Canarie, 15 cetacei uccisi da un sonar militare

Qualcosa di simile alla malattia dei palombari: è stata questa la causa della morte dei 15 cetacei che un anno fa si erano spiaggiati alle Isole Canarie. Lo hanno stabilito i biologi britannici che ne hanno analizzato i resti riscontrandovi lesioni analoghe a quelle provocate nei subacquei da risalite troppo repentine. Il loro studio, pubblicato su Nature, punta chiaramente il dito contro il Low frequency active sonar sperimentato dalla Us Navy nelle acque intorno all’arcipelago atlantico proprio poche ore prima che fossero avvistati i primi cetacei in difficoltà.

Non è la prima volta che si registra una simile coincidenza. Da quando nel 1998 il biologo Alexander Frantzis, basandosi su prove circostanziali, indicò per la prima volta i Lafs come una possibile causa di uno spiaggiamento di zifi sulle coste greche, analoghi episodi sono documentati in altre parti del mondo: l’ultimo pochi giorni fa, ha visto morire sulle coste australiane ben nove balene della specie Humpback.

Per la prima volta i militari ammettono

Ma a costringere i militari ad ammettere per la prima volta una qualche responsabilità è stato decisivo lo spiaggiamento avvenuto nel marzo del 2000 alle Bahamas. Gli animali si arenarono proprio di fronte ad Abaco Island, residenza di Ken Balcomb, direttore del Center for Whale Research di Washington, che per la prima volta poté prelevare campioni per le analisi necroscopiche, rilevando danni emorragici all’apparato uditivo degli animali. Di fronte a quei risultati, il 31 dicembre del 2001 la Marina Militare Usa ammise per la prima volta la pericolosità dei Lfas. E i dati dello studio britannico confermano definitivamente questa responsabilità.

In che modo i Lfas danneggiano i cetacei?

Ormai, quindi, nemmeno i militari osano più negare che le “esplosioni sonore” dei sonar danneggino gravemente i cetacei. Il problema è semmai stabilire in che modo ciò avviene. Come suggeriscono anche gli autori dello studio pubblicato su Nature, potrebbe trattarsi di danni fisici diretti o di un’interferenza sul piano comunicativo-comportamentale. In altre parole, le lesioni riscontrane nei cetacei spiaggiati alle Canarie potrebbero essere state causate dall’urto con le onde emesse dal sonar militare oppure essere la conseguenza di una imprudente repentina risalita in superficie degli animali spaventati o disorientati dall’esplosione sonora dei Lfas.

La necroscopia effettuata sui cetacei rinvenuti alle Canarie ha infatti rilevato la presenza di formazioni gassose (“bolle” di azoto sino a sei cm di diametro) ed emboli, in particolare nel fegato, tipiche della malattia da decompressione e del tutto inedite in questi animali. “Certo che una condizione del genere sorprende in organismi che si sono adattati all’ambiente acquatico da più di 50 milioni di anni”, osserva Alessandro Bortolotto, ricercatore dell’Università degli Studi di Padova e presidente dell’associazione Zoonomia. “Lo stile di vita della maggior parte dei Cetacei”, continua lo studioso, “richiede forti adattamenti ai sistemi respiratorio e cardio-circolatorio che sembrerebbero ridurre al minimo eventuali rischi legati all’immersione, profonda o frequente che essa sia”.

L’ipotesi del danno diretto è sostenuta anche da Balcomb, il biologo intervenuto alle Bahamas, secondo il quale la pressione delle onde a bassa frequenza farebbe entrare in risonanza gli organi degli animali. L’ipotesi del danno indiretto, invece, chiama in causa gli aspetti etologici: emissioni acustiche di forte intesità come quelle dei Lfas, anomale da un punto di vista biologico, potrebbero infatti rappresentare una variabile imprevista nella vita di relazione di questi straordinari animali. “Di fronte a emissioni di tale potenza e di natura ignota”, conclude Bortolotto, “la risposta comportamentale non è facilmente prevedibile ma non escluderei che possa essere anche ‘irrazionale’: decidere di risalire velocemente alla superficie, più velocemente di quanto sarebbe forse consigliabile. Certo è che dopo circa quattro ore dall’inizio dell’attività sonar militare hanno avuto luogo i primi spiaggiamenti…”.

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