Tutto sulla comunicazione

Dario Edoardo Viganò (a cura di)
Dizionario della comunicazione
Carocci 2009, pp. 1302, euro 115,00

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S’intitola “dizionario della comunicazione”, ma non troverete una serie di voci ordinate in ordine alfabetico. In effetti, più che di un vero e proprio dizionario si tratta, per ammissione dello stesso curatore, di un’opera titanica: un tomo di 1300 pagine in cui vengono passati in rassegna tutti gli aspetti della comunicazione. Il volume ha un’architettura complessa. L’ottica multidisciplinare detta la principale suddivisione in dieci diversi approcci: storia, forme della comunicazione mediale, economia e management, semiotica e scienze dei linguaggi, sociologia, psicologia, educazione multimediale, etica, politica e perfino teologia. Insomma, quale che sia l’argomento su cui vogliate documentarvi in materia di comunicazione, qui troverete pane per i vostri denti. Ogni approccio è articolato in un’introduzione di carattere generale e diversi ambiti. Nell’approccio storico, per esempio, troverete, tra gli altri, un ambito dedicato alla poesia, uno a stampa e censura e un altro al fotogiornalismo. Gli ambiti sono saggi di taglio informativo che propongono argomenti, temi e percorsi, e sono abbinati a dei focus che affrontano invece questioni più specifiche, per esempio, tanto per rimanere nel primo approccio, “l’avvento della marca-star” e “l’era dei tag”. Gli autori sono docenti universitari o esperti del settore, e offrono contributi d’indubbia qualità.

Il testo è un prezioso strumento didattico per gli studenti universitari, ma è utilissimo anche per chi insegna e per chi lavora nel settore della comunicazione, a partire da giornalisti e divulgatori. A chi si occupa di comunicazione multimediale va segnalato il saggio di Sara Peticca su “l’informazione online e il blog”, che ricostruisce a grandi linee la storia dell’informazione multimediale dal lancio del primo quotidiano online, The Fort Worth Star Telegram, a la diffusione del citizen journalism, ricordandoci, per esempio, che in Italia fu l’Unione Sarda a uscire per primo in Internet, mentre il  Corriere della sera seguì una politica di repurposing, ossia di riproposizione in rete degli stessi contenuti che metteva su carta. I due focus che corredano il saggio affrontano l’importante questione dei nuovi valori nell’epoca del web. La comunicazione aperta, la democraticità, la parità tra gli utenti, il valore della scoperta tecnologica sono le nuove priorità dettate dalla società tecno-meritocratica, una società basata sul dialogo e sulla commistione tra culture diverse, ovvero su processi di ciò che gli studiosi chiamano creolizzazione. In quanto permette il superamento delle tradizionali barriere di tempo e di spazio, la rete apre la strada alla formazione di identità che non si basano più sulla comune appartenenza a una comunità d’origine, ma piuttosto sulla condivisione di idee e principi, e sulla co-cotruzione di senso. Il progresso tecnologico della multimedialità propugna insomma ciò che Popper ha definito il Mondo 3, ovvero la sfera dei pensieri e delle opere create dall’uomo.

Merito di Viganò, che ha curato il volume, è l’aver voluto dedicare un intero approccio alla “Teologia della comunicazione”, che non è un terreno molto battuto tra le pubblicazioni scientifiche in materia di comunicazione. L’argomento è tanto più degno di nota in quanto è affidato in gran parte a professori di università cattoliche e membri di istituzioni ecclesiastiche, e offre quindi una prospettiva, per cosi dire, dall’interno. La teologia della comunicazione affonda idealmente le sue radici nel richiamo evangelico a diffondere la parola di Cristo ma la sua storia moderna inizia nel 1963, con il decreto conciliare Inter Mirifica, ed è segnata dal progressivo passaggio da posizioni difensive a posizioni propositive. È soprattutto a partire dal 1971, con l’Istruzione pastorale Communio e progressio, a cui è dedicato un focus di Marco Sozzi, che la Chiesa inizia ad aprirsi alle nuove forme di comunicazione, considerandole sempre di più come “dono di Dio” e uno strumento irrinunciabile per la diffusione del messaggio pastorale. Da segnalare sono l’interessante focus su “Pio XII e il cinema” e la ricostruzione storica dell’ambito 4: “Chiesa comunicazione e media. Dal concilio Vaticano II ai messaggi del papa su YouTube”, che fornisce un’ampia retrospettiva dei cambiamenti sociali e politici nei decenni che vanno dagli anni Sessanta ai nostri giorni con particolare riferimento all’evoluzione dell’atteggiamento della Chiesa.

Un altro approccio degno di nota è l’etica. Il saggio introduttivo di Adriano Fabris, professore di Filosofia morale a Pisa, s’interroga sul rapporto tra etica generale ed etica applicata, individuando quattro principali modelli di etica della comunicazione: il modello che fa riferimento alla natura comunicativa dell’uomo, il modello che privilegia il dialogo, il modello retorico e il modello utilitaristico. I riferimenti spaziano da Aristotele a Levinas, dai sofisti ad Habermas, per un’interrogazione a tutto campo sulle sfide del nostro tempo. Mettendo in evidenza i limiti della deontologia, l’autore si chiede quale debba essere il ruolo dell’utente nel processo comunicativo e in che modo sia possibile salvaguardare lo spazio della libertà di comunicare, che comprende in sé anche la problematica libertà di non comunicare.

Data l’abbondanza di contributi e la ricchezza di articolazione del volume il discorso potrebbe continuare a lungo. Ma io mi fermo qui, invitando il lettore a servirsi del ben strutturato indice per selezionare i contenuti che siano di suo interesse.

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