Un poeta ucciso dal petrolio

Sono stati assegnati ad Acqui Terme il 20 settembre scorso i premi “Acquiambiente” dedicati alla memoria del nigeriano Ken Saro Wiwa, giustiziato il 10 novembre 1995 per le sue battaglie in difesa dell’ecosistema alla foce del Niger. Saro Wiwa è stato scelto come simbolo della manifestazione, alla sua prima edizione, in ricordo delle battaglie che la cittadina piemontese combatte da anni contro le industrie che inquinano le sue sorgenti. A ricevere il riconoscimento sono stati Stephen J. Gould, per il libro “Gli alberi non crescono fino in cielo”, e Nico Orengo per il romanzo “Il salto dell’acciuga”.

Ken Saro Wiwa è stato poeta, drammaturgo, attivista dei diritti umani e candidato al premio Nobel per la pace. Apparteneva alla tribù degli Ogoni, una popolazione che vive nell’area del delta del Niger. Proprio in questa regione, nel 1958 la multinazionale petrolifera Shell aveva scoperto dei ricchi giacimenti di petrolio. Da allora è iniziato uno sfruttamento che ha devastato la zona. In 40 anni le conseguenze sono stati tali che quella del Niger è stata dichiarata, dalla Conferenza per l’ambiente e lo sviluppo dell’ONU, la foce più danneggiata del mondo.

Le conseguenze dell’intervento industriale si sono fatte sentire anche sulla vita tradizionale degli Ogoni, basata su pesca e allevamento. D’altra parte la popolazione non ha ricevuto nessun beneficio economico dall’estrazione del petrolio. Il governo militare della Nigeria non ha fatto nulla per limitare i danni ambientali e ha difeso ad oltranza le compagnie petrolifere, che producono l’80% delle entrate del paese.

Con la fondazione del Mosop (Movimento per la Sopravvivenza degli Ogoni), Saro Wiwa aveva riunito centinaia di migliaia di Ogoni in una resistenza civile e non violenta contro la devastazione delle loro terre. Gli Ogoni chiedevano la ripulitura delle fuoriuscite di petrolio e dei residui tossici e un compenso per i danni subiti.

Per tutta risposta il governo nigeriano distrusse, dal 1993, 20 città degli Ogoni, uccidendo 1800 persone e creando 50.000 senza tetto. Ken Saro Wiwa, che nel frattempo aveva avuto numerosi riconoscimenti da tutto il mondo, venne accusato con altri otto attivisti del presunto assassinio di quattro capi di una diversa fazione di Ogoni. Sebbene fosse nota a tutti la sua assoluta innocenza, il poeta venne condannato con i suoi compagni all’impiccagione. La sentenza fu eseguita nonostante gli appelli di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, paesi del Commowealth e associazioni umanitarie.

Nel suo testamento spirituale si legge: “Io non sono uno di coloro che rifuggono dalle proteste contro l’ingiustizia e l’oppressione argomentando che esse sono tipiche dei regimi militari. I militari non agiscono da soli. Per la non colpevolezza delle false imputazioni che qui affronto, per le mie profonde convinzioni, faccio ora appello al popolo degli Ogoni, il popolo del delta del Niger, e alle minoranze etniche della Nigeria affinché si sollevino e combattano coraggiosamente e pacificamente per i loro diritti. Dio è dalla loro parte. Poiché il sacro Corano dice (Sura 42, 41): ”.

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