Categorie: AmbienteVita

Tra formiche e funghi un legame che cambia il Dna

Le formiche tagliafoglie americane non posseggono alcuni geni chiave per il metabolismo. La spiegazione, secondo i ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison, sta nel rapporto simbiotico con un fungo, che fornirebbe loro determinate sostanze in cambio di altro nutrimento. 

Per Cameron Currie e Garret Suen, autori dello studio pubblicato su PLoS Genetics, si tratterebbe di un tipico esempio di coevoluzione, in cui le strette interazioni tra i membri della comunità finiscono per guidare i processi evolutivi delle singole specie.

I ricercatori hanno sequenziato il genoma di Atta cephalotes, una specie di formica molto diffusa nelle foreste tropicali americane. Le sue numerosissime colonie sono formate da milioni di esemplari che instancabilmente raccolgono pezzi di foglie dagli alberi per alimentare il fungo con cui vivono in simbiosi. Quest’ultimo, coltivato dagli insetti in grandi gallerie sotterranee, restituisce il favore offrendo alle formiche tagliafoglie le sostanze nutritive di cui esse hanno bisogno.

Ebbene, lo studio mostra che il genoma di A. cephalotes porta con sé i segni di questo stretto rapporto. Analizzando i 290 milioni di unità-base (nucleotidi) che compongono il codice genetico della formica, gli studiosi hanno scoperto l’assenza di alcuni geni normalmente presenti in altre specie. In particolare, le formiche tagliafoglie sarebbero prive di due enzimi fondamentali per la sintesi dell’aminoacido arginina; a quanto pare, le formiche non hanno bisogno di produrlo perché possono ottenerlo dal fungo che coltivano. Un’altra caratteristica che riflette la relazione simbiotica tra le due specie è il ridotto numero di serina proteasi nel genoma dell’insetto, un enzima che degrada le proteine per convertirle in aminoacidi semplici: anche in questo caso, la spiegazione si trova nei nutrienti offerti dal fungo, già parzialmente digeriti.
L’analisi ha permesso di chiarire meglio le dinamiche di un rapporto di interdipendenza estremamente complesso, in cui intervengono anche diversi tipi di batteri simbiotici che forniscono azoto organico, o aiutano il fungo ad assimilare i piccoli frammenti di foglie. 

Il genoma di Atta cephalotes va ad aggiungersi a quelli di altre tre specie di formiche pubblicati pochi giorni fa su PNAS: la formica rossa gigante (Pogonomyrmes barbatus), la formica argentina (Linepithema humile) e la formica di fuoco (Solenopsis invicta). Le ultime due sono specie invasive che provocano grossi danni alle colture in America, e la conoscenza del loro genoma potrebbe aiutare a sviluppare in futuro strategie alternative ai pesticidi tossici per allontanarle dalle coltivazioni.

Riferimento: DOI: 10.1371/journal.pgen.1002007

Moreno Colaiacovo

Dopo la laurea in Bioinformatica accede al dottorato in Sistemi Complessi in Medicina e Scienze della Vita, presso l'Università di Torino. Dalla sua passione per la genetica nasce il blog myGenomix che lo avvicina al mondo della divulgazione scientifica, dando il via a diverse collaborazioni tra cui quelle con Galileo, Wired, Tecn'è e il blog Estropico.

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  • la coevoluzione è un altro formidabile esempio di quanto prima il gene ma anche la struttuta fisica ed relazionale delle varie parti della nostra terra ( solo?)siano in relaione tra loro. La difficoltà di questa visione nasce dal fatto che noi tendiamo razionalmente a scindere la realtà in tante sotto unità per cercare di capirne il funzionamento e , proprio per questo, non riusciamo a consoscere le relazioni.E' un vincolo prima culturale e poi di concreto uso delle nostre possibilità di comprenderci.

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