SARAGOZZA, Solina, Strazzavizzaz, Tumminia, Russello. E poi Khorosan, Monococco, Saragolla. Nomi bellissimi di grani antichi, coltivati molti secoli fa e poi modificati geneticamente fino a trasformarli nel grano moderno, tenero e duro. Lo scopo di questa trasformazione? Ottenere raccolti più abbondanti, e grani più facili da panificare. Peccato che la qualità nutritiva sia decisamente inferiore e che contenga più glutine. Ed è invece lo scarso contenuto di glutine – circa un terzo in meno delle varietà attuali – che ha fatto sì che i grani antichi fossero riscoperti dai nutrizionisti. E dai consumatori. Il 47 % degli italiani (indagine Doxa- Italmopa)è infatti convinto che sia necessario ridurre o evitare il glutine, anche per chi non è celiaco o intollerante. Convinzione senza fondamento.
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