Cosa fare della spazzatura

Daniele Fortini, Nadia Ramazzini
La raccolta differenziata
Ediesse Fondamenti 2015
pp. 433, Euro 15.00

Problematico, documentatissimo, capace di mettere in crisi persino le convinzioni dei nostri più ecologici concittadini, questo libro esplora a vasto raggio il problema della incessante produzione di rifiuti e del loro difficile smaltimento.

Un dato da cui partire è che “nessuna città del mondo” è stata mai pensata e progettata da urbanisti e architetti come luogo in cui si generano rifiuti da raccogliere e trattare in qualche modo. Fognature sì, isole ecologiche a portata di cittadino no. Probabilmente per questo le soluzioni che sono state proposte, fin dai tempi dei Romani, sono spesso scomode sia per chi produce sia per chi deve gestire la straordinaria quantità cose da buttar via.  Soprattutto, le stesse soluzioni sono generalmente poco efficaci ed inquinanti.

A questo dato di fatto si aggiunge una notevole disinformazione che incoraggia lo stabilizzarsi di potenti luoghi comuni sul problema dei rifiuti e sulla sua difficile soluzione. Chi conosce la differenza tra la quantità dei rifiuti urbani (circa 30 milioni di tonnellate) e quella dei rifiuti speciali (circa 90 milioni di tonnellate) che richiedono trattamenti specifici? Quali provvedimenti vengono presi per prevenirne la formazione prima che il loro difficile smaltimento provochi danni alla salute e all’ambiente umano? Cosa fare dei miliardi di cicche di sigarette?

Il confronto tra quanto succede in Italia e quanto succede all’estero richiama le direttive europee del “chi inquina paga”, mettendo in evidenza difficoltà comuni e alcune prospettive di possibile miglioramento sia a livello di legislazione che di concreta operatività. Le Regioni italiane hanno ciascuna un proprio piano: è interessante confrontare i dati riportati nel testo per rendersi conto della complessità dei provvedimenti ma soprattutto delle differenze nei macro obiettivi che ogni Regione si propone di raggiungere. Inoltre i rifiuti sono catalogati (quindi raccolti e processati) dai vari Comuni con modalità molto diverse; ancora, l’analisi delle tabelle riportate permette al lettore di affacciarsi su questo mondo variegato e di rimanere abbastanza sconcertato perdendosi nella varietà dei tipi di scarti, di materiali, di sostanze che li costituiscono.

È comunque necessario liberarsi di scarti che vengono incessantemente prodotti e distribuiti su ogni territorio: il libro analizza le modalità in uso, valutandone vantaggi e svantaggi. Le discariche, avversate dalla popolazione, devono essere gestite e spesso risanate con costi elevati; gli inceneritori, altrettanto odiati, non possono smaltire tutti i tipi di rifiuti, che devono quindi essere selezionati prima di essere bruciati; la trasformazione in compost è meno banale di quanto sembri e richiede particolari accorgimenti; la digestione anaerobica, che rappresenta una soluzione tecnologicamente avanzata, ha risultati controversi sul piano economico.

La raccolta differenziata sembra essere ancora oggi un sistema valido ma anche essa presenta non poche difficoltà di attuazione. Proprio perché le città non sono attrezzate, bisogna convincere le famiglie e i condominii ad accettare necessari fastidi e spesso anche surplus di spesa e consumi energetici per  separare i polimateriali, lavarli e prepararli nei tempi previsti per la successiva raccolta organizzata.

E’ infine interessante lo sguardo al tipo di lavoro che camion, automezzi e personale umano devono fare per caricare i vari materiali, per svuotare le campane di raccolta (dove ci sono), per prelevare i sacchi condominiali, per gestire i diversi rifiuti commerciali  di macellai, venditori di elettrodomestici, supermercati, pizzerie, in modo che il costo e i tempi della raccolta non siano proibitivi.

L’ultimo capitolo del libro, a partire dall’analisi della situazione di Roma e di Napoli, prova ad indicare delle prospettive di futuro ecologicamente ragionevoli.  A ridurre la produzione di rifiuti  si oppongono  abitudini, educazione, interessi economici e commerciali,   sicurezza nei trasporti e delocalizzazione delle produzioni. Tuttavia sembra ormai necessario seguire questa strada, imparando ad utilizzare al meglio risorse non rinnovabili (non solo il petrolio si esaurisce, anche il rame, il tungsteno, altri metalli stanno diventando preziosi) e ad agire su piccole cose alla portata di ciascuno. Come ridurre l’uso – per fare un esempio – delle bottigliette di acqua minerale nelle scuole e negli ospedali.

L’invito a “dirsi la verità” sulle possibilità di pianificazione del problema, a partire dalla raccolta differenziata fino alle varie  modalità di trattamento e smaltimento, può portare a una effettiva ricerca di soluzioni che non possono appoggiarsi soltanto sulla buona volontà generosa o caritatevole dei cittadini, ma hanno bisogno del concorso imprenditoriale di apparati industriali efficienti e responsabili.

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