Una nuova speranza per i malati di sclerosi multipla

Ingannare il sistema immunitario per bloccare la distruzione della mielina nei pazienti affetti da sclerosi multipla. È questo il nuovo approccio terapeutico proposto da uno studio condotto dalla Northwestern’s Feinberg School negli Stati Uniti, l’University Hospital di Zurigo e l’University Medical Center Hamburg-Eppendorf in Germania, pubblicato su Science Translational Medicine. Secondo gli autori è possibile bloccare la reazione autoimmune alla base della malattia “resettando” il sistema immunitario, ovvero facendo in modo che riconosca la mielina come elemento non-estraneo e sviluppi quindi tolleranza. Il trial clinico di fase I (Etims trial) condotto su nove pazienti ha, infatti, dimostrato che questo trattamento è sicuro e ben tollerato e riduce in maniera marcata la reattività del sistema immunitario alla mielina, senza alterare la normale risposta ad altri antigeni.

La sclerosi multipla (Sm) colpisce circa tre milioni di persone nel mondo, con circa 68000 casi solo in Italia. È causata da una reazione autoimmune contro la mielina, la proteina che riveste i neuroni del sistema nervoso centrale, causando così l’interruzione della trasmissione degli impulsi nervosi. La maggior parte delle terapie attuali sopprimono le funzioni immunitarie in modo da ridurre gli effetti degenerativi della patologia, ma sono spesso associate a un’aumentata suscettibilità alle infezioni e rischio di tumore.

Il nuovo trattamento proposto da Stephen Miller, Roland Martin e Mireia Sospedra, co-responsabili dello studio, si basa su una strategia diversa, ossia di induzione della “tolleranza” alla mielina. In pratica in questo processo – usato con successo in vari modelli animali di malattie auto-immuni – il sistema immunitario viene esposto alla mielina presentata da cellule opportunamente preparate in laboratorio e “impara” a riconoscerla come elemento non estraneo e non pericoloso.

Nel loro studio i ricercatori hanno prelevato le cellule mononucleate del sangue periferico (Pbmc), ossia linfociti, monociti e macrofagi, da nove pazienti affetti da Sm. Utilizzando una tecnica sviluppata nei laboratori tedeschi le hanno quindi processate in vitro, attaccando sulla loro superficie sette peptidi derivati dalla mielina considerati gli epitopi (la parte degli antigeni che si legano agli anticorpi) più immunogenici nella Sm e le hanno reiniettate nei pazienti in quantità diverse fino a un massimo di tre miliardi. L’induzione della tolleranza dipenderebbe dal fatto che, come osservato negli animali, una volta raggiunta la milza, le Pbmc “modificate” vengono fagocitate dalle cellule dendritiche che prensentano l’antigene e stimolano la produzione di fattori, come l’interleuchina 10, necessari per bloccare la reazione autoimmune.

I risultati dell’Etims trial, sebbene preliminari dato il numero limitato di pazienti, hanno dimostrato che questo tipo di trattamento è sicuro e ben tollerato con effetti avversi abbastanza contenuti e controllabili. Durante i sei mesi di follow-up, in cui i pazienti sono stati monitorati tramite risonanza magnetica, esami di laboratorio, test di immunoreattività e test neurologici, non hanno mostrato peggioramenti o avuto recidive della malattia e le loro abilità cognitive sono rimaste stabili. Inoltre negli individui cui era stata somministrata la dose più alta di Pbmc si osservava una forte riduzione di reattività alla mielina, con una diminuzione delle cellule T reattive e un aumento di quelle regolatorie responsabili dei fenomeni di tolleranza, mentre la risposta ad altri agenti infettivi, come ad esempio il tetano, non venivainfluenzata.

“La fase successiva della sperimentazione – spiega Miller – prevede un trial clinico di fase II per verificare l’efficacia del nuovo trattamento nel bloccare la progressione della malattia. L’obiettivo è quello di intervenire nelle fasi iniziali della Sm, prima che il danno mielinico sia troppo esteso e difficile da riparare”. Inoltre la possibilità di “resettare” la risposta immunitaria agli autoantigeni (quelli propri del corpo) potrebbe avere molte applicazioni terapeutiche non solo per il trattamento della Sm ma anche di altre malattie autoimmuni, come il diabete di tipo 1, le allergie alimentari e altre patologie, come l’asma per esempio.

Riferimenti: Sci. Transl. Med. Doi: 10.1126/scitranslmed.3006168

Credits immagine: Marvin 101/Wikipedia

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