Categorie: Salute

Nessun collegamento tra traumi cranici e Alzheimer

Nonostante la presenza di un collegamento tra traumi cranici e lo sviluppo dell’Alzheimer sia sostenuta da un gran numero di esperti, una nuova ricerca pubblicata su JAMA Neurology sembrerebbe negare questa ipotesi. Lo studio, al contrario, mostra come un trauma cranico seguito da una perdita di conoscenza può essere collegato allo sviluppo, in età avanzata, di sintomi precursori del morbo di Parkinson, ma non con quelli di Alzheimer o demenza.

Durante la ricerca, il team ha studiato dati sui traumi cranici di oltre 7mila adulti, raccolti durante il più grande studio di questo tipo mai condotto e basato su test clinici effettuati annualmente o ogni due anni. Di questo gruppo, 865 pazienti avevano subito un trauma cranico con perdita di conoscenza, e 142 di essi erano rimasti privi di sensi per oltre un’ora. I ricercatori hanno studiato i collegamenti tra i traumi subiti dai partecipanti e lo sviluppo, più avanti nella vita, di malattie quali la demenza, l’Alzheimer, il Parkinson e il deterioramento cognitivo lieve (ossia la presenza di deficit cognitivi che tuttavia non interferiscono significativamente con le attività giornaliere).

Dai dati analizzati, non è emersa nessuna relazione significativa tra il rischio di demenza e la presenza di traumi cranici con perdita di conoscenza. Risultati simili sono stati ottenuti per l’Alzheimer: l’analisi delle autopsie cerebrali dei partecipanti non hanno infatti mostrato collegamenti tra il trauma subito e la presenza di placche amiloidi o di ammassi neurofibrillari, segnali precursori della presenza della malattia. Tuttavia, gli scienziati si sono accorti di un evidente relazione tra i traumi cranici e il Parkinson: in questo caso, le autopsie mostravano una maggiore probabilità di sviluppare corpi di Lewy, aggregati proteici anomali che si sviluppano all’interno delle cellule nervose, nei casi un cui la perdita di conoscenza era durata meno di un’ora, e una maggiore probabilità di subire micro-ictus cerebrali se la perdita di conoscenza era stata superiore ad un’ora – entrambi possibili indizi dello sviluppo del morbo.

“I risultati dello studio suggeriscono che gli individui che hanno subito traumi cranici in passato rischiano di sviluppare una neuro-degenerazione più avanti nella vita, ma non la malattia di Alzheimer,” Ha commentato Kristen Dams-O’Connor, che ha preso parte alla ricerca, “Il nostro scopo è identificare e trattare la neurodegenerazione che insorge in seguito a un trauma cranico, ma per farlo dobbiamo prima capire come funziona, identificarne i fattori di rischio e sviluppare trattamenti efficaci.”

Riferimenti:  JAMA Neurology

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

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