War games

Nel 2001, nonostante l’enorme sforzo dell’Intelligence, l’esercito statunitense non riuscì a negoziare con le popolazioni locali per impedire la fuga di Bin Laden e il giorno seguente alla decisione da parte degli Usa di impiegare oltre 17 mila peacemaker in Sudan, il governo lanciò la sua maggiore offensiva contro il Darfur. Era possibile prevedere questi due eventi? Secondo i sociologi, accurate previsioni dipendono in maniera critica dall’abilità di costruire modelli comportamentali di persone e gruppi sociali. I ricercatori costruiscono tradizionalmente questi modelli attraverso i rapporti e i racconti di altre persone, o trascorrendo una parte della loro vita presso i gruppi che intendono studiare, testando ipotesi e correlando i dati fino a ottenere una serie di modelli statistici. Nessuna di queste strategie è però utilizzabile oggi in paesi come l’Iraq e lo stesso Sudan, mentre i modelli richiedono continui aggiornamenti, soprattutto in situazioni di conflitto, in cui i dati dovrebbero essere disponibili in tempo reale.

La soluzione però esiste ed è anche meno pericolosa dei vecchi metodi. In un articolo apparso sull’ultimo numero di Science infatti, i sociologi dell’Università del Maryland hanno presentato i nuovi programmi in grado di prevedere le possibili evoluzioni di una data situazione socio-politica, basandosi sull’integrazione di informazioni raccolte dal Web. Programmi come Resource Description Framework Extractor (T-Rex) o Cultural Reasoning Architecture (Cara) estraggono le informazioni da notiziari, blog, newsgroup e siti di informazione condivisi (enciclopedie partecipate). Vista la grande quantità di informazioni da elaborare (anche 45 mila pagine Web al giorno), questi programmi sono costituiti da sofisticati algoritmi, capaci di identificare le condizioni che possono portare a situazioni desiderabili o indesiderabili sulla base di variabili che tengono conto degli aspetti sociali, culturali, politici, economici e religiosi. Un caso di studio è la valutazione del comportamento dei militanti libanesi di Hezbollah: è stato osservato che la probabilità di attacchi suicidi è del 47 per cento quando il gruppo utilizza metodi di educazione e propaganda on line, mentre cresce fino all’80 per cento  nei periodi di silenzio mediatico. (s.s.)

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