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Buona parte dei film girati prima degli anni Cinquanta rischia di finire in fumo. E sono in pericolo anche molti fra quelli più recenti, fino agli anni Ottanta. Per i primi la colpa è del supporto usato per la pellicola, il nitrato di cellulosa, soggetto ad alti rischi di combustione. Per i secondi incombe una vera e propria malattia degenerativa del colore. Che cosa si fa per recuperare questi film, tra i quali ci sono anche capolavori del cinema mondiale? Galileo ha cercato di scoprirlo parlando con responsabili e tecnici del laboratorio di restauro di Cinecittà e della Scuola sperimentale di cinematografia che ospita la Cineteca nazionale

Torna a splendere una delle opere più famose, ma anche più disastrate, del nostro Rinascimento: l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, dopo un restauro durato oltre vent’anni. E’ stato un lavoro lungo e complesso, ammirato e criticato, che ha visto unite la scienza e l’arte: chimici, biologi e architetti hanno lavorato fianco a fianco, sulle impalcature del Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie di Milano, sotto la guida della restauratrice Pinin Brambilla Barcillon. Che ha raccontato a Galileo i passi più importanti del lavoro

A due anni dal sisma, il prossimo Natale la basilica di Assisi verrà riaperta al pubblico. Per quella data, le ferite lasciate dal terremoto saranno sanate, e sarà completato il restauro dei 2200 metri quadrati di affreschi rimasti al loro posto. Per rivedere quelli rovinati al suolo – 140 metri quadri di superficie pittorica ridotta in frantumi da un volo di circa venti metri – bisognerà invece aspettare ancora un poco. Ma un po’ alla volta il cantiere di Assisi ha assunto sempre più l’aspetto di un laboratorio sperimentale, aperto anche ai contributi di scienziati e tecnici stranieri e alla verifica di nuovi materiali e tecniche d’avanguardia

Soluzioni d’avanguardia per il restauro della basilica di Assisi, duramente colpita dal sisma dell’autunno ‘97, verranno presentate oggi in una conferenza nella sede dell’Onu...