Troppi farmaci ai bambini

CINECAProgetto Arno: Bambini e farmaciRicerca &PraticaIl pensiero scientifico editore, 2004pp. 296, s.i.p.Efficaci, sicuri e mirati. Questi i requisiti che tutti i farmaci dovrebbero possedere, a maggior ragione se destinati ai bambini. Purtroppo però proprio i medicinali utilizzati in pediatria continuano a sollevare riserve. Le ultime perplessità emergono dal “Rapporto ARNO Pediatria 2003” pubblicato sul numero di dicembre della rivista Ricerca&Pratica dell’Istituto Mario Negri. Il documento riporta i risultati di una ricerca, la terza dopo quelle del 1998 e del 2000, svolta dall’Osservatorio ARNO, nato nel 1986 in collaborazione con il Cineca (Consorzio interuniversitario di Bologna) per effettuare periodici monitoraggi delle prescrizioni farmacologiche. L’indagine svolta su circa un milione di bambini di età inferiore ai 14 anni, appartenenti a 24 Asl variamente distribuite sul territorio nazionale, non fa altro che confermare cose già note da tempo. Ossia che la maggior parte dei farmaci somministrati ai bambini non sono stati prodotti per questo specifico scopo (utilizzo off-label), che spesso i dosaggi consigliati sono inappropriati e che manca una seria documentazione sulla loro efficacia clinica e sicurezza. Dalla ricerca ARNO emerge che 620.239 bambini (il 63 per cento del campione analizzato) hanno concluso le loro visite mediche con una ricetta in mano.Ma quali sono le medicine più “gettonate”? Gli antibiotici e i farmaci antiasmatici innanzitutto, presenti nell’80 per cento delle prescrizioni mediche. Tra questi va per la maggiore l’associazione amoxicillina e acido clavulanico, che è considerata farmaco di prima scelta per otiti ricorrenti, ascessi peritonsillari e retrofaringei, sinusiti, polmoniti del lattante e ferite da morsi. Patologie non così frequenti da giustificare i 5,1 milioni di euro spesi nel corso del 2003 e le 429.787 confezioni prescritte a più di 200.000 bambini, la maggior parte dei quali di solamente un anno di età. Sono infatti rarissimi i bambini che arrivano al loro primo compleanno senza aver mai ricevuto cure a base di antibiotici, antiasmatici o corticosteroidi sistemici. Con l’aumentare dell’età il ricorso a questi farmaci diminuisce notevolmente. Gli altri dati ci dicono che: con 3,2 prescrizioni ognuno e 5 confezioni di medicinali, i maschi risultano più “curati” rispetto alle femmine (3 prescrizioni e 4,6 pezzi), che il 72 per cento delle prescrizioni è firmato dai pediatri di famiglia mentre il 26 per cento da medici generici e che sono stati prescritti 645 principi attivi corrispondenti a 2.813 specialità farmacologiche. Lette al di là del loro valore statistico, le cifre citate rendono la situazione italiana unica o quantomeno particolare. Il numero di principi attivi infatti è assai elevato. Ne basterebbero 20 per soddisfare i più frequenti bisogni terapeutici dei bambini. Il ricorso ad alcuni medicinali poi è del tutto inappropriato. Uno fra tutti l’aciclovir, farmaco specifico per la varicella, malattia che riguarda solo lo 0,9 per cento della popolazione pediatrica. Eppure l’aciclovir viene somministrato al 4 per cento dei bambini di un anno e al 3,6 per cento di quelli in età prescolare. Il che fa pensare a un suo utilizzo anche come profilassi in caso di malattia tra i familiari. “Una pratica non documentata da prove di efficacia”, si legge sul Rapporto ARNO, dove si critica anche il ricorso disinvolto al beclometasone, un corticosteroide topico per uso inalatorio (aerosol e spray). E la lista delle “prescrizioni leggere” non finisce qui. Solo il 41 per cento dei farmaci prescritti, infatti, è riportato nella Guida all’uso dei farmaci per i bambini, pubblicata nel 2003 dal Ministero e della Salute e distribuita a medici, farmacisti e infermieri. Del problema è stato interessato anche il parlamento europeo con una proposta presentata lo scorso settembre per regolamentare l’uso dei medicinali pediatrici. Con queste finalità: aumentare lo sviluppo di medicinali per uso pediatrico; garantire che i medicinali utilizzati nella popolazione pediatrica siano di qualità elevata e oggetto di una ricerca etica, nonché di un’autorizzazione specifica per uso pediatrico; migliorare le informazioni disponibili sull’uso dei medicinali nelle diverse popolazioni pediatriche. Obiettivi ancora lontani da raggiungere, secondo il Rapporto ARNO.

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