Oltre Zika, la microcefalia e la storia dell’insetticida

Zika virus

Ci sono ancora molte cose che non sappiamo sul legame tra l’epidemia di Zika e il possibile aumento dei casi di microcefalia in Brasile, così come sull’aumento dei casi della sindrome di Guillain-Barré in Brasile e in El Salvador. L’associazione tra Zika e microcefalia, oltre che correlazioni di tipo temporale, ha ricevuto negli ultimi giorni anche conferme sul piano biologico: il virus è stato ritrovato nel cervello di un feto abortito con microcefalia e poi nei cervelli di due neonati con la malformazione vissuti poche ore. Ma non ci son ancora evidenze tali da parlare di un nesso causale tra epidemia del virus e microcefalia e le indagini sui casi sospetti (circa 4mila) continuano, hanno fatto appena sapere le autorità brasiliane. Anche perché nuovi dati continuano a complicare la questione, come l’aumento dei casi di microcefalia registrato in Paraíba a partire dal 2012 e con picco nel 2014, prima dell’arrivo dei Zika dunque.

In questo clima di incertezza, negli ultimi giorni si è fatta prepotentemente avanti un’altra teoria per spiegare il possibile aumento dei disordini neurologici. Per certi versi attesa, dal momento che dall’inizio del caso microcefalia è stata auspicata la ricerca su altre possibili cause oltre il virus Zika. L’ipotesi avanzata ora non è del tutto nuova, e a tratti richiama alla mente le più classiche teorie del complotto, ma questi giorni è stata rinvigorita da un report pubblicato da un gruppo di medici (Physicians in the Crop-Sprayed Villages) coordinati da Medardo Avila Vazquez della Red Universitaria de Ambiente y Salud (Argentina). L’aumento delle segnalazioni di microcefalia in Brasile sarebbe da ricondursi, piuttosto che al virus Zika trasmesso dalle zanzare, all’utilizzo di un insetticida, il larvicida piriproxifen, sostiene il gruppo di Vazquez.

L’ipotesi nasce da alcune osservazioni: le epidemie precedenti, scrivono i medici in questione, non sarebbero state associate ad un aumento di malformazioni nei neonati e la stessa Colombia, abbastanza colpita dal virus, non ha segnalato un’impennata dei casi di microcefalia. In Brasile la concomitanza delle segnalazioni con l’epidemia del virus ha portato a considerare le due cose connesse, sebbene il virus nei casi di microcefalia confermati sia stato rinvenuto in una piccola percentuale, continuano. “Non si riesce a riconoscere”, scrivono nel documento: “che nelle aree dove vivono le persone più colpite, un larvicida chimica che produce malformazioni nelle zanzare è stato utilizzato per 18 mesi, e che questo veleno  [il piriproxifen, nda] è utilizzato dallo stato nell’acqua potabile usata dalla popolazione coinvolta”. Non una mera coincidenza, sostiene il gruppo di lavoro di Vazquez, anche se ignorata dal ministero della salute brasiliana. Continuando a esporre la loro tesi, i medici sostengono che i danni apportati dal larvicida alle zanzare potrebbero trasferirsi anche all’uomo, dal momento che alcuni processi di sviluppo e alcuni geni sono condivisi tra le due specie, rivendicano. E, a conclusione del discorso, ricordano che il piriproxifen è prodotto da un affiliata Monsanto, la Sumitomo Chemical.

Dalla multinazionale è arrivata subito la precisazione: non produciamo né vendiamo il larvicida, né siamo proprietari dell’azienda che lo produce, che è solo un partner di Monsanto. Ma la bomba era stata ormai lanciata, tanto che il governo di Rio Grande do Sul ha sospeso l’uso del larvicida, riferisce il Telegraph, fino a quando il ministero della salute non si sarebbe espresso. E il governo non ha tardato a farlo con una nota diffusa sabato in cui si precisava come non ci siano basi scientifiche per supportare un legame tra l’utilizzo del larvicida e l’aumento dei casi di microcefalia, che sarebbero stati segnalati anche in zone dove l’insetticida non è utilizzato. Precisando poi: usiamo solo insetticidi raccomandati dall’Oms. “I prodotti sono sottoposti a un rigoroso processo di valutazione da parte della World Health Organization Pesticed Evaluation Scheme (Whopes)”, ha ricordato il governo: “Il piriproxifen è tra i prodotti approvati dalla commissione e anche è certificato dall’Anvisa [Agência Nacional de Vigilância Sanitária, un’agenzia regolatoria afferente al ministero della sanità, nda] che valuta la sicurezza del larvicida in Brasile”.

A far eco al ministro anche la nota della Sumitomo Chemical: “Piriproxifen, dopo aver attraversato numerosi test tossicologici, non ha mostrato effetti sul sistema riproduttivo o sul sistema nervoso dei mammiferi, ed è stato approvato e registrato per l’uso negli ultimi 20 anni dalle autorità di circa 40 paesi in tutto il mondo, tra cui Turchia, Arabia Saudita, Danimarca, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Spagna, Repubblica Dominicana e Colombia in America Latina, il prodotto è stato approvato e registrato per l’uso in Brasile dal 2004 (da Anvisa). Tuttavia, nonostante la lunga durata e l’uso diffuso in molti e diversi contesti non è stata segnalata alcuna correlazione con la microcefalia”.

Anche sul piano scientifico le rivendicazioni dei medici argentini sarebbero poco plausibili e approssimative, secondo alcuni esperti. E, in ogni caso, prima di dar credito a teorie come queste sarebbe opportuno avere più dati a loro sostegno. Ian Musgrave, farmacologo della University of Adelaide in Australia,ha aggiunto inoltre che il meccanismo colpito negli insetti dal larvicida non ha un corrispettivo essere umani e che per essere esposti alla soglie di tossicità osservata per gli animali una persona dovrebbe bere una quantità impensabile di acqua trattata con piriproxifen (qui qualche dato dell’Oms sull’insetticida, in cui si escludono effetti cancerogeni, teratogeni o genotossici del composto). Se nessuna teoria deve essere rigettata, ha commentato suCbsnews infine Anthony S. Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases del Nih, è altresì vero che le evidenze accumulate finora farebbero pensare a un reale legame tra Zika e i casi di microcefalia.

Via: Wired.it
Credits immagine: Maurizio Marcaccio/Flickr CC

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