“Un bene per l’umanità”

Shin-Yong Moon è l’autore dell’esperimento che lo scorso autunno ha fatto il giro del mondo: è infatti riuscito a clonare cellule embrionali umane. Da Seul, dove lavora all’Università, è arrivato in Europa in occasione del XX Congresso annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia, tenutosi a Berlino dal 27 al 30 giugno scorsi, e lì ha confermato l’incredibile potenzialità della sua ricerca. Tutto è concentrato sulla produzione di cellule staminali totipotenti, capaci di differenziarsi in un numero illimitato di cellule specializzate con cui, in futuro, si prevede di poter produrre organi adatti a essere trapiantati. Infatti si tratta di cellule geneticamente identiche a quelle del ricevente che potenzialmente eviterebbero tutti i rischi del rigetto. Abbiamo chiesto al ricercatore coreano quali siano le prospettive della clonazione terapeutica, quella cioè che fa fermare lo sviluppo allo stadio di blastocisti e non prevede il trasferimento in utero.Professore, come proseguirà la vostra ricerca a Seul?”Per il momento è stata sospesa in attesa di ricevere l’avallo e i finanziamenti dal governo per questo secondo anno. Il fondo di ricerca è di 7,5 milioni di dollari americani per anno. Inoltre, il mio gruppo prevede di organizzare a breve degli incontri con esponenti religiosi del paese per far comprendere meglio il progetto e avere il loro consenso”.Quanti istituti di ricerca stanno sperimentando la clonazione di cellule umane nel suo paese?”Solo due istituti, entrambi universitari, autorizzati e finanziati unicamente da fondi statali. Siamo tenuti a seguire delle linee guida ben precise e a ricevere controlli e pareri da un comitato etico nazionale. In Corea la clonazione umana è severamente vietata e la nostra sperimentazione esclude in modo categorico il trasferimento in utero delle cellule embrionali ottenute, ci fermiamo allo stadio di blastocisti”.Quale è stato il fattore fondamentale per poter realizzare il vostro esperimento?”Non è banale dire che la partecipazione di tante donatrici, disponibili a donare ovociti per la ricerca è stata la base di partenza imprescindibile. Sono stati aspirati 242 ovociti da 16 donatrici. Il 25 per cento delle cellule riprogrammate dopo il trasferimento del nucleo nell’ovocita denucleato si sono trasformate in blastocisti. Anche se da tutto questo lavoro non è stata derivata che una sola linea cellulare. Di per sé il risultato poteva apparire deludente, ma gli sviluppi possono essere davvero buoni, il lavoro sarà lungo, ma è promettente”.Quali sono gli aspetti importanti che devono essere ancora indagati?”Di certo il cuore del problema è conoscere l’evoluzione genetica delle cellule. E soprattutto capire come far in modo che quella specifica cellula si evolva esattamente nella cellula neuronale di cui potremmo aver bisogno, per esempio per quella specifica malattia. Se pensiamo alle malattie del sistema nervoso e alla sua complessa organizzazione ci rendiamo conto che siamo davvero appena agli inizi”.Cosa pensa delle posizioni del presidente americano in carica sulla ricerca in ambito di clonazione a scopo terapeutico?”Non è un bene per nessuno che esistano paesi dove la ricerca subisce forti limitazioni, credo che George W. Bush stia commettendo un errore quando proibisce la donazione di embrioni sovrannumerari per la ricerca e limita i finanziamenti federali all’utilizzo delle poche linee cellulari create entro il 21 agosto 2001. E’ importante, invece, creare una cultura ragionevole, ma positiva verso la sperimentazione. Il consenso popolare e la partecipazione attiva dei cittadini sono fondamentali. Il valore di questi progetti è enorme per l’umanità”.

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