Una storia fortunata

Richard Dawkins
Il racconto dell’antenato. La grande storia dell’evoluzione
Mondadori 2006, pp 597, euro 35,00

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Dawkins ha organizzato e strutturato un viaggio immaginario in cui tutti protagonisti dell’evoluzione (umani, animali, ma anche piante, funghi e batteri) raccontano – a ritroso – le tappe più emblematiche e rivelatrici del nostro passato. Basterebbe già questo stratagemma narrativo per rendere intrigante un volume di 597 pagine, composto da 39 tappe che portano all’evento cruciale della comparsa della vita sulla Terra: l’unione di un organismo unicellulare con un batterio che porterà alla formazione della prima cellula enucleata. È la storia dell’evoluzione riletta alla luce delle più recenti ricerche della biologia molecolare che ha risposto ad alcuni degli interrogativi lasciati insoluti da Darwin. Trentanove storie straordinarie legate tra loro dal filo a doppia elica del Dna.

Dawkins parte da un importante quanto sottovalutato presupposto teorico: che la storia sia una successione di eventi accidentali e caotici e che dobbiamo liberarci dall’idea che il passato abbia come obiettivo quello che siamo. Per secoli – ma c’è ancora chi ne è convinto – si è pensato che l’essere umano fosse l’obiettivo conclusivo dell’evoluzione, ma se si potesse chiedere la stessa cosa agli elefanti, probabilmente alcuni sosterrebbero che sono gli elefanti lo scopo della creazione e che gli umani altro non sono che dei coinquilini. Prima di fare questo viaggio a ritroso, quindi è necessario liberarsi dai pregiudizi antropocentrici.

Allo stesso modo, siamo certi che il mondo possa essere unicamente così come è? Insomma, l’evoluzione biologica non prevede una linea ancestrale privilegiata né un fine prefissato, anche se di certo lo studio della fisica ci ha dimostrato che in natura ci sono modelli ricorrenti. Dobbiamo quindi sgombrare la mente dall’idea che lo scopo della vita sia l’evoluzione: in realtà – almeno secondo Dawkins – tale scopo è la sopravvivenza.

Dawkins sceglie di fare un percorso a ritroso, ispirandosi ai “Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucher. Questo tipo di cronologia ha infatti il vantaggio di puntare a un singolo obiettivo: l’antenato di tutte le forme di vita. Se si va indietro, da qualunque punto si inizi si finisce per celebrare l’unità della vita, se si va avanti bisogna prendere atto delle diversità. Qualsiasi essere vivente converge probabilmente su un essere che ha l’aspetto di un batterio. Gli antenati di ciascuna tappa si incontrano in un particolare momento geologico ma ciò non toglie che alcune specie anche Homo possano convivere e coesistere nello stesso periodo.

È certo quindi che esista un singolo “contenato”, vissuto circa tre miliardi di anni fa, giacché tutti gli esseri viventi del pianeta condividono la maggior parte dello stesso codice genetico, troppo dettagliato per essere stato inventato due volte.

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