Altro che kryptonite rossa. Il segreto dei poteri di Superman (che da oggi potremo rivedere nelle sale, con l’uscita de L’Uomo d’acciaio) è tutto terrestre. E sta scritto nei nostri geni: si tratta di due fattori di crescita, la miostatina e l’activina A, secreti dalle cellule per sopprimere la crescita eccessiva dei muscoli. Lo racconta Paul Zehr, professore di neuroscienze alla University of Victoria e appassionato di super-eroi, su Scientific American: “Sostanzialmente, queste due sostanze lavorano insieme per mantenere entro un certo range la dimensione e il numero delle cellule muscolari, e quindi la forza complessiva del muscolo”. Dal momento che questi fattori hanno un effetto “frenante” sulla crescita del muscolo, la loro rimozione consentirebbe alle cellule di diventare più grandi e numerose. E, magari, potremmo diventare tutti d’acciaio.
L’effetto della miostatina è noto già dal 1807 (anche se allora non si chiamava così), quando l’allevatore inglese H. Culley osservò che parte del suo bestiame sembrava eccessivamente e insolitamente muscoloso. Il disturbo – se così si può definire – fu chiamato ipertrofia muscolare bovina, e in seguito fu collegato alla delezione nel gene della miostatina. L’effetto di questa mutazione, assieme a quella dell’activina A, scoperta più di recente, è stato poi dimostrato in molti altri mammiferi, tra cui roditori, cani, maiali e pecore.
Sappiamo qualcosa anche di quello che succede all’uomo. Uno studio del 2004 ha dimostrato che il tessuto muscolare della gamba di un bambino con la mutazione genetica cresce molto più di quello di un bambino normale. A quattro anni e mezzo, il piccolo era in grado di tenere in mano due manubri da due chili ciascuno. Niente male davvero. Ma c’è dell’altro. Abbiamo capito che la forza è funzione di numero e dimensione delle cellule muscolari. E il numero e la dimensione delle cellule muscolari, a loro volta, sono regolati da miostatina e activina A. Risalendo le correlazioni causa-effetto, gli scienziati hanno scoperto che i due fattori sono controllati dalla follistatina, una sorta di interruttore genetico.
A questo punto, sembra che abbiamo tutti gli ingredienti per creare in laboratorio il nostro Uomo d’acciaio. Ma non è proprio così. Anche perché gli effetti a lungo termine dell’introduzione di manipolazioni genetiche su questi fattori di crescita non sono ancora noti e non c’è alcuna sperimentazione clinica in merito. Ma gli spiragli sembrano promettenti. Le applicazioni più promettenti, al di là dei fanatici del body building e dei mitomani emuli di Superman, potrebbero essere nella terapia e nella riabilitazione di soggetti con disturbi motori degenerativi. “Il supereroe approverebbe”, conclude Zehr.
Via: Wired.it
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