Gilbert Levin: “C’è vita su Marte e lo sappiamo già da tempo”

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(Foto: NASA/JPL-Caltech)

C’è vita fuori dalla Terra? Tentiamo di rispondere a questa domanda, ricercando la presenza d’acqua sui satelliti del nostro Sistema solare, oppure fuori, scrutando possibili ambienti abitabili in altri sistemi simili al nostro. Ma finora l’indiziato favorito è da sempre, sicuramente, Marte. Il Pianeta rosso fa spesso parlare di sé per la presenza di ghiaccio d’acqua, o le vestigia di antichi laghi salati, e altre curiose notizie (come quella dei famosi mirtilli marziani) che le missioni ci hanno inviato. Ancora però non c’è una traccia diretta di vita. Ma non è d’accordo uno scienziato in particolare, l’ingegnere Gilbert Levin, capo ricercatore degli esperimenti per la ricerca delle forme di vita a bordo delle missioni Viking. L’americano sulle pagine di Scientific American sostiene ancora una volta il contrario: la vita c’è su Marte e l’avevamo osservata già nel 1976.

La missione Viking, il pioniere su Marte

La storia dell’esplorazione marziana e della ricerca della vita sulla sua superficie comincia a metà anni Sessanta, con successi sia americani che russi. Furono però le missioni Viking 1 e Viking 2 della Nasa a scendere con un lander sul suolo marziano per la prima volta. Entrambe portavano con sé una strumentazione sperimentale per cercare tracce di vita, esperimento dal nome Labeled Release, Viking LR.

L’esperimento di Pasteur sul suolo marziano

L’esperimento era simile a quello ideato nel lontano 1864 da Louis Pasteur per verificare la presenza di microrganismi: lasciare all’attacco di possibili microrganismi un brodo di infusione, pane per i loro denti. Se dal brodo avessero cominciato a emergere bolle di gas, quella sarebbe stata la prova dell’attività microbiotica. “Oggi”, spiega Levin, “lo stesso esperimento, con degli speciali nutrienti al posto del brodo di coltura, è usato dalle autorità mediche per verificare per esempio se l’acqua è potabile o no”. Questo era il test che Viking portò su Marte, con molti nutrienti affinché potesse essere sensibile anche ai pochi microbi ipotizzati. Fungevano da esperimento di controllo alcuni test col calore, per distinguere possibili reazioni biologiche da mere reazioni chimiche. I risultati all’epoca furono soddisfacenti con dati simili a quelli degli esperimenti terrestri, condotti prima e dopo il viaggio marziano: “LR fornì 4 risultati positivi, supportati da 5 test di controllo”, racconta Levin.

Vita su Marte, tutto vero o solo un’imitazione?

D’altro canto, però, il Viking Molecular Analysis Experiment, che doveva aggiungere una prova più tangibile, del materiale organico, non trovò nulla. “Per questo”, scrive Levin, “la Nasa concluse che LR aveva trovato qualcosa che imitava la vita ma non era vita”. Da allora, scrive Levin, l’agenzia spaziale americana si è concentrata piuttosto a cercare sul Pianeta rosso ambienti, antichi o esistenti, simili a quelli della Terra. “Ma oltre alle prove fornite da Viking LR, ce ne sono altre a favore di una vita microbica su Marte”: tra quelle raccolte dalle diverse missioni, un passato abitabile, le tracce di composti organici rinvenute e acqua a sufficienza per sostenere la vita dei microrganismi. “In più gli studi di laboratorio mostrano che alcuni microrganismi terrestri potrebbero sopravvivere e crescere su Marte”.

E mentre la Nasa ha da tempo annunciato un nuovo lander su Marte previsto per il 2020, Levin ha fatto formalmente la sua proposta: che il lander porti con sé la strumentazione per una versione aggiornata dell’esperimento LR e verifichi se i test del 1976 davvero avevano provato la presenza di microorganismi.

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