parte loro, preferiscono concentrarsi sullo sviluppo di farmaci economicamente più vantaggiosi. Eppure l’introduzione dei vaccini, documenta Pregliasco, ha più che dimezzato la percentuale di ceppi di Pneumococco e di Haemophilus influenzae resistenti a vari antibiotici abbassando il numero di malati (e di morti) sia di polmonite che di meningite.

Oggi i vaccini proteggono l’organismo sia contro le infezioni batteriche che contro quelle virali e, anche se la velocità di mutazione dei virus è maggiore di quella dei batteri, è possibile modellare i vaccini sulle nuove varianti (come nel caso dell’influenza annuale). Le differenze terapeutiche sono sostanziali: mentre gli antibiotici entrano in azione quando nell’organismo circolano già miliardi e miliardi di batteri, e sono altamente specifici attaccando un singolo bersaglio, i vaccini vengono somministrati prima che l’infezione si sviluppi: il sistema immunitario può contrastare così pochi ospiti indesiderati, limitarne la moltiplicazione e, soprattutto nel caso dei virus, agire contro diverse varianti.

Per completezza, il volume dedica un capitolo al complesso rapporto tra umani e organismi microscopici simbionti: ormai sappiamo che il nostro corpo è abitato da miliardi di batteri di specie diverse, un corredo che ci accompagna fin dalla nascita e si modifica nel corso della vita. La loro presenza ha un ruolo nello sviluppo del sistema immunitario, modifica il nostro ambiente interno, influenza il peso corporeo, produce elementi essenziali, mette in circolo sostanze come alcuni neurotrasmettitori che influenzano anche gli stati psicologici, in un equilibrio complesso che modifica molti aspetti della nostra fisiologia. Una volta riconosciuta l’importanza del microbiota intestinale, l’industria ha avviato la produzione di probiotici, prebiotici e postbiotici, sostanze che in varia misura dovrebbero favorirne lo sviluppo o modificarne la composizione. In appendice troviamo anche delle interessanti informazioni sulle infezioni fungine, non sempre debellate dagli antimicotici, che possono essere combattute non dai farmaci ma da vaccini specifici.

Il linguaggio scorrevole, i numerosi esempi di casi, le informazioni chiare rendono piacevole la lettura di un testo che mette in evidenza la relazione tra il comportamento dei singoli con le caratteristiche di un ambiente condiviso e con la vita stessa degli altri. Ciascuno può diffondere batteri antibiotico-resistenti e contagiare persone più fragili o più indifese mettendole a rischio, per tutti è importante essere consapevoli di questa seria responsabilità.

Credits immagine: CDC su Unsplash