Una valvola per sempre

Per la prima volta in Italia due valvole cardiache “intelligenti”, prelevate da maiali e ricoperte di cellule umane, sono state impiantate nel petto di due giovani pazienti di 18 e 19 anni. Gli interventi sono stati eseguiti presso l’Hesperia Hospital di Modena da un team italo-tedesco, diretto da Guglielmo Stefanelli e Wolfang Konertz della Humboldt University di Berlino. Gli impianti eseguiti a Modena segnano un decisivo passo avanti nel campo della ricerca scientifica: sinora, infatti, alle patologie cardiache si è ovviato tramite l’impianto di valvole biologiche commerciali derivate dai bovini o dai cavalli che, anche se “trattate”, sono spesso rischiose a causa delle sostanze animali che conservano. Con notevoli conseguenze per la salute dei pazienti: “i processi detossificanti, cui le protesi attualmente in commercio sono sottoposte”, spiega Stefanelli, il cardiochirurgo che ha eseguito l’intervento, “non sempre scongiurano il rischio di reazioni immunitarie nell’organismo ospite, innescate dalla presenza di prodotti animali, quali retrovirus, Rna, Dna o, nella peggiore delle ipotesi, virus della mucca pazza. In questi casi, la valvola degenera per un processo di calcificazione ed è necessario sostituirla”. Si calcola che la durata delle protesi commerciali va da un minimo di 7 a un massimo di 15-20 anni. E quanto più giovane è il soggetto in cui viene impiantata tanto prima sarà necessario sostituirla nuovamente. Per ovviare a questo inconveniente è stata utilizzata l’ingegneria tessutale, una scienza che consente di attuare una serie di procedimenti sui tessuti biologici umani. “Abbiamo prelevato dai maiali, con le stesse modalità previste per quelle commerciali, delle valvole polmonari, che sono state poi sottoposte a un processo di decellurizzazione. La valvola”, continua il cardiochirurgo, “è stata quindi ripulita da tutte le cellule dell’animale presenti sulla superficie e successivamente ricoperta con le cellule del paziente stesso. Questa tecnica presenta il doppio vantaggio di realizzare una valvola a durata teoricamente illimitata e di scongiurare al minimo il rischio di una reazione immunitaria, innescata da virus animali”. Concretamente l’operazione è stata resa possibile prelevando dal soggetto da trattare, circa a un mese e mezzo dalla data dell’intervento, un pezzettino di vena della gamba. Dalla vena, inviata al laboratorio di ingegneria tessutale dell’Università di Berlino, sono state poi prelevate alcune cellule endoteliali. “Le cellule sono state in seguito coltivate in vitro affinché, riproducendosi, raggiungessero un’area sufficiente a ricoprire interamente la superficie della valvola porcina, nel frattempo già ‘ripulita’ dalle cellule animali. La protesi animale trattata e ‘umanizzata’ è stata poi impiantata nei due giovani pazienti”. Tutte e due erano già stati operati per malformazioni alla valvola aortica. Il primo aveva subito una riparazione della valvola quando aveva due anni. L’altro aveva una protesi meccanica dall’età di 7 anni. E oramai per entrambi era necessario intervenire nuovamente: la valvola aortica del primo paziente era da riparare, mentre la protesi meccanica del secondo appariva “fisicamente” troppo piccola. “Abbiamo perciò smontato dalla parte destra del cuore di ogni ragazzo la valvola polmonare collocandola poi nella parte sinistra al posto della valvola aortica danneggiata. Dopodiché abbiamo sostituito la valvola polmonare rimasta ‘scoperta’ con la nuova protesi”, conclude Stefanelli. L’intervento è andato bene: eseguito circa un paio di settimane fa, ha costretto i pazienti a un solo giorno di terapia intensiva e ora sono già a casa.

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