XE, una nuova variante ancora più trasmissibile del coronavirus?

immunità innata
Immagine di BlenderTimer via Pixabay

C’è una nuova variante di Sars-Cov-2, e sembra sia ancora più trasmissibile delle precedenti di coronavirus. È stata ribattezzata XE e sarebbe il risultato di una ricombinazione tra le due varianti al momento più diffuse a livello globale, omicron e omicron 2. È quanto emerge da un documento della Health security agency del Regno Unito, i cui dati sono stati confermati anche dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Secondo l’agenzia sanitaria, XE è stata rilevata per la prima volta il 19 gennaio e da allora, nel Regno Unito, sono state segnalate e confermate più di 600 sequenze appartenenti a questo lignaggio. Da stime iniziali sembrerebbe che questa variante abbia un tasso di crescita superiore a omicron 2 di circa il 10%. Perché ciò venga confermato, tuttavia, c’è bisogno di più dati e di una stringente sorveglianza sull’andamento delle varianti di Sars-cov-2. 


Due anni di pandemia: i morti sarebbero tre volte tanti quelli dichiarati


Omicron e le altre varianti

Come si legge nel rapporto settimanale dedicato alla diffusione di Sars-Cov-2 dell’Oms, nel mondo i contagi relativi a Sars-Cov-2 sono caratterizzati dal predominio quasi assoluto della variante omicron. Dalla banca dati Gisaid, infatti, emerge che attualmente il 99,7% dei casi di Covid-19 è dovuto a omicron e alle sue sottovarianti. In particolare, tra queste, emerge BA.2, nota anche come omicron 2, per distinguerla dalla variante principale (che invece riporta la sigla BA.1). 

Identificata per la prima volta, come vi avevamo raccontato, nel dicembre 2021, omicron 2 differisce da omicron per alcune differenze genetiche nella sequenza della proteina spike (e anche in altre proteine), che potrebbero giustificare la sua apparente capacità di diffondersi meglio rispetto a BA.1. A livello globale, infatti, nelle ultime settimane omicron 2 ha mostrato un netto trend in crescita nelle infezioni da Sars-cov-2: anche in Italia, secondo i dati più recenti dell’Istituto superiore di sanità, BA.2 adesso rappresenta il 44% dei campioni analizzati

Man mano che le varianti si diffondono e co-circolano, aumenta anche il rischio di ricombinazione genetica tra di esse: infatti, nel documento del 25 marzo scorso, si legge che la Health security agency del Regno Unito ha designato tre nuove varianti che deriverebbero da eventi di ricombinazione genetica tra le varianti già circolanti di Sars-cov-2: sono state rinominate XD, XF e XE

XD e XF sarebbero il frutto di una ricombinazione tra le omicron e delta (in particolare presenterebbero il genoma di delta in cui è presente un gene appartenente a omicron), ma per il momento non sembrano destare grandi preoccupazioni: XD è presente in diversi paesi europei ma non è stata registrata nel Regno Unito, mentre XF si è resa responsabile di un piccolo cluster di casi britannico, ma dal 15 febbraio scorso non è stata più rilevata.

Cosa sappiamo su XE

XE, invece, sarebbe il risultato della ricombinazione tra omicron e la sua sottovariante omicron 2: la prima sequenza è stata registrata nel Regno Unito il 19 gennaio 2022; d. Da allora, i casi dovuti a questa variante sono continuati a salire e, al 22 marzo 2022, il numero nel Regno Unito è superiore a 600 (anche se comunque, si legge nel documento, rappresenta meno dell’1% dei casi sequenziati). 

Dai dati preliminari, si legge nel documento, XE presenterebbe un tasso di crescita superiore del 9,8% rispetto a quello di BA.2, il che significherebbe un’ulteriore trasmissibilità di questa variante rispetto a omicron. Tuttavia, per il numero ancora esiguo di casi registrati, queste stime non possono essere ancora interpretate come segno di un effettivo vantaggio per la variante ricombinante rispetto alle altre.

I dati del Regno Unito sono stati ripresi anche dal report dell’Oms (che per il momento ha designato solo XD tra le Variants under monitoring, ovvero quelle varianti le cui caratteristiche potrebbero rappresentare un rischio futuro ma che ciò non è confermato da dati epidemiologici o clinici), che conferma la necessità, per valutare al meglio il rischio rappresentato da Sars-cov-2 per la salute pubblica, di continuare a monitorare e valutare da vicino l’andamento dei contagi e di sequenziare tutte le varianti, anche quelle ricombinanti.

Via: Wired.it

Immagine di BlenderTimer via Pixabay