Categorie: Ambiente

Veleni in fondo al mare

Sono sempre di più i metalli pesanti, gli idrocarburi e i pesticidi che inquinano i mari italiani. E che ora hanno fissa dimora anche nelle aree protette. E’ quanto emerge dallo studio presentato oggi da Legambiente e Wwf che elabora i dati del Programma di monitoraggio dell’ambiente marino costiero del Ministero dell’Ambiente. Negli ultimi tre anni le Agenzie regionali protezione ambiente (Arpa), infatti, hanno campionato le acque e i sedimenti marini di tutto il territorio costiero. Scoprendo così che anche le aree protette presentano alti tassi di inquinamento. Elevate concentrazioni di piombo, circa 71.820 microgramm per chilogrammo d’acqua, sono state trovate nell’area marina di Miramare, in Friuli Venezia Giulia, e concentrazioni di cromo e nichel nella stazione di Portoferraio, nel Parco nazionale dell’arcipelago Toscano. Nell’area protetta di Capo Rizzuto, in Calabria, invece, abbonda l’arsenico con punte massime di 42.195 microg/kg, come anche a Punta Licosa (25.083 microg/kg). Ma il quadro è preoccupante anche per altre aree interessate da uno o più inquinanti, come la Liguria, il Veneto, la Campania e il Lazio. Nei fondali di queste zone, infatti, si trovano, in percentuali diverse, tutti i tipi di veleni: dal cromo al nichel, dal piombo all’arsenico, dal benzoapirene al cadmio. Le associazioni chiedono che il Programma di monitoraggio, in scadenza a giugno, venga rinnovato. (r.p.)

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