Un sorso di salute

Merton Sandler e Roger Pinder ( a cura di)Wine. A scientific explorationTaylor & Francis, 2003 pp. 320, euro 93,66Nonostante se ne parli fin dai tempi di Ippocrate, il primo studio che dimostri scientificamente il beneficio per il sistema cardiovascolare del consumo regolare e moderato di vino è del 1979. Pubblicato su “The Lancet” quantificava nel 30-40 per cento la diminuzione dell’incidenza di malattie cardiovascolari in chi beveva un bicchiere di vino al giorno. Oggi le ricerche si sono moltiplicate e le proprietà del vino vengono ormai indicate come fattori di protezione per le demenze, alcuni tipi di cancro e la degenerazione maculare, tanto per fare degli esempi. Ancora. Il vino ha un’azione antimicrobica e antifungina. Il vino rosso può addirittura proteggere dai raffreddamenti invernali. Per non parlare dell’azione antiossidante. Ecco perché Merton Sandler, professore emerito di patologia chimica all’Università di Londra e all’Istituto di Biologia riproduttiva e dello sviluppo dell’Imperial College Medical School, ha sentito l’esigenza di pubblicare questo libro proprio sulle proprietà della bevanda.La narrazione procede in chiave storica, partendo dal re persiano Jamsheed che secondo la leggenda fu il primo a scoprire la bontà del succo d’uva, per proseguire con gli antichi Greci e i Romani, e così via attraverso imperi e regni dell’Occidente così come dell’Oriente. Già perché le vigne più antiche finora rinvenute si trovano in Georgia e risalgono a 7000 anni fa. La coltivazione della vite nasce quindi con la civiltà stessa, è al centro delle vie commerciali, i suoi frutti sono sulla tavola di re e imperatori. Dalla storia della vite si passa quindi a quella della bevanda come medicina, la parte che risulta sicuramente più interessante della fitta serie di contributi. Qui Philip A. Norrie, dell’University of Western Sydney, ci guida attraverso gli usi medici che del vino le diverse civiltà hanno fatto. E si scoprono cose davvero interessanti. Già nel 2100 a.C., per esempio, i Sumeri utilizzavano il vino quale medicina, così come si trova scritto in caratteri cuneiformi sulle tavolette di argilla dedicate alla farmacopea. Non mancano descrizioni dell’uso del vino quale sedativo, antiseptico e “veicolo per altri medicinali” anche nelle Sacre Scritture. Mentre nell’antica India, intorno al 1000 a.C., il testo Charaka Samhita illustrava il potere della bevanda. Saltando di nuovo verso Occidente, nell’ottavo secolo dopo Cristo, Esiodo descrive il vino come nutriente e tonico e così via. E la lista prosegue per circa sette pagine. La trattazione storica lascia poi il passo a quelle più prettamente scientifica sugli effetti del vino sulle malattie cardiovascolari, sugli effetti antiossidanti e i flavonoidi e il rischio di ateriosclerosi, sul resveratrolo, la molecola presente nell’uva che sembra avere un’azione di protezione nei confronti delle cellule e quindi in ultima analisi di prevenzione nei confronti di molte malattie. Alternati a questi contributi scientifico-medici si trovano articoli sulla coltivazione della vite e sulle tecnologie utilizzate in questo campo. Il messaggio dei curatori in questo senso appare chiaro: sebbene utilizzato da secoli il vino non potrebbe essere ciò che è oggi, con tutte le sue qualità non solo organolettiche ma anche salutari, se non grazie allo sviluppo di moderne metodiche e tecniche. Una lettura interessante e istruttiva che si scontra però con una grande difficoltà: il prezzo, francamente eccessivo

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