Ambiente

Zanzare, perché alcune preferiscono il sangue umano

Noiose, implacabili, insopportabili. E anche pericolose: nonostante la taglia microscopica le zanzare sono uno degli animali più letali per la nostra specie, grazie a una lunga lista di malattie come malaria, dengue, Zika, che ogni anno uccidono oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo, e per cui questi insetti rappresentano un vettore di trasmissione naturale. Per un fastidio così comune ai quattro angoli del globo, è strano pensare che delle oltre tremila specie di zanzare esistenti solamente una manciata è specializzata per pungere gli esseri umani. Dove, come, e perché è nata questa predilezione per il nostro sangue? A rivelarlo è una ricerca dell’università di Princeton, pubblicata di recente sulle pagine di Current Biology.

I ricercatori americani hanno svolto la loro indagine raccogliendo zanzare in 27 aree dell’Africa subsahariana abitate dalla specie Aedes aegypti, tra quelle che diffondono il maggior numero di infezioni pericolose nell’uomo. Gli insetti sono quindi stati spediti a Princeton, dove i ricercatori li hanno fatto riprodurre per studiarne le preferenze alimentari. Di Aedes aegypti esistono infatti due sottospecie: aegypti aegypti, evolutivamente più recente e abituata a nutristi esclusivamente del sangue umano, e aegypti formosus, specie progenitrice che abita lontano dagli insediamenti umani e preferisce cibarsi del sangue di altri animali.

Molte delle popolazioni esaminate però erano composte da un mix genetico delle due sottospecie. E una volta testate per identificare le loro preferenze alimentari, hanno mostrato una correlazione tra le caratteristiche dell’ambiente in cui sono state prelevate, e la predilezione di umani o animali come fonte di cibo: le zanzare provenienti da aree particolarmente secche e prossime a grandi insediamenti umani sono attratte maggiormente dall’odore della nostra specie; quelle provenienti da zone umide e lontane da insediamenti umani sembrano invece preferire l’odore degli animali non umani.


Le zanzare non possono trasmettere il coronavirus


La spiegazione, secondo i ricercatori americani, è da cercarsi in una coevoluzione tra zanzare e esseri umani. Per riprodursi le zanzare hanno infatti bisogno di una fonte di acqua dove deporre le loro uova. Nelle aree aride questo può essere estremamente difficile durante la stagione estiva, e le uova devono quindi sopravvivere per mesi in un ambiente ostile, in attesa delle prime piogge. La presenza di città e insediamenti umani cambia radicalmente le cose, perché dove c’è l’uomo c’è acqua da bere. E dove c’è acqua le uova possono schiudersi tutto l’anno, senza temere le temperature e la mancanza di precipitazioni.

Le zanzare, insomma, hanno sviluppato un gusto per il sangue umano perché le nostre città offrivano loro un luogo ideale per riprodursi. E questo vuol dire che probabilmente saranno tra i pochi animali a non risentire particolarmente degli effetti del riscaldamento globale: fintanto che esisteranno grandi insediamenti umani, le zanzare riusciranno a sopravvivere più o meno in qualunque clima. Se le temperature in aumento non diminuiranno il numero di zanzare che abitano le nostre città, l’esplosione demografica e l’espansione delle città in aree attualmente poco sviluppate non farà che aumentare il numero di zanzare, e probabilmente anche il numero di persone che si ammalerà delle malattie trasportate da questi nemici microscopici.


Le zanzare non pungono a caso. Ecco come ci selezionano


Non è tutto, comunque. I ricercatori di Princeton hanno sequenziato il genoma di alcune decine di esemplari per identificare l’origine delle due sottospecie di zanzare. I risultati hanno confermato le differenze genetiche che sottostanno alla predilezione per il sangue umano, e al contempo, hanno permesso di identificare la loro probabile origine evolutiva. Come gli esseri umani, anche le zanzare che amano il nostro sangue hanno avuto origine in Africa, e sono apparse da una singola mutazione avvenuta migliaia di anni in una popolazione circoscritta di zanzare, per poi disseminarsi nel resto del continente.

via Wired.it

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Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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